Nella settimana in cui si affacciano le Olimpiadi di Parigi, Intel annuncia la partnership con il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per rendere accessibile la propria tecnologia di intelligenza artificale agli 11mila atleti di culture e lingue diverse che, grazie al chatbot Athlete 365 (una soluzione Rag basata sull’acceleratore Intel Gaudi e su processori Xeon), potranno capire come spostarsi all’interno del villaggio olimpico, nel rispetto regole e linee guida definiti dal comitato. E’ una delle tante partnership portate avanti da Intel per posizionarsi nel mercato affollato dell’AI. Direttamente correlato al mercato dei chip.
Parte da questo spunto la chiacchierata con Nicola Procaccio, Emea Territory Marketing director and Country lead di Intel Corporation Emea, su strategie, partnership, posizionamento (dal mercato dell’AI pc fino a quello dei supercalcolatori), incontrato di recente a Milano.
Punto fermo della strategia dell’azienda è il piano strategico annunciato dal Ceo, Pat Gelsinger, tornato in Intel nel 2021 dopo una lunga parentesi in Vmware. Un piano che ha inaugurato la strategia Idm (oggi nella seconda ondata, 2.0) che segna l’avanzamento strategico di Intel come un Integrated Device Manufacturer, ovvero un’azienda capace di progettare ma anche fabbricare semiconduttori, con un posizionamento ben diverso dai semplici “chip designer fabless” che non dispongono della capacità produttiva di realizzare chip per proprio conto. “Intel, dal ritorno di Gelsinger, ha deciso di non produrre più solo processori per sé ma per tutte quelle aziende che fanno chip design e che necessitano di rivolgersi alle nostre foundry per la fabbricazione”, precisa Procaccio. Un’importante trasformazione di business che ha portato a potenziare la capacità produttiva di Intel in Europa e in America per affrontare l’era dell’intelligenza artificiale, che sta richiedendo chip con elevata potenza computazionale.
“La nostra strategia cavalca il momento storico – continua -: dal post pandemia la tecnologia non è mai stata tanto importante sia per gli utenti che per l’economia. Gli analisti confermano che la tech economy ormai rappresenta il 15% dell’economia mondiale e le stime ci permettono di dire che entro il 2030 il valore della tech economy raggiungerà il 33% del prodotto interno lordo mondiale. Un processo di digitalizzazione e di innovazione accelerato negli anni 2020-2021 legato, come recentemente affermato anche dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, al mercato dei semiconduttori. Non a caso lo shortage dei microchip, che ha caratterizzato l’ultimo anno, è la riprova del valore del chip sull’economia mondiale”.
E continua: “Quello che il petrolio ha rappresentato per l’economia globale negli ultimi 50 anni oggi è rappresentato dai chip che manterranno questa centralità anche per i prossimi 50 anni: dalla produzione dei chip dipenderà non solo lo sviluppo delle economie mondiali ma anche la dislocazione delle economie e la gestione degli equilibri geopolitici”.
Oggi la strategia di trasformazione del business, con la produzione di chip per aziende terze, annovera accordi ad esempio con la taiwanese Tsmc, una strategia che garantisce maggiore flessibilità anche nell’assemblaggio dei componenti e del packaging e che prevede piani di investimenti in America e in Europa. “E’ un piano ambiziosissimo. Condividiamo la necessità di ribilanciare la filiera produttiva, perché come ci ha insegnato la pandemia la produzione di chip non può continuare a dipendere da un’unica area geografica. Fino a prima del Covid l’80% dei semiconduttori era prodotto in Asia, una situazione non più sostenibile”.
Il piano di investimento europeo di oltre 50 miliardi di euro si concentrerà nel realizzare impianti produttivi in tre Paesi europei – Irlanda, Germania e Polonia (abbandonando il progetto iniziale che coinvolgeva anche l’Italia) – per potenziare la capacità produttiva in Unione Europea. “Non posso dare altre informazioni in questo momento sulla strategia in Italia dove il mercato è in forte evoluzione e contiamo su una buona collaborazione con il governo italiano”. Annunciati anche investimenti per 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti per l’apertura e il potenziamento di quattro impianti in Ohio, Oregon, New Mexico e in Arizona.
