Nel SuperLab Bicocca di Milano, città che ospita l’headquarter dell’azienda, Philips raccoglie un folto numero di rappresentati di impese, partner e istituzioni del proprio ecosistema – circa 170 le persone presenti – per condividere il traguardo dei cento anni di presenza in Italia e ripercorrere le tappe di questo percorso. 

Nell’area espositiva, in mostra infatti la linea del tempo sulla quale sono tracciati i principali traguardi raggiunti da Philips nel nostro Paese, dal 1923 anno della nascita a Milano della Philips Società Anonima Italiana, filiale dell’azienda olandese che da fine ‘800 crea prodotti innovativi e diversificati che hanno contribuito a cambiare il modo di vivere delle persone. In Italia, per citare qualche data storica, nel 1937 il via alla produzione di apparecchi radiofonici, nel 1928 a Torino l’avvio della produzione di lampadine a incandescenza, nel 1939 le prime tv, nel 1955 la realizzazione del primo dispositivo a raggi x con intensificatore d’immagine. Negli anni ’70 lo sviluppo di sistemi per la raccolta ed elaborazioni dei dati e l’introduzione in ambito sanitario di nuove tecnologie per la diagnostica. Nel 2006 la presentazione del primo scanner con raggi X 3D. Dal 2021 l’intelligenza artificiale entra nei prodotti della salute personale e sempre più Philips vira verso il settore dell’health technology dove oggi primeggia sul mercato.

Philips
Philips – La storia di Philips dalle sue origini in mostra nel SuperLab Bicocca di Milano

“Il nostro obiettivo è essere sinonimo di innovazione, l’abbiamo nel nostro dna – esordisce  Andrea Celli, managing director di Philips Italia, Israele e Grecia –; ogni anno investiamo circa il 10% del nostro fatturato in attività di ricerca e sviluppo, pari a 2 miliardi di investimenti annui, e siamo oggi tra le prime aziende nel medtech e per numero di brevetti. L’innovazione tecnologica per noi deve entrare nei prodotti, nei processi, nei modelli di business, ma deve innanzitutto trasferire un valore positivo agli individui e alle comunità e per farlo deve essere umana, sostenibile e digitale. Oggi – prosegue Celli – la nostra ambizione è di supportare un ecosistema salute che poggia su questi pilastri, dove le persone – consumatori, medici o pazienti – siano davvero al centro. Un obiettivo realizzabile solo attraverso un sistema virtuoso che connetta competenze e know-how diversi e complementari, all’insegna di una visione comune”.

Sulla necessità di una visione condivisa concorda Giuseppe Sala, Sindaco di Milano che interviene sottolineando come la vera sfida sia creare sinergie pubblico-privato e in collaborazione con la cittadinanza, con un senso di fiducia reciproca e visione a lungo termine. Come testimonia la storia di Philips che sul territorio milanese ha svolto un ruolo chiave nel favorire il trasferimento tecnologico sul territorio e al mercato, a beneficio della collettività, oltre che aver creato tanta occupazione”. Un impegno confermato dalla recente donazione alla città di defibrillatori semi-automatici (Dae), con l’impegno di rendere il Parco Nord di Milano un luogo cardio protetto.

Giuseppe Sala
Giuseppe Sala, Sindaco di Milano e Andrea Celli, managing director di Philips Italia, Israele e Grecia

AI e umanesimo digitale, driver futuri

Al di là delle celebrazioni, l’incontro milanese si presenta soprattutto come un momento di confronto sul significato intrinseco di innovazione e su quello di “umanesimo digitale” come traguardo collettivo nel quale la tecnologia sia messa al servizio del progresso sociale e contribuisca concretamente a migliorare la qualità della vita e il benessere delle persone. 

“Siamo in un momento storico paradigmatico dove l’intelligenza artificiale generativa ci sta ponendo sfide straordinarie – interviene Gianmario Verona, presidente della Fondazione Human Technopole. Parlare di umanesimo digitale credo sia importante perché significa fondamentalmente riuscire a continuare a fare quello che l’uomo ha fatto dai tempi del fuoco, della ruota e della macchina a vapore, cioè controllare la tecnologia che deve essere uno strumento al servizio dell’umanità. Per farlo è però fondamentale avere quella dose di creatività che le macchine non hanno. Questo sarà un pensiero sempre più importante, ma su questo terreno bisognerà essere abili nel linguaggio delle macchine affiancando sempre più una forte dose di conoscenza tecnico-matematica e di programmazione perché altrimenti le macchine ci sfuggiranno di mano”.

