Il modello di AI sviluppato dalla cinese DeepSeek è il tema della settimana.
Non solo perché ha fatto tremare i giganti della Silicon Valley in borsa ma perché ha scosso profondamente il mercato dell’intelligenza artificiale.
Minando la convinzione che servano investimenti miliardari per il suo sviluppo, che siano necessari infrastrutture, data center, centrali nucleari per alimentare questa intelligenza onnivora, energivora che a tendere sarà in grado di essere un’intelligenza artificiale generale, senziente. In una roadmap mondiale sulla quale tutte le big tech americane sembrano concordi: a breve l’AI non sarà solo più una questione di software (AI generativa) ma di hardware intelligente (robotica) fino ad arrivare allo sviluppo di una AI generale. In grado di pensare e prendere decisioni.
Ora l’arrivo di DeepSeek R1 – un modello di AI rilasciato lo scorso 20 gennaio in open source dalla cinese DeepSeek, sviluppato con Gpu Nvidia non di ultima generazione (a causa dell’embargo americano) e con un finanziamento irrisorio (pochi milioni di dollari) – ha sgonfiato i muscoli della big tech che il 28 gennaio hanno perso mille miliardi di dollari di capitalizzazione (-3,1%) con tracolli importanti per Broadcom -18%, Nvidia -17% (mai cosi giù), Constellation Energy –20% (tra i principali costruttori di centrali nucleari in Usa).
Riportando alla memoria la bolla che aveva investito la Silicon Valley alla fine degli anni ’90 con il crollo del Nasdaq nel marzo del 2000, e innescando il dubbio legittimo che possano non servire investimenti miliardari per sviluppare l’AI. Che lo sviluppo possa essere più distribuito, non accentrato nelle mani di poche aziende americane, permettendo a ricercatori e sviluppatori di accedere alle tecnologie di AI senza dover pagare costose licenze e chip potenti. Che la bolla dell’AI possa essere nell’aria.
Ovviamente siamo nella fase in cui si cerca di capire se i costi dichiarati dalla startup cinese siano reali (il Ceo Liang Wenfeng, quarantenne, parla di 5,58 milioni di dollari, contro i 100 milioni investiti da OpenAI per ChatGpt 4), se ci sia un finanziamento o un ruolo da parte del governo cinese (difficile non crederlo), quali valori o idee (democratiche o autoritarie) alla base del modello generato, quanto l’AI cinese sia sicura e rispettosa dei diritti e dei dati personali (per questo il garante italiano per la privacy ha bloccato l’app nel nostro Paese).
Sarà che l’annuncio di DeepSeek è deflagrato nel momento della discesa in campo della nuova politica americana, fatta di sostegno alle big tech (investimento di 500 miliardi di dollari in infrastrutture data center per l’AI), decisioni altalenanti sulla voglia di impadronirsi di TikTok, inasprimento della politica sui dazi doganali non solo contro la Cina.
Sarà che l’approccio open source di DeepSeek, che toglie lo sviluppo dell’AI dalle mani di pochi potenti e lo rende disponibile a costi accessibili alle aziende, lo ha fatto scattare in vetta agli app store, premiato anche dagli utenti americani. Certo, direte, anche ChatGpt della prima ora era open source e no-profit, poi la parte business ha preso il sopravvento e non ci stupiremmo se DeepSeek facesse lo stesso.
Tutte questioni aperte che devono essere affrontate, senza dubbio. Ma oggi, con l’arrivo di DeepSeek, l’aria che tira sull’AI è cambiata, il livello di competizione si è alzato, l’indice di incertezza degli investimenti è aumentato. Le aspettative sull’AI americana si sono ridimensionate.
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