Servizi e soluzioni per la comunicazione, l’informazione e l’entertainment sono il core dell’offerta Verizon che proprio nel 2020 compie i suoi primi vent’anni e vede il suo fatturato superare i 130 miliardi di dollari. Con un’attenzione particolare proprio per gli ambiti di pertinenza del proprio business, Verizon prova a identificare i trend tecnologici che impatteranno sulle aziende nel corso dell’anno.
Le aziende sentono il problema di riuscire a rendere effettivi i processi di trasformazione digitale già in corso, di utilizzare la tecnologia per risolvere reali esigenze di business, di poter assicurare che quella scelta sia funzionale ai risultati che si vogliono raggiungere.
Tra le criticità che vivono: la mancanza di agilità, le preoccupazioni per la sicurezza e, appunto, le performance. Perché adottare nuove tecnologie che alla fine non riflettono una reale migliore esperienza per i clienti finali è inutile. George Fischer, president of global enterprise per Verizon Business: “In questo tempo di democratizzazione dei dati e più in generale della tecnologia, vedremo l’innovazione accelerare sempre più rapidamente e n questo tempo di democratizzazione dei dati e più in generale della tecnologia, vedremo l’innovazione accelerare sempre più rapidamente”.
Si intende, i digital enabler sono realmente tali, ma la capacità di adattarsi e cogliere le opportunità richiede una flessibilità che spesso manca, anche infrastrutturale. Da qui l’idea, secondo Verizon, per cui il software defined networking (Sdn) continuerà ad abilitare l’orchestrazione di rete in modo da supportare la realizzazione di applicazioni per tipologia e l’espansione del business, quando se ne presentano le opportunità. Sdn permette alle organizzazioni tra l’altro di “cambiare in velocità”, abilitando gli investimenti in tecnologia e networking in maniera rapida ed efficace (1).
Questo in un ecosistema che si espande, per cui sono richieste partnership, anzi multipartnership. Nessuno può essere da solo best of breed e non è conveniente tentare di esserlo. Serve una nuova modalità per gestire l’approvvigionamento di risorse informatiche, lo spazio, anche infrastrutturale (2).
In un ambiente ipercompetitivo la forza del brand rappresenta un vantaggio ma deve corrispondere ad esso la capacità di portare risultati ai clienti. Perché le interazioni con essi sono destinate a crescere e nel prossimo decennio vinceranno le sfide le aziende che sapranno gestire queste interazioni in modo organico (in un’ottica multicanale). Ecco perché nel 2020 il mercato delle tecnologie di Crm (e di Cxm) crescerà rapidamente, offrendo maggiori possibilità per l’integrazione vocale e video per i servizi di contact center distribuiti (3) e “stiamo entrando in una nuova era in cui queste tecnologie consentono esperienze altamente personalizzate costruite attorno ai valori dell’utente finale e dell’azienda”, commenta Fischer.
Con pragmatismo. L’ambito relativo alla customer experience è un ambito esposto e non poco alle problematiche di sicurezza (4). Le guerre commerciali si giocano anche così. Aziende, PA, e organizzazioni si dovranno impegnare sugli aspetti basilari della security, per mantenere le informazioni al sicuro e per garantire la privacy, con un’attenzione particolare alle minacce interne.
Da qui l’attenzione per le architetture zero trust, a patto di coniugare severità con “usabilità”. Indirizzata anche attraverso l’utilizzo di bot e robot. Esposte ai problemi di sicurezza saranno infatti robotica, automazione e IoT che pure rappresentano ambiti che hanno tanto da guadagnare dall’implementazione del 5G (5) a livello aziendale. Il 2020 da questo punto di vista rappresenta tuttavia ancora un anno esplorativo, un anno in cui quindi cresceranno i servizi di consulenza volti a mettere a terra i progetti, chi ha maturato un’expertise in questo ambito sarà pronto a monetizzarla.
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