Per generare valore occorre un approccio profondamente collaborativo anche fra clinici. “Clinical Knowledge Portal” è l’impegno di Dedalus portato al Digital Health Summit 2019 e raccontato nell’intervista a Giorgio Moretti, Amministratore Delegato, Dedalus: una rivoluzione “dolce”, ossia un’evoluzione accelerata, che porti i clinici a lavorare meglio, condividendo informazioni e buone pratiche per dare più tempo ai pazienti e ridurre i rischi.

La sfida della maggiore sostenibilità del settore socio-sanitario può trarre benefici dalla nuova frontiera della sanità digitale. Quali sono dal vostro osservatorio i trend principali che la sanità sta vivendo? Quali i miglioramenti avvenuti, quali le criticità ancora da sanare?

Giorgio Moretti
Giorgio Moretti, Amministratore Delegato, Dedalus

“Da anni stiamo assistendo a scelte di manutenzione del sistema sanitario: ci riferiamo alla chiusura di piccoli ospedali; alla maggiore territorializzazione delle cure investendo su strutture intermedie (RSA, Centri diurni, organizzazioni di MMG, etc.); all’attenzione posta, in modalità non sempre chiare e spesso contraddittorie tra loro, alle cronicità e alle modalità con cui il sistema sanitario si prende in carico questi malati. Tutte scelte che hanno “migliorato” un sistema vecchio, basato su fondamenti di sanità pubblica ormai superati.
Parallelamente, abbiamo assistito (e tuttora assistiamo) ad un progresso accelerato sul versante dell’innovazione tecnologica, dove in tutti i campi (ICT, medical devices, farmaci) assistiamo ad un’offerta di soluzioni sempre più disruptive e foriere di discontinuità nel modo di fare sanità. Tutte innovazioni che hanno radicalmente risolto difficoltà e problemi fino a poco tempo fa insormontabili.
Di fatto, scelte di manutenzione istituzionale da un lato e irrompere di innovazione tecnologica dall’altro hanno acuito la sensazione di un sistema frammentato, in cui manca una visione di insieme, in cui si parla per slogan (regionalismo si, regionalismo no) senza offrire soluzioni alternative, in cui si prendono decisioni che contraddicono gli obiettivi iniziali (si veda il payback farmaceutico).
C’è bisogno di ricomporre questo quadro frammentato e si può fare solo con una conoscenza condivisa della realtà e dei suoi problemi di fondo: e questo lo si può fare sfruttando i dati presenti nei vari punti frammentati del sistema, che oggi non sono utilizzabili.
I dati, infatti, permettono la creazione di informazioni, le informazioni permettono la conoscenza, la conoscenza permette di avere una visione di insieme per prendere decisioni di medio lungo termine, perché i sistemi non si cambiano nel giro di un esercizio di bilancio”.

La trasformazione digitale in atto nel settore sanità deve essere affrontata coinvolgendo tutti gli attori: istituzioni pubbliche, private, vendor di tecnologia, partner, aziende farmaceutiche… Una pletora complessa. Come supportate questo dialogo costruttivo? Con quali azioni?

“Il dialogo può avvenire su progetti complessi e disruptive, sia nella discontinuità col passato che nel cambiamento delle stesse modalità di costruzione e gestione dei progetti stessi.
Non crediamo più a “tavoli di concertazione/di lavoro” in sede istituzionale. Soprattutto, non crediamo alle audizioni del mondo professionale e industriale, audizioni in cui chi chiede fa domande precostituite (spesso scritte in burocratese) e chi risponde ha pochi minuti per esprimersi più come ad un esame che non come in un dialogo/confronto.
Se non c’è spazio e capacità di ascolto, non c’è possibilità di dialogo.
Quindi, abbandoniamo le vecchie ritualità e concentriamoci sulla fattualità.
Dobbiamo far nascere progetti dalla real life, progetti in cui concorrono più soggetti: un progetto di cambiamento dentro un preciso contesto e che coinvolge più industrie/organizzazioni, di settori diversi (penso all’ICT, al Pharma, ai medical devices) è più costruttivo di tutte le norme di riordino dei sistemi sanitari regionali o di riorganizzazione degli ospedali.
Noi ci sentiamo attori del sistema, non solo dei meri fornitori di tecnologia, di software, di prodotti commodities. E, in quanto attori, vogliamo dire e fare la nostra parte per offrire soluzioni concrete e immediatamente operative, che diano discontinuità alla stagnazione del vecchio che resiste.
Da questa posizione nasce il Portale della Conoscenza Clinica, uno strumento per ridare ai medici un ruolo centrale nella medicina e, di conseguenza, nella sanità: un ruolo fatto di conoscenza, di ricerca, di condivisione dei dati clinici a tutto vantaggio di ciò su cui si basa qualsiasi sistema sanitario, ovvero la relazione tra un medico e un paziente. Dal miglioramento di questa relazione ci si può attendere il miglioramento dell’intero sistema”.

