L’innovazione tecnologica ha dei risvolti concreti non solo nel business ma anche nella vita di tutti i giorni; infatti, se da un lato permette di incrementare l’efficienza e l’operatività aziendale dall’altro facilita le nostre attività quotidiane e permettere di evitare delle frodi.

La blockchain, per esempio, avrebbe evitato lo scandalo dei giorni scorsi riguardante la vendita, da parte di alcune banche, di diamanti come sicuro investimento.

La vicenda

Banco Bpm, Banca Aletti, UniCredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi, queste le banche indagate, tra il 2012 e il 2016, avrebbero proposto ai propri clienti come “bene rifugio” i diamanti delle società Intermarket Diamond Business di Milano (IDB, fallita) e la Diamond Private Investment di Roma (DPI).

I correntisti, ammaliati da un rendimento costante annuo del 3-4% del capitale, avrebbero pagato le pietre preziose fino al 70% in più del loro effettivo valore.

Diamanti e blockchain, la tecnologia permette l’identificazione del prodotto verificandone per esempio il luogo di produzione ed estrazione

L’inchiesta, che vede coinvolti anche direttori e i consulenti finanziari, ha portato la Guardia di Finanza al sequestro preventivo per oltre 700 milioni di euro a carico della IDB, della DPI e delle cinque banche coinvolte.

In particolare, il sequestro diretto ha coinvolto la IDB, fallita, per 149 milioni di euro, la DPI per 165 milioni, Banco Bpm e Banca Aletti per 83 milioni, Unicredit per 32 milioni, Banca Intesa per 11 milioni e Mps per 35 milioni.

La blockchain

Il listino prezzi con le quotazioni gonfiate rispetto ai valori reali e difformi da quelle ufficiali di Rapaport che è stato utilizzato dalle banche per convincere i propri clienti del buon investimento, non avrebbe avuto un tale “potere” se per tracciare e garantire carato, brillantezza e purezza ci fosse stata la blockchain.

L’innovativa tecnologia, infatti, unendo il mondo della finanza e quello dell’industria, avrebbe permesso di basare l’investimento su smart contract e di garantire la tranciabilità del bene lungo tutta la filiera fornendo ai clienti l’attendibilità e l’affidabilità dei dati.

Le realtà innovative

In questo ambito, tra le realtà innovative, di sicuro avrebbero potuto recitare un ruolo chiave e in positivo Haelixa ed Everledger.

La prima, spin-off di ETH Zurich, permette l’identificazione del prodotto verificandone, per esempio, il luogo di produzione/estrazione, il produttore, il lotto e la data utilizzando una parte della sequenza del DNA del bene come codice a barre contenente le informazioni richieste/necessarie.

La seconda, invece, focalizza la propria offerta sulla tecnologia blockchain per il mondo luxury e, in particolare, permette di creare una identità digitale per ogni singolo diamante che ne documenti le caratteristiche.

L’utilizzo di entrambe le realtà avrebbe permesso di aumentare non solo l’efficienza della supply chain ma anche di aiutare il consumatore finale a prendere decisioni più attente e consapevoli.

In fondo, forse, non è l’etica a cambiare con la tecnologia ma è quest’ultima a permettere di rendere più etiche le operazioni finanziarie e di business.

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