Il cloud computing ha dimostrato di riuscire a soddisfare le esigenze delle aziende che oggi hanno bisogno di maggior agilità e flessibilità rispetto al passato, per proseguire il proprio percorso di trasformazione digitale e sfruttare i digital enabler come l’AI, blockchain, IoT, e per la valorizzazione dei dati. E Gartner prevede che da qui al 2022 il mercato cloud crescerà a un ritmo tre volte superiore rispetto a quello di tutti gli altri servizi IT. Il modello di adozione preferito e più diffuso è quello ibrido, ed è in crescita il numero delle aziende che utilizzano servizi di public cloud senza rinunciare alla disponibilità di risorse in modalità on-premise.

Proprio la scelta di “quale cloud” adottare resta tra i temi al centro dell’attenzione dei Cio e dei board aziendali, per una serie di motivi: il cloud privato non rappresenta la scelta più vantaggiosa per determinati workload, soprattutto quando è richiesto un provisioning di risorse immediato e flessibile, e il cloud pubblico su alcuni importanti settori verticali pone una serie di criticità per quanto riguarda il pieno controllo dei dati che in alcuni casi devono necessariamente rimanere on-premise

In questo contesto la proposta di Oracle con il suo Cloud@Customer è pensata in modo specifico per preservare gli investimenti esistenti, soddisfare le esigenze dettate dai regolamenti relativi a privacy e “sovranità sui dati”, ed è in grado di garantire allo stesso tempo tutti i benefici del cloud: flessibiliitàsicurezza, resilienza, risparmio sui costi. Consente inoltre di superare i problemi di latenza nella interconnessione tra le applicazioni portate in public cloud e quelle ancora on premise, che possono costituire un barriera nel percorso di migrazione verso il cloud. 

La proposta Oracle Cloud@Customer, infatti, permette di utilizzare le elevate performance e la nota capacità di consolidare svariati database (anche con workload molto diversi tra loro) della piattaforma Exadata X8M non acquistando l’HW e le licenze SW in modo “tradizionale” ma sottoscrivendo un servizio Cloud. Il sistema viene pero’ posizionato nel data center del cliente e quindi connesso alla rete locale per colloquiare velocemente con le applicazioni “on premise”.

Exadata cloud@customer è connesso anche al cloud Oracle (più precisamente a una region Oracle Cloud Infrastructure) con un duplice scopo: permettere al cliente di sfruttare tutti gli automatismi del cloud tramite il Public Cloud Control plane e consentire al personale di Oracle Cloud Operations di monitorare e gestire il sistema da remoto.

La connettività verso il data center (intranet) e verso la Region OCI è rappresentata nella figura.

Una modalità tipica di deployment di Exadata Cloud@Customer
Una modalità tipica di deployment di Exadata Cloud@Customer

Le aziende con la scelta Exadata Cloud@Customer (ma anche con Oracle Dedicated Region Cloud@Customer – un’offerta basata su premesse simili ma su scala molto più ampia: praticamente una cloud region comprensiva di tutti i servizi cloud di seconda generazione di Oracle nel data center del cliente, ma anche del tutto gestita)  – beneficiano della possibilità di sfruttare tutte le potenzialità e la flessibilità dei servizi public cloud della Oracle Cloud Infrastructure di seconda generazione nel proprio data center e di poterli gestire nel modo migliore da un’unica semplice dashboard (con i medesimi Sla, le stesse Api, e gli stessi tool di sviluppo). Proprio la possibilità di godere di tutti i vantaggi del cloud pubblico, ma con l’on-premise come elemento differenziante chiave.

Tutti i nuovi servizi che man mano vengono resi disponibili nel public cloud sono immediatamente accessibili anche sul proprio Cloud@Customer, per rendere efficiente nel più breve tempo possibile ogni workload, anche quelli critici, e beneficiare immediatamente di tutte le innovazioni offerte dal Cloud Oracle.

