Una visione approfondita sulle sfide e le opportunità che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano sta affrontando a 45 anni dalla sua nascita è quella offerta da Exprivia. Con l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle cronicità e risorse limitate, il nostro SSN deve evolvere per garantire la sua sostenibilità. Serve passare da una “sanità di attesa” a una “sanità d’iniziativa”, concentrandosi su prevenzione e utilizzo intelligente del digitale. Centrale in questa trasformazione è l’intelligenza artificiale, vista come un catalizzatore per migliorare l’efficienza dei processi sanitari e gestire la domanda crescente. Centrale quindi anche il ruolo dei dati e del Fascicolo Sanitario Elettronico, con un approccio data-driven per ottimizzare risorse e processi, contribuendo così a creare un sistema sanitario più efficiente e accessibile. Ne parliamo con Arturo Possidente, Head of Marketing Innovation Unit Healthcare, Exprivia.
In Italia la spesa sanitaria pubblica pesa solo il 6,2% sul Pil del Paese. All’interno di questo mondo complesso, la sanità digitale – che quest’anno ha generato un mercato da 4,6 miliardi di euro – si sta ritagliando un ruolo sempre più cruciale per innovare il settore. Dal vostro osservatorio, quali investimenti sono necessari per dare impulso all’innovazione in sanità?
A 45 anni dalla sua nascita (Dicembre 1978) il SSN è chiamato ad affrontare una sfida importante per la sua sostenibilità: da una parte assistiamo ad un aumento della domanda di sanità, guidata dai fenomeni demografici -invecchiamento della popolazione, denatalità, cronicità – dall’altro ci confrontiamo con risorse umane ed economiche scarse.
In tale contesto i temi centrali con cui il sistema sanitario dovrà confrontarsi nei prossimi anni sono quelli del passaggio da una sanità di attesa ad una sanità d’iniziativa e da una sanità ospedale centrica ad una sanità del territorio.
Sul tema del passaggio dall’ospedale al territorio tante cose si stanno realizzando sulla spinta del DM 77 e dei finanziamenti del Pnrr, anche se l’esito è ancora incerto, poco invece si sta facendo sul tema del passaggio da una sanità di attesa ad una sanità d’iniziativa. Questo passaggio è indispensabile per prevenire e gestire i flussi di domanda che, se non ben governati, metteranno in forte crisi il sistema sanitario, vedi quello che avviene oggi con i PS e per le liste di attesa. Nella sanità d’iniziativa l’elemento centrale è quello della prevenzione, ambito all’interno del quale finora si è fatto poco anche in termini di trasformazione digitale. Fino a qualche anno il digitale si è solo occupato dell’ospedale, oggi si sta iniziando a parlare del digitale sul territorio, ma ancora nulla si è fatto di concreto sui temi della prevenzione, in particolare quella primaria e secondaria. In tale ambito occorre immaginare piattaforme digitali, che si prendano cura del cittadino in tutte le fasi della sua vita, pianificando azioni puntuali in funzione del suo percorso di vita e di salute, occorre mutuare concetti di Customer Experience Management ed adattarli all’ambito socio/sanitario.
L’intelligenza artificiale abilita nuovi modelli di gestione, di cura e di benessere. Quali i benefici concreti e quali i rischi legati a normativa, etica e privacy (gestione dato) dal vostro punto di vista?
Le opportunità che l’AI può rappresentare per settore sanitario sono sotto gli occhi di tutti. Ormai è chiaro a tutti che in sanità l’AI potrà contribuire in modo determinante ad efficientare una serie di processi, basti pensare al supporto alla diagnosi, alle analisi predittive, alla cura personalizzata, alle terapie digitali ecc. Questa rivoluzione ci pone davanti a questioni di etica e di privacy non banali a cui dovrà essere data una chiave di lettura attenta ma pragmatica. La nostra idea è che occorrerà trovare il giusto equilibrio, da un lato è impensabile privare la sanità delle innovazioni di cui l’AI è portatrice ma dall’altro lato va salvaguardato il diritto della persona a protegge la propria identità digitale. Appare evidente che nel prossimo futuro ci confronteremo con gemelli digitali che non possano non avere le stesse tutele, in termini di diritti soggettivi, della persona fisica e che quindi non potranno essere dati in pasto, senza un controllo puntuale, a chi ne potrà farne merce di scambio.
