L’entrata di Apple come osservatore nel Cda di OpenAI è rimasta un’idea solo abbozzata. In settimana – nel giorno in cui la Commissione Europea dopo quattro anni chiude ufficialmente l’indagine nei confronti di Apple per abuso di posizione dominante nella gestione di Apple Pay– Apple continua a fare parlare di sé. 
Ha deciso di non entrare come osservatore nel consiglio di amministrazione di OpenAI. E lo stesso ha deciso Microsoft, facendo un passo indietro e uscendone.

Ora, le due storie hanno un filo che le accomuna.

La prima. La vicenda legata all’antitrust europeo, che imputava ad Apple l’incompatibilità dei chip Nfc degli iPhone con altre piattaforme di pagamento diverse da Apple Pay, si è conclusa con un accordo tra Apple e la Commissione Europea, evitando ad Apple di pagare una sanzione che avrebbe potuto arrivare al 10% del suo fatturato annuale, pari cioè a 40 miliardi di dollari.
La pace fatta – dopo quattro anni e mesi di avvicinamento – fa sì che anche gli smartphone concorrenti potranno utilizza la tecnologia Nfc degli iPhone per pagare nei negozi in modo sicuro.

L’accordo con la EU prevede che Apple, per i prossimi dieci anni, aprirà gratuitamente la tecnologia Nfc agli sviluppatori di sistemi alternativi ad Apple Pay ed Apple Wallet (1), consentirà agli sviluppatori di chiedere agli utenti se vogliono impostare un wallet di terze parti come sistema di pagamento predefinito in modo semplice (2), concederà ai wallet terzi le funzionalità ad oggi riservate a Apple Pay (3), per esempio la rilevazione automatica del Pos avvicinando lo smartphone.

Così Margrethe Vestager, commissario europea per la concorrenza in una nota a valle della decisione. “Pagare con lo smartphone è comodo e sicuro. Apple si è impegnata a permettere ai rivali di accedere alla tecnologia Nfc degli iPhone. La decisione odierna rende vincolanti gli impegni di Apple. Apre la concorrenza in un settore cruciale, impedendo ad Apple di escludere altri wallet dall’ecosistema di iPhone. D’ora in poi i concorrenti potranno competere con Apple Pay per i pagamenti mobili con l’iPhone nei negozi. Quindi i consumatori avranno una gamma più ampia di wallet tra cui scegliere”.
Ribandendo però il comportamento scorretto della casa di Cupertino: “La Commissione ritiene in via preliminare che la politica di Apple abbia escluso dal mercato i concorrenti di Apple Pay e abbia comportato una minore innovazione e una minore scelta per gli utenti”.

La seconda. L’uscita di Microsoft come osservatore dal consiglio di amministrazione di OpenAI, e la rinuncia di Apple a farne parte nella stessa veste, non è cosa da poco se si tiene conto che la prima ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, la seconda ha annunciato l’accordo per integrare ChatGpt nei sui prodotti poco più di un mese fa, alla Wwdc 2024 di inizio giugno.

Microsoft ha dichiarato che fa un passo indietro perché fiduciosa della direzione che il nuovo consiglio di amministrazione di OpenAI ha preso, tale da rendere la sua presenza non più necessaria.

Sarebbe miope non vedere che la ragione di questo passo indietro trova adito nell’attenzione delle autorità antitrust (americane e europee) sulle partnership Microsoft-OpenAI e Apple-OpenAI, a tutela della libera concorrenza sul mercato.
Il filo rosso che lega questi cambi di strategie sta nella crescente preoccupazione con cui gli organismi regolatori osservano le big tech, potenti, pervasive, che hanno in mano il bandolo della matassa su tecnologie chiave. Di AI si parla ma non solo, perché comportamenti anticoncorrenziali, tutela di dati e privacy, rispetto di normative ed etica aggrovigliano il gomitolo. Nel quale poi l’AI è solo un filo.

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