Anche se il deployment delle risorse fisiche avviene nel data center aziendale, quella di Oracle è una proposta di cloud gestito con la medesima disponibilità, supporto e manutenzione attese in una scelta di public cloud, in modo da consentire ai clienti di cogliere il meglio delle architetture on-premise e pubbliche. Con i vantaggi di disporre di tutte le potenzialità offerte da Exadata Cloud@Customer X8M, la migliore piattaforma per sfruttare al meglio le potenzialità di tutte le versioni disponibili del database Oracle – compresa quella più innovativa rappresentata da Oracle Autonomous Database. Le automazioni rese disponibili dal public cloud permettono al Database Administrator di gestire i propri database in modo semplificato (ad esempio creando una nuova istanza di database semplicemente riempiendo una serie di campi di un paio di pagine Web), di mantenere il pieno controllo sulle risorse DB, e beneficiare di una gestione completa del ciclo di vita del database. Le gestione può essere fatta oltre che da una Web User Interface anche da diversi tipi di API (Rest API, command line per script, SDK per vari linguaggi come Phyton, Java, Ruby e Terraform) per un perfetto controllo infrastrutturale. 

La migrazione dell’ambiente IT in cloud può rappresentare una sfida difficile in presenza di sistemi legacy e workload specifici la cui migrazione nel cloud pubblico potrebbe non essere consigliata. La proposta di Oracle di accedere alle stesse tecnologie disponibili in cloud – ma con dati e risorse che restano nel DC – permette di muovere gradatamente queste applicazioni nel cloud, mantenendole strettamente connesse con quelle rimaste on premise e contemporaneamente sviluppare, gestire e controllare workload innovativi, adatti a sfruttare appieno le potenzialità del cloud (si pensi ad applicazioni a microservizi) in modo agile su un’unica piattaforma,  multi-tenant, in sicurezza, con le medesime configurazioni hardware e software desiderate e disponibili sul cloud di seconda generazione di Oracle che resta responsabile della gestione di tutto lo stack hardware e software.

Esattamente come nel public cloud Oracle di seconda generazione, anche in Exadata Cloud@Customer la sicurezza costituisce un punto di eccellenza e di distinzione. I dati vengono tutti criptati, ogni dato è memorizzato in triplice copia, le Cloud Operations Oracle, pur gestendo da remoto l’infrastruttura Exadata, non hanno alcun modo di accedere ai dati del cliente, l’unico che ne mantiene il pieno controllo.

La proposta Exadata Cloud@Customer permette non solo di utilizzare lo stesso modello operativo del public cloud ma anche lo stesso modello di licensing, basato su sottoscrizione di un canone. E’ possibile sia utilizzare una sottoscrizione che permette con un unico canone di accedere a tutte le funzionalità comprese in tutte le opzioni del database Oracle, sia un modello denominato “bring your own license” che permette di “trasferire” nel cloud le licenze del database Oracle già in possesso del cliente, salvaguardando i suoi investimenti.

La possibilità offerta dal modello cloud di pagare la potenza del database solo quando questa viene effettivamente utilizzata rende il modello di business di Exadata Cloud@Customer estremamente vantaggioso, rispetto alla soluzione on-premise in cui le risorse HW e SW devono essere dimensionate in modo tale da far fronte ai possibili “picchi” di consumo anche se questi avvengono solo poche volte al mese o addirittura all’ anno.

Exadata Cloud@Customer permette di gestire tutte le versioni di Oracle supportate, dalla 11.2 alla 19c, beneficiando delle già citate automazioni che il software del cloud automation mette a disposizione, permettendo ad esempio al DBA di svolgere attività di patching sul database con un paio di semplici clic sull’ interfaccia cloud operation.

La possibilità di utilizzare su Exadata Cloud@Customer anche Oracle Autonomous Database, poi, permette di portare questi automatismi a un livello superiore. Infatti Oracle Autonomous database permette grazie ai suoi algoritmi di machine learning di disporre di funzionalità di self-driving e self-repairing e ovviamente di self-patching, riducendo le possibilità di errore umano e i costi del personale che si sarebbe dovuto impegnare su task ripetitivi (come quelli di manutenzione), elevando inoltre ulteriormente il livello di sicurezza, evitando i rischi che una patch, resa disponibile per coprire delle vulnerabilità, non venga installata per dimenticanza del DBA.

Nei progetti di digital transformation, la disponibilità di un cloud “dedicato” nel proprio DC senza le complessità di dover migrare i carichi in un ambiente eterogeneo rispetto a quello di provenienza – con tutte le potenzialità del public cloud – riduce le barriere allo sviluppo dei nuovi progetti data-driven, e permette alle aziende di accelerare il time to market, gestendo workload in modo più flessibile perchè si può contare su una vera “converged self-service infrastructure”.  

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