Aumentano le sfide tecnologiche per le imprese grazie all’intelligenza artificiale. E’ questo il filo del dibattito della due giorni del Sap Executive Summit, con 400 Ceo a Cernobbio, durante il quale Adaire Fox-Martin, executive board member di SAP South Europe, ha ribadito che l’Europa può avere un ruolo importante non solo per la ricerca nel campo dell’AI ma anche dal punto di vista della definizione di una normativa nel rispetto dei diritti umani.
Un evento, il Summit, che ha esplorato gli effetti che AI, IoT, machine learning, blockchain possono avere sul modo in cui le aziende ragionano e agiscono, sulla economia di oggi, elevandola a Thinking Economy.
Già se lo chiedeva negli anni ’50 Alain Turing, padre dell’informatica moderna, “Can machine think?”, oggi se lo chiedono società e aziende, spaziando da visioni apocalittiche a visioni pragmatiche come quella di Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia che da padrona di casa a Cernobbio puntualizza “sull’approccio prudente di Sap nel valutare la relazione uomo-macchina”, pur ritenendo che l’AI sarà un abilitatore dell’innovazione, della crescita economica, della produttività delle aziende. “L’AI è non sostitutiva ma additiva – precisa – e questo dovrebbe fare riflettere sul futuro delle imprese. Credo che AI e machine learning applicati ai sistemi di impresa possano diventare un’enorme opportunità”.
Bolla o realtà?
Ma l’intelligenza artificiale potrebbe essere una bolla? Se lo chiede Stuart Russell, professor of electrical engineering and computer sciences UC-Berkeley, che ironizza sul fatto che “rischiamo oggi un’analoga disillusione di quella degli anni ‘80 se, per esempio, le auto a guida autonoma si dimostrassero non sicure per le persone” e servono ancora passaggi importanti dal punto di vista della tecnologia per superare limiti legati alla comprensione del linguaggio, al corretto utilizzo del machine learning nei sistemi decisionali, alla interpretazione degli obiettivi che l’AI si dà: “l’intelligenza artificiale dev’essere impiegata per gli scopi che realmente desideriamo o in ambiti dove è possibile superare alcune delle abilità umane” spiega il professore.
Ecco, bisogna indirizzare correttamente l’intelligenza messa nella macchina. “Qui entra in gioco Sap per spiegare cosa la tecnologia può fare, a 30 dalla nostra apertura in Italia e a 10 anni dal lancio della tecnologia in-memory Hana che ha inaugurato una nuova stagione nell’analisi dei dati, perché era già allora concepita con quella modernità che raccoglieva nello stesso ambiente dati transazionali e dati analitici. Fino alle generazioni odierne di Sap 4/Hana e Sap Leonardo che dimostrano come Sap investa su tecnologie innovative – incalza Arienti -. Oggi siamo pronti con sistemi e applicazioni che permettono di realizzare la Thinking Economy”.
Partnership necessarie
Adaire Fox-Martin pone l’attenzione sia sulla parte tecnologica che rende possibile avere maggiore potenza di elaborazione e tempi più brevi di sviluppo software, sia sul valore delle partnership fondamentali nel mondo dell’AI: da una parte “il focus dell’AI è aumentare le capacità umane nel fare business: abbiamo la tecnologia AI che serve per elaborare eventi ed identificare fenomeni significativi”. Dall’altra, le partnership come quella recente stipulata con Google, a metà gennaio, dimostrano come “la sfida dell’intelligenza artificiale nel mondo enterprise si possa vincere solo con piattaforme aperte che permettano di cooperare tra più aziende”.
Importante rimane l’aspetto legato ai diritti umani e alla normativa. “L’obiettivo della nostra strategia è quello di migliorare la vita di tutti. In Sap siamo alla quinta generazione di manager e cerchiamo non solo millennials ma anche senior millennials, come mi definisco io – scherza Fox-Martin – che abbiano però l’entusiasmo e la velocità per spostarsi sulle nuove tecnologie. I talenti sono un obiettivo importante per fa avanzare i paesi europei nel ranking mondiale”.
Una Europa che viaggia più lentamente rispetto ai paesi asiatici, gestiti da Fox-Martin fino a sette mesi fa, quando la decisione di portarla in Europa aveva come obiettivo quello di cogliere “le tremende opportunità che il mercato enterprise europeo nascondeva – precisa -. In Asia, senza un passato tecnologico, l’adozione delle nuove tecnologie è più rapido rispetto al Vecchio Continente e se si guarda all’Italia molto c’è da fare”. Siamo alla 26esima posizione della classifica del Digital Economy and Society Index.
L’Europa può giocare un ruolo di primo piano anche nell’accettazione sociale della tecnologia AI e competere con USA e Cina per la leadership tecnologica, in particolare nel mercato enterprise. “Si è discusso anche a Davos dell’impatto dell’AI sui diritti umani e Sap vuole avere un ruolo nella definizione di una strategia anche normativa che metta l’uomo al centro, sedendosi ai tavoli di lavoro con la creazione di un framework legale che definisca certezza normativa e rischi”.
Le maggiori sfide in Italia rimangono le professioni Stem che possono rispondere alla carenza di 30.000 posti di lavoro in ambito tecnologico e “servirebbe un piano Calenda, positivo per le grandi aziende, anche per le pmi, per le realtà del settore manufacturing e dei servizi” auspica Arienti.
Le sfide che i Ceo si aspettano legate all’AI saranno anche oggetto di una prossima ricerca Sap commissionata ad Ambrosetti, coinvolgendo 100 Ceo delle medie e grandi imprese italiane, che verrà conclusa nel mese di maggio. Solo una anticipazione: “Il 77% dei Ceo ritiene che l’AI contribuirà alla crescita e alla competitività delle aziende – precisa Arienti – ma il 51% afferma di non conoscerne bene impatti e benefici”. I tavoli di lavoro e di discussione risultano così essere una necessità per capire, prima di ripensare al business.
© RIPRODUZIONE RISERVATA