Dal dibattito emerge una spinta urgente a definire una governance chiara e sicura per custodire un’innovazione sempre più digitale dove l’intelligenza artificiale possa davvero essere un abilitatore di quella umana, mettendosi al servizio delle persone e del pianeta. Emanuela Girardi, membro del Direttivo di Aixia, Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, sottolinea l’impatto che queste tecnologie possono avere sull’essere umano e sulle regole necessarie per gestirlo. “In questi giorni (il 14 giugno 2023) il parlamento europeo ha approvato l’Artificial Intelligence Act, un importante regolamento che disciplina i sistemi di AI in base al livello di rischio di violazione nei confronti della sicurezza sia fisica che psichica delle persone. I sistemi vengono classificati in quattro categorie in base a tale livello del rischio, il più alto è “inaccettabile” e riguarda per esempio i sistemi di identificazione biometrica in tempo reale. Si tratta a mio avviso di un regolamento importante perché deve regolamentare tecnologie potentissime ma ritengo che in questo momento l’Europa stia cercando di essere leader nella regolamentazione e non nell’innovazione, perché requisiti troppo stringenti potrebbero limitarci“.

“L’AI sta cominciando a far vedere il suo aiuto concreto nell’affrontare alcune delle grandi sfide dell’umanità” afferma Melissa Ferretti Peretti, VP e country manager Google Italia riportando alcuni esempi di applicazioni che l’azienda ha sviluppando in questa direzione in vari campi: Nell’agricoltura di precisione un’app installata nel campo, che già alcuni governi in America e Canada in Australia utilizzano, riesce a prevenire i disastri naturali e aiuta a prevedere i confini degli incendi. Attraverso le mappe satellitari e l’AI, con giorni di anticipo, si riesce a capire dove arriverà l’incendio per poter avvertire la popolazione e lavorare con i governi. In campo medico stiamo facendo un test con la Northwestern Medicine per il monitoraggio della salute prenatale perché sappiamo che ad oggi purtroppo ci sono centinaia di migliaia di donne che muoiono a causa del parto pe mancanza di attrezzature e competenze. Stiamo sviluppando delle applicazioni dove con un minimo di competenza si potrà usare l’AI per capire se esistono dei rischi sulla posizione del feto”.

Come tradurre la potenza di queste tecnologie in benefici per la società. Risponde Maximo Ibarra, Ceo del Gruppo Engineering: “Per poter parlare di benefici, da un lato dobbiamo avere delle infrastrutture alla portata di tutti; oggi tutti hanno uno smartphone ma non sempre nelle varie parti del mondo ci sono le infrastrutture necessarie per poter utilizzare appieno la tecnologia, parliamo di infrastrutture digitali come il 5G, piuttosto che la fibra ottica, e ad oggi non possiamo ancora ritenerci soddisfatti di avere eliminato il digital divide. Il secondo tema è quello della formazione e delle skill; i dati di varie ricerche ci dicono intatti che il 50% circa degli italiani adulti non ha dimestichezza di base con le tecnologie digitali e che su 100 nuove occupazioni che si creeranno nei prossimi tre anni il 60% di fatto oggi non esistono. La formazione digitale deve essere potenziata. Solo attraverso l’abbinamento di questi due aspetti – infrastruttura e skilling -, si può trarre il massimo vantaggio dalle tecnologie in modo sicuro e anche più utile per le comunità”.

Tavola rotonda “People-driven innovation, sfide e opportunità del nuovo umanesimo digitale” 
Celebrazione 100 anni di attività Philips – Tavola rotonda “People-driven innovation, sfide e opportunità del nuovo umanesimo digitale”

Obiettivi sostenibilità

Oggi il 4,4% delle emissioni di CO2 a livello globale deriva dall’industria della salute, più dell’industria della produzione e della logistica. Nel mondo dalla sanità si producono 13 kg di rifiuti al giorno per singolo posto letto di cui circa il 20% è rifiuto pericoloso. Interviene a descrivere questo scenario Celli: “Siamo un global manufacturer, produciamo e movimentiamo merci per il mondo e abbiamo quindi consapevolezza della nostra responsabilità. Per questo in Philips stiamo lavorando per aiutare a creare un futuro più sano e sostenibile per le persone e il pianeta“.

L’impegno verso la sostenibilità è cominciato dalla fondazione, con i primi passi verso un approccio completamente integrato per fare business in maniera responsabile e sostenibile. In quest’ottica, Philisp sta lavorando per minimizzare l’impatto sul pianeta con delle iniziative per il clima, guidando la transizione verso un’economia circolare, implementando l’ecodesign nei propri prodotti e collaborando con i fornitori per ridurre il loro impatto ambientale. 

Ad oggi molti obiettivi sono stati raggiunti: nel 2020 Philips ha raggiunto la carbon neutrality nelle sue operation che sono state alimentate esclusivamente da energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. L’obiettivo è di far sì che entro il 2025 il 75% del consumo totale di energia provenga da fonti rinnovabili. Nel 2020 nessun rifiuto industriale è stato inviato in discarica e il contributo dei ricavi derivanti dall’economia circolare ha raggiunto il 18% del fatturato; nello stesso anno, la restituzione di apparecchiature mediche di grandi dimensioni è aumentata del 10% rispetto all’anno precedente, per un totale di oltre 3.500 sistemi.

SuperLab Bicocca di Milano – Sperimentazioni di tecnologie Philips

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