La Siliconomy e il peso dell’AI
Idm 2.0 resta la trasformazione di business più significativa che Intel ha portato avanti da oltre 55 anni, “uno shift strategico che permetterà di cogliere le opportunità che il mercato offrirà con l’avvento della cosiddetta Siliconomy, cioè un’economia basata sul silicio e che arriverà a valere miglia e miliardi di dollari entro il 2030. Quindi Idm 2.0 rimane il nostro focus strategico”. Una strategia che risponde anche alle richieste computazionali necessarie per garantire le prestazioni richieste dall’intelligenza artificiale. “L’intelligenza artificiale è senza dubbio il trend che sta incrementando la domanda di chip, anche se esiste da più di 50 anni. È più la percezione che abbiamo di questa tecnologia ad essere mutata. Nel 2017 la domanda dei semiconduttori relativi all’intelligenza artificiale era il 7% del mercato totale. Nel 2025 prevediamo che questo valore salga al 20%, anche se al di là dell’intelligenza artificiale tutti i settori avranno bisogno di chip, dal settore dell’automotive al settore dell’healthcare”.
L’approccio è a 360 gradi, si parla di AI everywhere, quindi dal cloud all’edge. Lo aveva ribadito anche Pat Gelsinger nel suo keynote al Computex: “L’AI sta guidando una delle più significative ere mai viste dal nostro settore e Intel è una delle poche aziende al mondo a innovare nell’intero spettro dell’intelligenza artificiale: dalla produzione di semiconduttori ai sistemi pc, di rete, edge e data center. Le nostre ultime piattaforme Xeon, Gaudi e Core Ultra, unite alla potenza del nostro ecosistema hardware e software, offrono soluzioni flessibili, sicure, sostenibili ed economiche che consentono ai nostri clienti di massimizzare le immense opportunità che il futuro presenta”.
In soli sei mesi, l’azienda è passata dal lancio dei processori Intel Xeon di quinta generazione all’introduzione del primo componente della famiglia Xeon 6; dall’anteprima degli acceleratori AI Gaudi all’offerta di un sistema di formazione e inferenza di intelligenza artificiale generativa (GenAI) conveniente e ad alte prestazioni; dall’inaugurazione dell’era degli AI pc con processori Intel Core Ultra, presenti in oltre 8 milioni di dispositivi, alla presentazione architettura client, il cui lancio è previsto per quest’anno.
“Grazie a questi sviluppi Intel sta accelerando l’esecuzione dell’AI, innovando e aumentando la velocità della produzione per rendere l’AI più accessibile e catalizzare l’innovazione in diversi settori”, aveva precisato il Ceo anticipando la prossima generazione di processori per AI pc, nome in codice Lunar Lake, che verranno presentati all’Ifa di Berlino a settembre e che saranno disponibile nel terzo trimestre del 2024.
Impegni sostenibili
Gli investimenti per aumentare la produzione di chip sono accompagnati da un impegno in termini di sostenibilità: entro il 2030 Intel di impegna ad utilizzo per la produzione il 100% di energie rinnovabili, entro il 2040 ad azzerare le emissioni dirette e indirette di gas serra. Gli investimenti, invece, rivolti verso l’AI riguardano “la capacità di introdurre sul mercato dei prodotti con delle nuove funzionalità basati sull’intelligenza artificiale, soprattutto grazie a un’innovazione che non può riguardare solo l’ambito hardware, ma deve necessariamente procedere in parallelo con l’innovazione in ambito software. Per noi è importante, quando si parla di intelligenza artificiale, ricordare che l’innovazione deve procedere in maniera responsabile e sicura, con un approccio aperto from the edge to the cloud, accessibile nel cloud computing, nelle reti, nei pc e nell’edge. E proprio per questo lavoriamo con tutto l’ecosistema degli sviluppatori per favorire un approccio aperto” continua Procaccio.