Il mondo farmaceutico ha un ruolo di primo piano nello sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la vita delle persone. Quali sono i servizi che proponete e quali le peculiarità della vostra offerta.

“La ricerca in campo farmaceutico si fonda in modo sostanziale sui “Clinical Trials”: i dati relativi a determinati pazienti ed alla loro risposta ai trattamenti farmacologici in fase di “trial” sono la fonte primaria di informazioni per determinare il successo o meno di un determinato farmaco. Oggi i Clinical Trials sono molto onerosi, sia per le aziende farmaceutiche che per le aziende sanitarie ed i clinici che li supportano: a causa delle difficoltà di condivisione delle informazioni cliniche, le informazioni vengono spesso riscritte nei software dedicati ai Clinical Trials, richiedendo un grande sforzo da parte dei medici, allungando i tempi e incidendo pesantemente sulla qualità dei dati.
Il progetto CKP – Clinical Knowledge Portal che Dedalus ha lanciato lo scorso 7 ottobre, ambisce a rendere possibile una vera collaborazione fra clinici e, fra gli altri possibili usi, può, ad esempio, essere utilizzato nel processo dei clinical trials, accorciando i tempi e migliorando in modo significativo la qualità dei dati.
La prima importante funzionalità del CKP è la sua capacità di descrivere i “concetti clinici” con l’obiettivo di rappresentarli compiutamente attraverso tutte le sue caratteristiche, consentendone una “mappatura” verso codifiche diverse e strutture diverse come quelle utilizzate nei sistemi EMR e negli strumenti di raccolta dati dei Trials Clinici. Grazie a questa funzionalità, il medico può inviare le informazioni necessarie al Clinical Trial direttamente dal sistema EMR che utilizza quotidianamente per curare il paziente, con la certezza di essere “clinicamente compreso” e senza modificare il proprio modo di lavorare.
Inoltre, attraverso il CKP è possibile definire i protocolli specifici da seguire per il trial, ed il medico potrà scaricarli automaticamente in forma di “order-sets” nel proprio sistema EMR. Dunque, grazie al CKP, i medici che hanno un paziente idoneo al Trial possono accedere al CKP recuperando le informazioni essenziali sui dati da raccogliere nel loro EMR abituale e le azioni richieste. Quando necessario, i dati raccolti nel loro EMR possono essere trasferiti nel repository dei dati del Clinical Trial con una trasformazione automatica della codifica, quando necessario.
Questo tipo di funzionalità riduce drasticamente il tempo di raccolta dei dati degli studi clinici, migliorandone significativamente la qualità. Un risultato prezioso per le attività di ricerca delle aziende farmaceutiche che possono così ridurre in modo importante i tempi di messa in commercio dei nuovi farmaci”.

Guardando ai prossimi anni, qual è la strategia della vostra azienda per accelerare la svolta decisiva verso una sanità sempre più digitale e di valore, rispondente cioè ai paradigmi della Value Based Healthcare?

“Il Value Based Healthcare è un paradigma nato molti anni fa in un contesto di sistema sanitario (quello americano) molto differente da quelli europei e, in particolare, italiano. Dedalus ritiene che sia necessario adeguare il VBHC ai nostri modelli di riferimento attraverso la definizione di un nuovo ruolo del paziente, o meglio della “persona”: non più al centro… ma co-protagonista, nella progettazione delle soluzioni e nella misurazione del valore atteso dalla sanità.
Con la rivisitazione del modello di Value Based Healthcare ci si può aprire a nuovi orizzonti: si può misurare il valore prodotto per le organizzazioni, ma anche quello per la persona, coinvolgendola da subito, per comprendere il suo concetto di valore e quindi la sua «domanda» di salute, diversa dal “bisogno” di salute, ma non per questo meno importante nella definizione di “valore”. Per questo Dedalus ha definito una nuova area strategica per il “Person Engagement”: soluzioni integrate, disegnate per offrire servizi e risposte alle persone ed ai pazienti, coinvolgendoli sin dalla fase di progettazione, per comprendere davvero le domande ed i bisogni.
Ma per generare “valore” è necessario un approccio realmente e profondamente collaborativo anche fra clinici. Oggi la collaborazione «digitale» fra clinici è praticamente impossibile. Le tecnologie digitali hanno reso possibile scambiare delle informazioni, ma non in modo funzionale alla reale pratica clinica.
Dedalus ha messo a punto il progetto strategico “Clinical Knowledge Portal” con l’obiettivo di rendere possibile la vera collaborazione clinica: una rivoluzione “dolce”, ossia un’evoluzione accelerata, che porti i clinici a lavorare meglio, condividendo informazioni e buone pratiche per dare più tempo ai pazienti e ridurre i rischi”.

Leggi tutti i contributi dello speciale Digital Health Summit

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