E’ terminata una settimana in cui gli eventi si sono rivelati (come sempre) occasione di approfondimento su tematiche trasversali ma soprattutto di relazione tra le persone. Perché tutto passa da lì, anche nell’era in cui la viralità dei social sembra contagiare molti. L’incontrarsi, il confrontarsi, l’ascoltare opinioni e dati di mercato su un mondo che va per tutti nella stessa direzione.

Due incontri pubblici in particolare, di due aziende concorrenti tra loro da sempre – Sap e Microsoft –  hanno messo in luce quanto sia necessario portare al centro dei ragionamenti l’Intelligenza Artificiale, non solo funzionale al business (“farà crescere il Pil”), non solo perché argomento cardine per professori illuminati (Stuart Russell, professore a Berkeley chiamato da Sap a Cernobbio o Carlo Ratti, professore al MIT voluto da Microsoft a Milano) ma importante per decidere la direzione in cui spostare il paese, le competenze, le aziende.

Due donne – Arienti e Candiani – che parlano alle loro platee diverse, in sedi diverse, con piglio e modi diversi, ma con uguale punto di approdo.

Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap, davanti ai Ceo radunati alla due giorni del Sap Executive Summit di Cernobbio scherza sul fatto che già Alain Turing (padre dell’informatica) negli anni Cinquanta si chiedeva “Can machine think?”, un tema più che mai attuale oggi, in cui si cerca di capire come agenti intelligenti siano in grado di interagire in modo positivo con l’uomo e il contesto, parlando di Thinking Economy. “Siamo un’azienda prudente, dotata di buon senso, suggeriamo un approccio che esalti una sinergia tra uomo e macchina. Molti lavori si sono persi nelle fabbriche ma non certo per l’Intelligenza Artificiale: l’AI è additiva e non sostitutiva, ha un impatto sulla pubblica amministrazione, sui servizi privati, sulle competenze, lasciando alla fine sempre un saldo positivo”. Con il professore Russell che, dallo stesso palco, pone l’attenzione sul fatto che l’intelligenza artificiale rischia di essere un’illusione se non insegniamo ai veicoli a guida autonomia a essere sicuri per le persone, a comprendere appieno il linguaggio umano, a integrare le analisi ricavate da machine learning con la conoscenza umana e i sistemi decisionali: “L’AI dev’essere impiegata per gli scopi che realmente desideriamo o in ambiti dove è possibile superare alcune delle abilità umane” spiega Russell, citando il robottino domestico con velleità da cuoco che, se non ha ricevuto chiari obiettivi, rischia di cucinare il gatto.

Un’intelligenza artificiale dove l’uomo rimane il vero valore, che deve a sua volta acquisire le competenze necessarie per gestirla. Così entra in gioco il tema delle competenze e della relazione, come argomenta Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia, davanti alla platea della Digital Week: “L’Artificial Intelligence non solo rivoluziona con lungimiranza i modelli di interazione e di business, ma soprattutto semplifica la vita delle persone. Ne sono esempi la nuova piattaforma di continuous learning del MIP e la nuova piattaforma intelligente per la salute di tutta la famiglia di Europ Assistance. Progetti innovativi che dipingono uno scenario in evoluzione, ove per crescere non è però solo necessario investire in tecnologia, bensì anche in cultura”.  

E continuando in un dialogo immaginario tra Cernobbio e Milano, le due donne puntualizzano.

Arienti: “Il futuro del lavoro sarà segnato da una collaborazione sempre più forte tra uomo e macchina. Dobbiamo fare in modo che le persone abbiano gli skill per capire e interagire con l’AI invece che competere”.

Candiani: “Il valore della cultura digitale è un driver strategico per la competitività del paese. Le realtà italiane caratterizzate da una forte cultura digitale sono quelle in cui i vertici sostengono il potenziale della tecnologia per aiutare le persone e il business a crescere”.

Qualche dato sull’impatto significativo che avrà l’Intelligenza Artificiale: PwC prevede che l’AI contribuirà per 16 triliardi di dollari entro 2030 all’economia complessiva mondiale, la Cina la farà da padrona con un Pil in crescita del 26% al 2030, seguita da Usa con un +14%, ultima l’Europa con una stima che oscilla tra il 9 e il 12%.

Per questo, il Vecchio Continente dovrà scendere in campo in modo più marcato per guidare lo sviluppo dell’AI, spingendo l’adozione nelle piccole e medie aziende, dorsale Emea, e sperando che il parlamento europeo avanzi nel dibattito sulla definizione di una strategia comune per robotica e AI, in agenda quest’anno. L’Europa può competere: Londra, Parigi, Berlino sono già degli hub importanti con focus sulle soluzioni enterprise di Intelligenza Artificiale e le università di Oxford, Amsterdam, Saarbrucken (sede del German Research Center of Artificial Intelligence) stanno diventando centri di ricerca strategici in questo campo.

“Anche l’Italia deve lavorare per crescere”, ne emerge dai discorsi di Arienti e Candiani.

Non c’è come confrontarsi e portare avanti tematiche comuni anche in aziende concorrenti per sensibilizzare clienti, stakeholder, partner, cittadini. Poi “Business is Business” ed entrambe Sap e Microsoft torneranno a guardarsi come rivali, ma non tutto è sempre solo competition. Servono i confronti “immaginari”, servono i seminari reali nell’era social, servono dibattiti sulle stesse tematiche, non certo per pura coincidenza.

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