Sta accadendo ciò che non è accaduto negli ultimi dieci anni nonostante gli sforzi della comunità digitale. Le rilevazioni periodiche sulla sua diffusione registravano l’utilizzo della Telemedicina, sia nella medicina di base che in quella specialistica, su percentuali poco incoraggianti. Il nodo della remunerazione delle prestazioni SSN erogate in telemedicina, risolto solo per pochi casi, costituiva un ostacolo molto rilevante allo sviluppo.

Poi è arrivato il Covid-19.  In questa fase in cui tutti i contatti diretti sono scoraggiati, la medicina a distanza sta prendendo piede, in varie forme. Da quella più episodica, della telefonata periodica del medico di base al paziente in osservazione, alla prescrizione farmaci via mail, whatsapp, sms. Medici e pazienti hanno imparato a parlarsi via telefono, mail, chat, a vedersi con foto, film, videochiamate; si è visto che questo surrogato della visita diretta non è poi così scadente, molti dei coronavirus latenti nella popolazione sono gestiti così, da remoto. Questo modello è stato applicato anche per tutti i problemi non-Covid-19, sia perché di questi tempi chiunque ha un problema si guarda bene dall’andare in ambulatorio o in ospedale, sia per la gestione delle patologie croniche.

Ma al di là della “pura” comunicazione, con eventuale scambio di immagini fotografiche, si stanno  affermando alcune esperienze più strutturate, che partendo da applicazioni già in uso in ambito sanitario ne estendono l’ambito di applicazione e prevedono l’interazione del paziente da remoto con l’ambiente di prevenzione e cura.

E a questo proposito, qualche giorno fa l’Istituto Superiore di Sanità è uscito con un interessante contributo metodologico, il documento “Indicazioni ad interim per servizi assistenziali di telemedicina durante l’emergenza sanitaria Covid-19”. Nel rapporto si descrivono le caratteristiche base del servizio di telemedicina in 3 scenari applicativi:

  1. paziente in quarantena “sano”;
  2. paziente con sintomi, di cui controllare lo stato (eventualmente tampone) e soprattutto che non si aggravi;
  3. paziente cronico, che va monitorato per le sue patologie.

Per ogni situazione si forniscono indicazioni su come usare le tecnologie già in uso al domicilio del paziente ed adattarle alla situazione riducendo i rischi, pur nella consapevolezza dei problemi di sicurezza.

ehealth4all punta sulla prevenzione 

Questo fiorire di iniziative, insieme alla evidenza che in questi giorni sia le aziende sanitarie che i loro fornitori sono ancora concentratissimi solo sull’emergenza, ha consigliato agli organizzatori del premio ehealth4all uno spostamento della scadenza all’estate, entro il 30 giugno 2020.

I fatti di questi mesi hanno dimostrato una volta di più l’efficacia delle azioni preventive.  Sempre più centrale, quindi, il premio eHealth4all, che individua la migliore applicazione digitale per la prevenzione, da quella primaria (nutrizione, vaccinazioni, stili di vita, …), alla secondaria (screening, epidemiologia, …) e terziaria (gestione e monitoraggio delle patologie, per limitarne l’aggravamento).

Appuntamento quindi per i progetti, con particolare interesse per quelli nati o messi a punto per l’emergenza, a giugno 2020. Il bando e le modalità di iscrizione sul sito del premio, scadenza finale: 30 giugno 2020.

A cura di Ornella Fouillouze – VP Club TI Milano

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