Abbiamo visto negli ultimi mesi come le big tech siano sotto osservazione costante da parte degli organi regolatori. Non che questo controllo non ci fosse in passato – si ricordano multe milionarie comminate dall’Europa nei confronti di Meta (ai tempi Facebook, per lo scandalo Cambridge Analytica) o Microsoft (per vari motivi tra il 2004 e il 2020) o Netflix (55,8 milioni di euro nel 2022) – ma i temi della correttezza, dell’etica, della giusta contribuzione fiscale e della concorrenza sleale sollevano periodicamente grandi polveroni e riflessioni.

Negli scorsi mesi l’accento è stato posto sulle indagini della Commissione Europea spinte dalla non conformità di alcune big tech al nuovo Digital Markets Act, così come su sospetti di posizioni dominanti sollevati in ambito AI, sia dalle agenzie americane sia dall’Europa attenta ad applicare il neonato AI Act (ultimo l’avvertimento verso Apple).

La scorsa settimana altri due fattacci.

1 – Il primo riguarda l’Italia. L’Agenzia delle Entrate ha contestato a Google Italy una presunta evasione fiscale di circa un miliardo di euro (fonte: Sole24Ore) a valle di indagini condotte dal nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano, per una presunta omessa dichiarazione dei redditi tra il 2015 e i 2020 (una cifra che somma royalty non pagate per 760 milioni di euro e imposte evase per 107 milioni di euro, interessi e sanzioni). Una Google recidiva: già nel 2016 l’azienda aveva pagato 306,6 milioni di euro al fisco italiano per sanare un contenzioso legato a un meccanismo collaudato di evasione fiscale. Gli introiti degli inserzionisti italiani raccolti da Google Italy venivano formalmente contrattualizzati in Irlanda e Olanda (dove le filiali raccoglievano le royalty) per poi finire alle Bermuda, facendo di Google una “stabile organizzazione occulta in Italia”. Una definizione che potrebbe far temere anche altre aziende. 

2 – Il secondo riguarda Nvidia, sulla scia del “Tutti pazzi per Nvidia”.
In questo caso è il l’antitrust francese (fonte: Reuters) che, dopo nove mesi di indagini, sarebbe pronta a sanzionare Nvidia per comportamenti monopolistici e anticoncorrenziali nel settore dell’AI. L’indagine, se conferma la violazione del regolamento antitrust, potrebbe portare a una multa fino al 10% del fatturato globale annuo di Nvidia, se non subentrano patteggiamenti per ridurre la sanzione.

A scatenare l’interesse dell’antitrust d’oltralpe è stata proprio la crescita smisurata di Nvidia nel mondo dell’AI e dei data center (tradottasi anche nella sua alta capitalizzazione di mercato), per capire se Nvidia ha “forzato” gli Oem a comprare le proprie schede madri dal momento che c’è un indissolubile legame tra le schede e la piattaforma Nvidia Cuda, indispensabile per l’intelligenza artificiale, riducendo la scelta degli Oem e obbligandoli a optare per hardware Nvidia.

Due fattacci che – al netto di essere dimostrati – fanno riflettere sui comportamenti delle big tech nei giorni in cui si delineano finalmente i contorni della Global Minimum Tax.
E’ stato firmato il 1 luglio il decreto attuativo per definirne le regole dell’imposta minima nazionale, per la tassazione dei gruppi multinazionali o nazionali con ricavi annui pari o superiori a 750 milioni di euro. Tra cui aziende multinazionali del settore digitale.

Scrivevamo a settembre 2023: “Stando agli ultimi dati dei bilanci del 2021, il fatturato delle Big Five del Web in Italia è stato pari a 8,3 miliardi di euro, ma a fronte di questi ricavi le tasse pagate al fisco italiano sono state di appena 150 milioni di euro”. Vale la pena rileggere gli ammanchi per rinfrescarci la memoria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: