Il settore finance si trova oggi ad affrontare un contesto difficile, nel quale si generano difficoltà nella gestione dei dati, lacune nella cybersecurity, complessità normative ed evoluzione delle aspettative dei clienti. Banche e compagnie assicurative si rivolgono sempre più spesso a soluzioni cloud per mitigare i rischi e alle evoluzioni tecnologiche guidate dall’AI per affrontare le sfide più complesse. Due mondi, cloud e AI, interconnessi e complementari, sui quali si concentrano due recenti ricerche, sviluppate rispettivamente da Capgemini e Deloitte, per valutare, nel primo caso il livello di adozione del cloud nel settore dei servizi finanziari a livello globale, e nel secondo, l’implementazione delle strategie per la GenAI nel mondo del finance in Italia.

Cloud, vince il modello fintech

La ricerca World Cloud Report for Financial Services 2025″ di Capgemini rileva un aumento del 26% nell’utilizzo di termini legati al cloud nelle relazioni annuali delle 40 principali società bancarie e assicurative mondiali nel periodo 2020-2023. Gli insight sono rilevati su 13 mercati globali, 600 dirigenti del settore, 120 dirigenti senior di Fintech e Insurtech.

Tra le sfide operative che impattano sul business delle organizzazioni del finance, i problemi di transizione al cloud si posizionano subito dopo le criticità nella gestione dei dati, insieme alle questioni sulla regolamentazione, segnalati dal 61% dei dirigenti.

Capgemini - "World Cloud Report for Financial Services 2025" - Le prime 5 principali sfide operative del settore finance
Capgemini – “World Cloud Report for Financial Services 2025” – Le prime 5 principali sfide operative del settore finance

Pur a fronte di un generale crescente livello di adozione del cloud, è piuttosto difficile per banche e compagnie assicurative massimizzare il valore degli investimenti nel cloud. Meno del 40% dei dirigenti del settore si dichiara pienamente soddisfatto dei risultati del cloud. Le criticità nella realizzazione del valore atteso si riscontrano nelle basse valutazioni della capacità del cloud di fornire riduzione dei costi operativi (33%), scalabilità (27%), accelerazione dell’innovazione (26%), dati e analisi avanzati (24%) e miglioramento in termini di sicurezza e compliance (21%). 

I “cloud innovator” del finance

Uno scenario dal quale emerge la netta differenza di approccio al cloud tra le istituzioni finanziarie tradizionali e le realtà di nuova generazione. Le prime utilizzano infatti il cloud con l’obiettivo primario di aumentare l’efficienza operativa (84%), mentre Fintech e Insurtech puntano sul cloud per accelerare le vendite (62%). 

Queste organizzazioni di servizi finance definite “cloud innovator” – che nell’analisi di Capgemini rappresentano il 12% del totale -, adottano una visione ben definita del cloud supportata da piattaforme scalabili, raggiungendo maggiori vantaggi: il 32% degli innovatori supera gli obiettivi di upsell e cross-sell rispetto al 12% delle altre istituzioni; il 32% quelli di monetizzazione dei dati (10% altre istituzioni); il 22% quelli di sviluppo di prodotti innovativi (10% altre istituzioni).

Dario Patrizi, financial services director di Capgemini Italia
Dario Patrizi, financial services director di Capgemini Italia

“L’adozione del cloud andrebbe considerato non solo l’obiettivo finale ma l’inizio di un percorso trasformativo che alimenta la crescita aziendale a lungo termine – commenta Dario Patrizi, financial services director di Capgemini Italia –. Dalla nostra ricerca emerge chiaramente che, sebbene la tecnologia sia considerata dagli istituti finanziari un elemento fondamentale, alcune aziende considerano ancora il cloud solo un mezzo per ridurre i costi, mentre quelle più innovative lo usano come leva per ridefinire le proprie operation”.

Ostacoli allo sviluppo del cloud

Tra le preoccupazioni dei dirigenti del settore finance, emergono i sistemi legacy che ostacolano l’integrazione dei dati (71%); la protezione dei dati dei clienti e la difficoltà di mantenerne la privacy (70%); la scarsa qualità dei dati, con informazioni errate o mancanti (69%). Elementi che con la crescente pressione normativa a livello globale (entrata in vigore di Dora, Consumer Financial Protection Bureau che norma l’open banking) impongono maggiori vincoli su dati, sicurezza e regolamentazione costringendo le organizzazioni ad elevare gli sforzi per estrarre insight significativi.

La mancanza di tecnologie adeguate rappresenta un limite al raggiungimento degli obiettivi aziendali per l’81% dei dirigenti. In particolare, l’AI (81%), l’analisi predittiva (75%) e l’automazione robotica dei processi (65%) sono considerate cruciali per supportare un ecosistema cloud. 

Capgemini - "World Cloud Report for Financial Services 2025" - Autovalutazione dell'importanza e della maturità della tecnologia delle aziende di servizi finance
Capgemini – “World Cloud Report for Financial Services 2025” – Autovalutazione dell’importanza e della maturità della tecnologia delle aziende di servizi finance

“Grazie a un approccio cloud-native finalizzato a promuovere una cultura dell’innovazione, le banche e le compagnie assicurative avrebbero un miglioramento nell’offerta di nuovi prodotti e servizi, ingresso in nuovi mercati e aumento della soddisfazione dei clienti. Con l’adozione sempre più diffusa della GenAI da parte delle aziende, una infrastruttura tecnologica basata sul cloud può supportare il settore nel trarre il massimo dagli investimenti in nuove tecnologie su larga scala”, aggiunge Patrizi.

GenAI nei processi del banking

L’analisi di Deloitte condotta con Abi Lab nell’ambito dell’Osservatorio Fintech Innovation si concentra sul livello di adozione della GenAI nel banking. Dal sondaggio su un campione di 16 istituti di credito, che rappresentano il 76% dell’attivo a livello nazionale, emerge che l’88% delle banche italiane metterà in campo una strategia per la GenAI entro il 2025 (nel 38% dei casi è già operativa) e che per l’80% degli istituti di credito nazionali, le iniziative di GenAI sono parte integrante di una più ampia strategia per lo sviluppo della AI.

Quasi 6 banche italiane su 10 dichiarano progetti di AI in produzione, mentre il 69% degli istituti finanziari segnala di essere attualmente in una fase di sperimentazione dei progetti GenAI.

Fonte: Deloitte-Abi Lab – Osservatorio Fintech Innovation

Per il 69% delle banche italiane il budget GenAI è parte del budget complessivo di AI, mentre solo il 13% delle realtà italiane dedica un budget specifico per la GenAI. Crescono nel complesso gli investimenti per iniziative legate all’AI: l’82% delle banche prevede un budget in aumento per le relative progettualità, il 38% in modo significativo. Stesso trend si riscontra per la sola GenAI, dove circa l’88% degli istituti di credito prevede un incremento significativo o moderato degli investimenti nei prossimi anni. Tra i fattori principalmente considerati nel valutare un investimento in GenAI, l’80% delle banche considera i ricavi e benefici attesi, il 67% i costi e investimenti necessari, stessa quota per i rischi e la compliance.

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Fonte: Deloitte-Abi Lab – Osservatorio Fintech Innovation

L’81% delle banche presidia le tematiche legate all’AI. Nel 77% dei casi la GenAI è seguita dalle stesse strutture aziendali che trattano temi di AI o di innovazione, mentre il 23% ha creato un presidio ad hoc dedicato alla GenAI. In media, 4 dipendenti bancari ogni 1000 sono coinvolti in iniziative di AI e GenAI, e circa tre quarti delle banche prevede per i prossimi due anni un incremento degli Fte (full-time equivalent) interni che saranno dedicate a tali attività.

Il tema delle competenze

La gestione delle competenze è un tema fortemente attenzionato dalle imprese del settore finance. Oltre il 57% delle banche dichiara uno skill gap moderato o alto in aree relative a Ethics, Solution Testing&Deployment e Data Science/Prompt Engineering. Il 75% delle banche ha già attuato o ha in programma di realizzare azioni culturali e di change management in risposta alle nuove progettualità di GenAI. Tra le iniziative considerate più rilevanti, la formazione su tematiche di GenAI (50%), la revisione e l’adattamento dei processi aziendali (50%) e l’introduzione di nuove figure professionali (40%).

Il 70% delle banche ha inoltre definito o prevede di definire processi, metodologie e strumenti per garantire l’etica e la conformità all’AI Act entro il 2025. E per gestire i rischi legati all’implementazione della GenAI la metà delle banche ha definito un framework di governance per l’uso di strumenti e applicazioni di GenAI. 

Paolo Gianturco, financial services tech leader di Deloitte Central Mediterranean
Paolo Gianturco, financial services tech leader di Deloitte Central Mediterranean

In questo momento, la GenAI rappresenta un ulteriore cambio di paradigma che apre a nuove opportunità – commenta Paolo Gianturco, financial services tech leader di Deloitte Central Mediterranean –. Dalla iper-personalizzazione dei servizi fino al miglioramento dell’efficienza operativa dei sistemi informativi, il potenziale di applicazione è molto vasto e, in gran parte, ancora inesplorato. Ma per poter cogliere realmente questi vantaggi in termini di business, non basta solo implementare strumenti tecnologici avanzati, perché diventa necessario ripensare all’organizzazione aziendale e al miglioramento dell’offerta verso i propri clienti attuali e futuri, integrare competenze digitali e abilitare i propri collaboratori ad interagire con queste nuove tecnologie”. 

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