Gli analisti sostengono che l’efficientamento dei processi sanitari, grazie alla digitalizzazione, avrà un impatto anche sulla sostenibilità del settore sanitario. Che strategie la vostra azienda propone per rendere più efficiente e sostenibile la sanità italiana?
Il rapporto tra la spesa sanitaria pubblica e il Pil nei prossimi anni non si discosterà di molto all’attuale 6,2%, anche perché le dinamiche dei saldi finanziari del Paese sono abbastanza chiari, è evidente che la spesa pensionistica assorbirà risorse importanti nei prossimi anni, togliendo spazi a qualsiasi ipotesi di espansione della spesa sanitaria. In tale contesto, la sfida della sostenibilità del sistema si sposta tutto sul tema del suo efficientamento, cercando di intervenire sia sul lato della domanda, occupandosi di prevenzione e di appropriatezza prescrittiva, sia sul lato dell’offerta ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili. In tale contesto il digitale diventa il fattore abilitante dei processi di trasformazione della sanità nei prossimi anni. Un forte ridisegno dei processi, ripensandoli nativamente digitali, potrà portare a nuovi paradigmi, capaci di portare ad una migliore allocazione delle risorse.
Elemento centrale di tutto questo sarà l’utilizzo dei dati e dell’intelligenza artificiale. È evidente a tutti che la trasformazione digitale dei processi sanitari dell’ultimo decennio ha portato a produrre una quantità enorme di dati, ancora oggi sparsi in tanti silos verticali, a volte poco standardizzati, a volte poco parlanti, ma sicuramente in quantità ragguardevole.
Oggi, anche grazie al forte processo di standardizzazione ed aggregazione che il progetto di FSE 2.0 ha messo in atto, siamo in una situazione molto più avanzata. Oggi, ed ancor di più nei prossimi anni, avremo veramente la possibilità di ridisegnare processi nativamente digitali partendo dai dati e dalla sua capacità di essere trasformati in informazione nei processi di cura e prevenzione.
Exprivia è uno dei principali attori italiani nell’ambito della sanità digitale e da tempo stiamo lavorando nel ripensare le nostre soluzioni in ottica data-driven.
Tornando al tema del Fascicolo Sanitario Elettronico, per noi la sfida non è quella di trasformare i referti da cartacei in digitale, ma quello di trasformare i dati in informazioni, dati che vengano “usati” dalle varie applicazioni e ricomposti nella forma grafica più appropriata per le esigenze di chi ne sta fruendo. Nell’ambito dei sistemi di prenotazione e sul tanto dibattuto tema delle liste di attesa, la nostra idea è superare completamente il concetto di Cup e quindi di luogo fisico dove si incontra domanda ed offerta, ma di immaginare piattaforme data driven guidate dall’AI che, analizzando fonti dati differenti ed eterogenee, definiscono la migliore allocazione delle risorse e la relativa pianificazione della capacity e dall’altro lato gestiscano in modo automatico il processo di prenotazione già in fase di prescrizione, assegnando la disponibilità più in linea con le caratteristiche del paziente e comunicando con il paziente attraverso i canali digitali già disponibili (portali, IO, ecc).
La sfida che abbiamo davanti è veramente stimolante, operare nel modo del digitale oggi significa essere al centro dei principali processi di trasformazione e non possiamo non utilizzare questa occasione per cercare di migliorare la vita delle persone, anche perché altrimenti non staremmo parlando di vera innovazione.
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