Per il settore della sanità, la pandemia è stata uno stress-test che ha fatto emergere con ancora maggiore chiarezza carenze e criticità già note, anche in Italia. Tra le cause delle inefficienze, la continua razionalizzazione delle risorse e il contenimento della spesa, che vanno a discapito della qualità e dell’intensità dell’assistenza.
La crescente carenza di personale, le lunghe liste d’attesa e i budget limitati, uniti al progressivo invecchiamento della popolazione, impongono di trovare nuovi modelli di erogazione delle cure, anche in linea con le nuove aspettative dei pazienti. Sono dunque molte le sfide che chi opera in questo contesto si trova ad affrontare.
I responsabili della sanità puntano sul digitale con l’obiettivo di rendere l’assistenza più efficiente dal punto di visto clinico e operativo. Al contempo, si cerca di estendere l’assistenza al di fuori dell’ospedale. Per colmare alcuni gap cresce il ricorso alle partnership che diventano sempre più ampie e diversificate tra i vari attori dell’ecosistema della salute. Si lavora anche per un’assistenza più integrata e sostenibile anche da un punto di vista ambientale.
Sono questi alcuni dei macro-trend emessi dal Future Health Index 2023 realizzato da Philips analizzando 14 Paesi a livello mondiale, Italia inclusa, per monitorare le prospettive e le priorità dei leader della sanità e dei professionisti sanitari più giovani. Risultati che, a fronte di alcune maggiori criticità del nostro Paese sul piano sanitario, evidenziano prospettive di recupero per molti aspetti superiori agli altri mercati.
Sanità italiana, l’innovazione guida le scelte
Entrando nel dettaglio delle tendenze del mercato italiano, oggi l’86% dei leader della sanità affrontano pressioni finanziarie ma non tutti adottano misure attive per contrastarle. Il 22% dei responsabili afferma infatti che il proprio ospedale o la propria struttura sanitaria non stia agendo per affrontare queste sfide, rispetto al 10% a livello globale e all’11% in Europa. Solo nel 13% dei casi l’ospedale o la struttura stanno cercando di ridurre i costi, rispetto alla media globale del 18% e de l 20% in Europa. Tra coloro che si stanno invece attrezzando per affrontare queste sfide, il 64% si concentra in particolare sull’efficienza.
Gli strumenti di intelligenza artificiale rappresentano una leva per il 74% dei leader, che stanno investendo in questa direzione, in linea con la media europea (77%) e al di sopra della media globale (59%). E se si guarda in prospettiva, gli investimenti in AI del nostro Paese nei prossimi tre anni dovrebbero registrare un’ulteriore accelerazione (95%), superiore sia a quella europea (90%) che a quella a livello globale (83%).
Tra le finalità per le quali vengono utilizzati questi strumenti, gli investimenti in AI dei prossimi tre anni vanno nella direzione dell’ottimizzazione e dell’efficienza operativa nel 45% dei casi; l’uso è cioè indirizzato ad automatizzare la documentazione, programmare appuntamenti e attività, migliorare il flusso di lavoro. Il potenziale dell’IA è riconosciuto anche in ambito clinico con il 42% dei leader e dei giovani professionisti che ritengono l’AI sia una tecnologia utile a integrare la diagnostica e che avrà nel prossimo futuro il maggiore impatto sull’assistenza ai pazienti.
Per sfruttare appieno il potenziale dell’innovazione digitale e garantire l’efficacia dei nuovi modelli di erogazione delle cure, restano tuttavia alcune barriere da superare. Si tratta, in particolare, dell’interoperabilità dei dati (per il 25% dei leader italiani della sanità, rispetto al 19% dei colleghi europei e al 17% a livello globale) e lo scambio di un flusso più fluido di informazioni tra le strutture sanitarie (per il 23% dei leader della sanità e dal 20% dei professionisti sanitari più giovani).
La sanità deve fare sistema
Un altro trend che emerge sempre più chiaro è il desiderio di rafforzamento dell’ecosistema sanitario, attraverso partnership e alleanze. Tutti gli interessati ritengono infatti le collaborazioni con le organizzazioni esterne fondamentali per fornire ai pazienti un’assistenza integrata, basata sull’interoperabilità dei dati e sulle tecnologie di IA.
In particolare, il 30% dei responsabili e il 24% dei collegi più giovani lavora già con aziende del settore Health Technology, e prevede di continuare a farlo anche nei prossimi tre anni, a conferma del valore delle partnership nel lungo periodo. I progetti con le aziende che forniscono tecnologie sanitarie contribuiscono ad aumentare il know-how, le risorse e le strategie all’interno delle strutture. Un altro 33% dei leader della sanità e un 28% dei professionisti sanitari più giovani, invece, prevedono di iniziare le collaborazioni nei prossimi tre anni. Sempre in prospettiva, circa un terzo dei leader della sanità vorrebbe che il proprio ospedale o la propria struttura sanitaria collaborasse con centri di medicina d’urgenza, dato di gran lunga superiore alla media globale (20%) e in linea con la media europea (29%).
I leader della sanità in Italia stanno lavorando anche per costruire un sistema sanitario connesso e integrato, che fornisca assistenza sia all’interno che all’esterno degli ospedali. Una strategia peraltro delineata anche nel Pnrr che punta a potenziare l’assistenza a livello territoriale, al di fuori dei grandi hub ospedalieri e per acuti e di investire in case e ospedali di comunità. Un processo già avviato, come conferma il 66% degli intervistati, affermando che le proprie strutture stanno fornendo cure a lungo termine, d’emergenza (51%) e per la riabilitazione fisica (59%) al di fuori della sede ospedaliera centrale.
Un altro tema che entra prepotentemente in gioco anche in questo settore è quello della sostenibilità. Oltre a migliorare l’efficienza, i risultati clinici e le esperienze per i pazienti, oltre la metà dei leader della sanità e ancora di più i giovani, ritiene infatti che i nuovi modelli di erogazione dell’assistenza avranno un impatto positivo per l’ambiente. Anche in questo caso emerge l’importanza delle partnership e la necessità di un ruolo regolamentare del governo, che dovrebbe farsi carico di stabilire parametri di sostenibilità ambientale condivisi per il settore sanitario.
Per realizzare una strategia efficace sulla sostenibilità, si ritiene inoltre importante lavorare o consultare una terza parte (29%) e assumere più personale con competenze specialistiche (29%). Al pari, risulta importante creare business case, fissare obiettivi chiari e ambiziosi e misurarne i progressi.
“In futuro, l’assistenza sanitaria sarà sempre più integrata e connessa, con punti di accesso distribuiti sul territorio, al di fuori dell’ospedale – commenta Andrea Celli, general manager Philips Italia, Israele e Grecia -. Il ruolo dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale è sempre più centrale per creare un’assistenza più efficiente dal punto di vista dei costi e dei risultati clinici. Il Pnrr rappresenta un’occasione straordinaria per realizzare i nuovi modelli di erogazione delle cure che si stanno delineando, ma gli investimenti previsti da soli non bastano. È necessario uno sforzo a livello di sistema, per mettere a fattor comune competenze e know-how diversi e complementari, progettualità e visione strategica. Solo così si può attuare quel processo di digitalizzazione indispensabile affinché il sistema sanitario possa diventare più efficiente e in linea con le nuove aspettative di pazienti e operatori sanitari”.
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