Dalla base spaziale europea di Kourou, nella Guyana Francese, questa settimana è pronto al lancio Prisma – PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa, il satellite progettato dall’Agenzia Spaziale Italiana e da un team di aziende tutte italiane, che apre nuovi scenari per il controllo dei processi ambientali e delle risorse della Terra.
Amplificazione delle bande spettrali
A circa 620 chilometri di quota, dalla sua orbita, il satellite si prepara ad osservare il nostro intero Pianeta grazie ad un’innovativa strumentazione, il sensore ottico iperspettrale operativo più potente al mondo, in grado di lavorare in numerose, strette e contigue bande disposte dal visibile al vicino infrarosso (VNIR, Visible and Near InfraRed) e fino all’infrarosso ad onde corte (SWIR, Short Wave InfraRed).
Si tratta di un notevole progresso tecnologico: a differenza dei sensori ottici passivi satellitari attualmente operativi, che registrano la radiazione solare riflessa dal nostro pianeta in un numero di bande spettrali che ad oggi arrivano ad un massimo di una decina, la dotazione del satellite Prisma è in grado di acquisirne 240 (239 bande spettrali più il canale pancromatico).
Leonardo nell’RTI tutto italiano
Il progetto rappresenta una sintesi di sistema industriale, di ricerca e progettazione completa. A sostenere la realizzazione di Prisma, al fianco fianco dell’Agenzia Spaziale Italiana, infatti, un RTI, Raggruppamento Temporaneo di Imprese che ha contribuito alle varie fasi di implementazione, dallo studio, alla realizzazione, alla messa in orbita, alla gestione dei dati a terra.
Il raggruppamento è guidato da Ohb Italia, responsabile della missione e della gestione dell’intero programma, dell’ingegneria di sistema, della progettazione, dello sviluppo e dell’integrazione della piattaforma e di tutte le attività di validazione del satellite. Il lancio avviene attraverso il vettore Vega prodotto da Avio, lanciatore dell’Esa ma di concezione e costruzione a prevalenza italiana (viene sviluppato e fabbricato per il 65% in Italia, mentre il rimanente 35% delle attività di produzione è distribuito tra Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Svezia e Francia).
La realizzazione della strumentazione elettro-ottica vede protagonista Leonardo, che ha progettato e costruito a Campi Bisenzio (FI) il payload elettro-ottico della missione. Sempre da Campi Bisenzio è posizionato il sensore stellare che permetterà al satellite di orientarsi nello spazio, mentre a Nerviano, in provincia di Milano, Leonardo ha realizzato i pannelli solari e l’unità di alimentazione di Prisma. Il centro di controllo della missione è stato realizzato da Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) per il segmento di terra, che comprende il centro di controllo della missione al Fucino (AQ) e il centro di acquisizione ed elaborazione dei dati dal Centro Spaziale di Matera – e gestirà LEOP (Launch and Early Orbit Phase) e attività di test in orbita. Thales Alenia Space (Thales 67%, Leonardo 33%), infine, ha realizzato il sistema di trasmissione dei dati a bordo del satellite.
Prevenzione dell’ambiente e dei rischi naturali
La missione si prepara a dare un sostanziale contributo all’osservazione dallo spazio delle risorse naturali e allo studio dei principali processi ambientali, come le interazioni tra atmosfera, biosfera e idrosfera o l’osservazione dei cambiamenti dell’ambiente e del clima a livello globale. Prisma sarà infatti in grado di fornire preziose informazioni a supporto delle opere di prevenzione rispetto ai rischi naturali, come quello idrogeologico, ed antropici, come l’inquinamento del suolo, del monitoraggio dei beni culturali, delle azioni di ausilio alle crisi umanitarie, delle attività agricole e di sfruttamento delle risorse minerarie.
L’acquisizione dei dati rilevati permetterà di raffinare le conoscenze riguardanti le risorse naturali ed i principali processi ambientali in atto, come i fenomeni legati al cambiamento climatico. La tecnologia iperspettrale permette, infatti, di vedere più dell’occhio umano e di riconoscere non solo le forme degli oggetti ma anche quali elementi chimici contengono. Ogni materiale ha una propria firma spettrale, una vera impronta digitale: una combinazione unica di colori, detti bande spettrali. La strumentazione di Prisma sarà in grado di analizzare questa firma viaggiando a 27.000 km all’ora, e potrà così identificare un oggetto o risalire alle caratteristiche di un’area sotto osservazione.
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