Porre veramente il paziente al centro, capovolgendo la prospettiva attuale che spesso vede invece un’assistenza frammentata e che prende in carico la singola patologia e non il singolo paziente. Serve un approccio strategico nuovo, che tragga ispirazione da un’attenta analisi del cosiddetto “patient journey”. Il contributo a questo processo, descritto da Guido Beccagutti, Responsabile Sviluppo Value Based HealthCare di Medtronic
La sfida della maggiore sostenibilità del settore socio-sanitario può trarre benefici dalla nuova frontiera della sanità digitale. Quali sono dal vostro osservatorio i trend principali che la sanità sta vivendo? Quali i miglioramenti avvenuti, quali le criticità ancora da sanare?
“Numerosi elementi caratterizzeranno le sfide e le complessità che i professionisti sanitari, le istituzioni, le aziende e tutti gli stakeholder del Sistema Sanitario oggi devono affrontare. Qualità, equità e sostenibilità sono i tre punti cardine per il Sitema Sanitario e nello stesso tempo le sfide che esso deve fronteggiare. Riguardo alla sostenibilità, vediamo che questa è minata dall’aumento dell’aspettativa di vita e del carico di malattie croniche (si stima che entro il 2050 oltre 1/3 della popolazione UE avrà un’età superiore ai 60 anni; inoltre, attualmente più del 50% della popolazione ha una condizione di cronicità e la prevalenza di multi-cronicità continua ad aumentare). Per quanto riguarda invece la qualità, negli ultimi dieci anni, molto si è fatto sulla misurazione e sul miglioramento della qualità e della sicurezza dell’operato di ospedali, servizi di assistenza primaria e singoli professionisti per ovviare al problema delle variazioni ingiustificate. Tuttavia abbiamo ancora un’ assistenza primaria debole e carente, con strategie di prevenzione dei sistemi sanitari pubblici spesso obsolete. Inoltre la sola qualità, sebbene di estrema importanza come disciplina e strumento di miglioramento degli outcome dei pazienti, di per sé non assicura maggior equità e un maggior valore per la popolazione in quanto il paziente trattato potrebbe non essere quello che ne ha maggior bisogno, consapevoli che oggi c’è un incremento nella domanda di servizi dovuta al cambiamento demografico e alla transizione epidemiologica.
D’altro canto, le tecnologie stanno contribuendo in maniera determinante ed estremamente positiva al miglioramento dell’aspettativa e della qualità della vita (si pensi a tutto il mondo dei dispositivi mininvasivi, alla possibilità di eseguire diagnosi precoci con tumori anche di pochi mm, ai farmaci biologici che permettono di curare patologie prima non curabili), e nello stesso tempo oggi possiamo disporre di immense quantità di dati sanitari raccolti in maniera automatica dai dispositivi impiantati o tramite database amministrativi e registri di patologia.
Il SSN deve dunque necessariamente implementare la propria capacità di utilizzare tutto ciò che ha disposizione per fronteggiare le sfide/i problemi che ne minano la sostenibilità e la qualità”.
La trasformazione digitale in atto nel settore sanità deve essere affrontata coinvolgendo tutti gli attori: istituzioni pubbliche, private, vendor di tecnologia, partner, aziende farmaceutiche… Una pletora complessa. Come supportate questo dialogo costruttivo? Con quali azioni?
“Una delle sfide più importanti che il Sistema Sanitario deve oggi affrontare è quello di “riprogettarsi” per porre veramente il paziente al centro, quindi capovolgendo la prospettiva attuale che spesso vede invece un’assistenza frammentata e che prende in carico la singola patologia e non il singolo paziente. Soddisfare l’esigenza di empowerment del cittadino-paziente richiede un approccio strategico nuovo, che tragga ispirazione da un’attenta analisi del cosiddetto “patient journey” e le tecnologie digitali possono effettivamente supportare la riprogettazione di questo viaggio, rispondendo ai bisogni di pazienti e caregiver. Le aziende stanno affinando e migliorando sempre di più tecnologie che permettono di raccogliere automaticamente dati sanitari fondamentali per la cura del paziente mediante sistemi wireless di dispositivi impiantabili attivi (pacemaker, defibrillatori, neruostimolatori….), dati che poi vengono gestiti dagli operatori sanitari per la cura e la prevenzione di determinare patologie.