Nello specifico, Intel da anni mette capacità di calcolo e di intelligenza artificiale nei prodotti, dal data center ai client, con chip dedicati ai workload richiesti dall’intelligenza artificiale generativa. “Parlo di Intel Xeon, processori per data center, parlo degli acceleratori Gaudi e anche degli ultimissimi processori Intel Core Ultra che inaugureranno l’avvento della nuova generazione degli AI PC, senza dimenticare l’infrastruttura software per un AI multivendor e una multiarchitettura come OneApi e OpenVino. Io mi sento di poterti dire con ragionevole certezza, senza presunzione, che probabilmente non esiste un’altra azienda che in questo momento ha un’offerta tanto ampia per l’intelligenza artificiale”.
Il focus su AI pc
Ma veniamo alla strategia legata all’AI pc. L’ AI pc ha una Cpu, una Gpu e una Npu (Neural Processing Unit), ognuna con specifiche capacità di accelerazione AI e, grazie in particolare all’acceleratore specializzato Npu, sono gestite attività di intelligenza artificiale e machine learning direttamente sul pc invece di inviare dati nel cloud, utilizzando poca energia. Rispetto all’intelligenza artificiale generativa e large language model massivi, addestrati partendo da miliardi di dati pubblici, l’intelligenza artificiale implementata direttamente sui pc è addestrata sulla base dei dati dell’utilizzatore, senza la necessità di accedere al cloud. “Gli AI pc rappresentano quella stessa svolta dell’integrazione del wireless all’interno della piattaforma dei pc portatili, con la differenza che oggi gli utenti non hanno ancora la consapevolezza piena di quello che l’AI potrà abilitare a livello di esperienza. Le opportunità non sono sicuramente immediatamente visibili, proprio perché siamo all’inizio di una nuova esperienza di pc. Con il passare del tempo tutti i pc saranno AI pc e quindi non sarà più neanche necessario sottolinearlo, diventerà spontaneo chiedere un pc dando per scontato che sarà un pc con le funzionalità di intelligenza artificiale integrate (cosi come lo è oggi pensare alla connessione Wifi integrata)”.
E se per anni gli analisti hanno preannunciato la morte del pc, pensando potesse essere rimpiazzato da dispositivi werable o smartphone, oggi sono convinti che il pc è vivo e vegeto e “ rappresenti l’unica vera piattaforma di raccordo fra tutti i dispositivi che un utente utilizza”. Come dice Andy Grove, Ceo storico di Intel, il primo a definire il personal computer il dispositivo per eccellenza, in grado di evolvere e di adattarsi continuamente alle esigenze degli utenti.
Accordi italiani
L’Italia resta un mercato strategico (“è nelle top focus country europee”) sia in ambito consumer che in ambito enterprise, dove si stima che la nuova famiglia di processori capaci di abilitare i nuovi AI pc prenderà piede. “E’ un paese storicamente votato alla mobilità e l’introduzione dei nuovi dispositivi interesserà sia il mercato consumer che enterprise: riteniamo che i nuovi AI pc saranno accolti con gradimento dagli italiani”. Forte la collaborazione con il mondo accademico nell’ambito dell’alto calcolo scientifico con clienti del calibro di Cineca e Leonardo e con le aziende, dalle enterprise alle Pmi “un mercato sicuramente frammentato, ma che ha delle potenzialità importanti e che raggiungiamo con i nostri partner di canale, con i distributori”.
Tornando alle Olimpiadi che si aprono a fine settimana, Intel metterà a disposizione anche tecnologie di AI per un maggiore coinvolgimento degli spettatori oltre che degli atleti, con un’esperienza immersiva che consentirà agli appassionati di valutare in modo innovativo il potenziale degli atleti. Saranno le prime Olimpiadi trasmesse completamente in livestreaming in 8K.impiadi trasmesse completamente in livestreaming in 8K.
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