Nello stesso tempo, disporre nelle strutture ospedaliere di piattaforme informatiche che consentano di integrare dati clinici, dati economici e di processo e in generale riferiti al paziente sta diventando la base per il monitoraggio dei risultati che una determinata terapia porta, per monitorare non solo la buona riuscita della terapia ma anche per migliorare il percorso del paziente e la sua relazione con gli operatori sanitari. Ad esempio, ricordando che il valore di una terapia è data sia dal trattamento acuto, che dalla gestione ottimale del follow up clinico, il fatto di associare ad una procedura clinica uno strumento che connetta i pazienti per controllare il loro stato di salute dopo la dimissione, aumenta il valore della terapia stessa.
Medtronic promuove e partecipa a Gruppi di Lavoro multidisciplinari con esperti nazionali e internazionali nel panorama della salute digitale con l’obiettivo di: unire i decision maker per comprendere e cogliere le opportunità, e le sfide del nuovo contesto generato dal digitale; dialogare con il legislatore per la creazione di un contesto regolamentare che faciliti lo sviluppo digitale del settore della salute in Italia”.
Guardando ai prossimi anni, qual è la strategia della vostra azienda per accelerare la svolta decisiva verso una sanità sempre più digitale e di valore, rispondente cioè ai paradigmi della Value Based Healthcare?
“La necessità di mettere al centro il beneficio atteso dai singoli interventi sanitari anziché i volumi di procedure o la semplice tecnologia richiede una trasformazione radicale di modelli organizzativi, finanziamento e di relazione tra i diversi stakeholder sanitari. In questo contesto, i payer dovrebbero essere sempre più propensi a stringere accordi di condivisione del rischio. Infatti, i sistemi sanitari basati sui modelli assistenziali finanziati a quota capitaria si assumono il rischio di successo/insuccesso terapeutico completo per i costi totali di assistenza e di esito per una vasta popolazione (sani e malati), mentre sono in continua diffusione i modelli in cui i provider si assumono la responsabilità per gli esiti e i costi di cura specificamente legati a una particolare condizione.
Questa strategia globale prende il nome di Value Based Health Care e coinvolge tutti gli attori del sistema sanitario.
Per guidare questo cambiamento occorre stabilire programmi innovativi di partnership che abbiano come scopo da un lato la riduzione delle inefficienze dei servizi sanitari e dall’altro la creazione e dimostrazione del valore delle terapie e dei percorsi di cura.
Medtronic, come la maggior parte degli stakeholder, ha avviato da qualche anno il percorso verso la Value Based Healthcare (VBHC). Stiamo coinvolgendo leader del settore, istituzioni, ospedali e decision maker per consolidare e migliorare la nostra strategia. Inoltre, stiamo approfondendo e sviluppando definizioni, percorsi e “case studies” con diverse organizzazioni in Italia e nel mondo.
In Italia abbiamo avviato, con alcuni Ospedali pubblici e privati, 17 progettualità coerenti con il modello VBHC che hanno il macro obiettivo di evolvere verso un’assistenza sanitaria basata sugli esiti di salute generati anziché sui volumi di prestazioni erogate, attraverso una partnership a lungo termine e con la forte responsabilità verso i risultati di valore generato.
Solo a titolo di esempio abbiamo accordi che valuteranno i circa 500 pazienti che ogni anno sono candidabili all’angioplastica coronarica presso l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo per migliorarne i percorsi di cura. Offriremo strumenti che valuteranno, quando possibile e appropriata, la dimissione in giornata. Con sistemi di verifica, monitoraggio e pianificazione, anche forniti al paziente attraverso semplici applicazioni su smartphone, misureremo la riduzione del numero di giornate di decenza non necessarie. Le stime indicano un valore di +3,9 posti letto al giorno generati.
Presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS abbiamo siglato in questi giorni un accordo di tecnologie, servizi e soluzioni per circa 700 pazienti di ginecologia sottoposte a isterectomia. In questo caso, con il già ottimo risultato clinico riscontrato, valuteremo invece come migliorare l’iter tra il prericovero, il ricovero, la sala operatoria e la degenza. L’obiettivo è quello di creare una miglior “esperienza” per le pazienti, riducendo le liste di attesa.
Progetti siglati con altri Ospedali andranno a determinare la riduzione delle recidive, ad esempio della fibrillazione atriale se trattata con le tecnologie più appropriate, condividendo il rischio ovvero associando un valore qualora le riduzioni delle riospedalizzazioni siano significative oppure fornendo le nostre tecnologie a titolo gratuito qualora questi non siano raggiunti”.
Leggi tutti i contributi dello speciale Digital Health Summit
© RIPRODUZIONE RISERVATA