E’ tempo di riletture e bilanci in chiave italiana, sulla scorta dei messaggi e degli annunci di Red Hat Summit Virtual Experience 2021. Una prima chiara sintesi è proprio quella offerta in occasione dell’evento da Paul Cormier, presidente e Ceo di Red Hat, e ripresa da Gianni Anguilletti, vice president Med Region dell’azienda, che rompe così subito gli indugi: “Ogni Cio è, o è chiamato a diventare, un operatore cloud”.
Una frase che illustra bene la strategia alla base degli sviluppi dell’azienda: in questo contesto si posizionano infatti tutti gli annunci relativi alle nuove tecnologie e alle testimonianze dei clienti come Bosch, Volkswagen, Citybank, che hanno raccontato l’utilizzo delle tecnologie Red Hat per migliorare agilità competitiva ed efficienza operativa.
“Per i Cio – spiega Anguilletti – si tratta di aiutare la propria realtà a trovare il modo di trarre il meglio in termini di prestazioni, efficienza, sicurezza, economia, scalabilità, agilità, governance – senza vincoli – dall’infinito numero di infrastrutture realizzabili combinando la moltitudine di sistemi hardware, ambienti virtualizzati, piattaforme di cloud privato e pubblico a supporto delle iniziative di business”.
Bare metal, risorse virtualizzate, cloud privato, cloud pubblico e certo non ultimo l’edge sono tutte architetture “coperte” all’interno della Red Hat Open Hybrid Cloud Vision che, espressa per la prima volta dieci anni fa, è ancora valida e concreta. Poggia sull’idea di un cloud ibrido e aperto come unica architettura efficace, in grado di “consentire all’IT di essere abilitatore strategico a supporto dell’operatività e delle iniziative di business, appunto”.
Red Hat Open Hybrid Cloud quindi come strategia per progettare, sviluppare ed operare sulla base delle tre caratteristiche chiave di velocità, stabilità e scalabilità per traguardare i progetti di innovazione digitale. “Per concretizzare la visione, Red Hat ha continuato ad investire nello sviluppo dei macro componenti che compongono la visione in questo senso. Quindi framework (1) per lo sviluppo di applicazioni moderne, native per il cloud e containerizzate, basate su microservizi ed in grado di far leva sui nuovi paradigmi come AI, ML, serverless computing, IoT, ed edge computing“. Applicazioni che siano in grado di adattarsi in modo dinamico alle condizioni operative mutevoli in cui operano le aziende. Il secondo tassello è rappresentato dallo sviluppo di tecnologie per la costruzione e la gestione di infrastrutture cloud ibride e aperte (2) per sfruttare le diverse risorse computazionali, per lo sviluppo, il rilascio e l’accesso agile alle applicazioni sempre, ovunque e su qualsiasi di dispositivo o piattaforma. Ultimo, ma non ultimo, il tassello relativo alla gestione e all’automazione delle infrastrutture informatiche (3). Quindi strumenti che permettano da una parte di abbattere tempi e costi dedicati alle operazioni e rendere le stesse operazioni resilienti ed affidabili, più intelligenti.
Ai servizi tradizionali di trasferimento delle competenze per l’utilizzo delle tecnologie, Red Hat ha affiancato una serie di soluzioni per consentire ai clienti il salto necessario anche dal punto di vista organizzativo, in termini di agilità, collaborazione e cultura. Questo sulla base del modello delle “open organization”, ruolo in cui Red Hat gioca come catalizzatore per lo sviluppo di tecnologie sostenibili e di pratiche che consentano ai clienti di adottare, implementare e scalare nuove metodologie di utilizzo dell’innovazione.
“Il futuro – chiude Anguilletti – vedrà un’ulteriore accelerazione dell’innovazione tecnologica. Secondo una sorta di legge di Moore. Gli ambiti che meglio esprimeranno in accelerazione questo potenziale saranno edge computing e intelligenza artificiale.
Proprio per quanto riguarda i progetti legati all’AI, in collaborazione con Ibm, Red Hat sta sviluppando funzionalità di navigazione autonoma per trasformare l’industria del trasporto navale e la ricerca oceanografica. Per esempio, nell’iniziativa Mayflower Autonomous Ship Project in cui una nave senza equipaggio, sfruttando l’AI è chiamata a compiere lo stesso percorso della Mayflower dei padri pellegrini, 400 anni fa da Plymouth in Inghilterra al Massachusset.
Un altro ambito di frontiera, quello dell’edge vede da parte di Red Hat investimenti significativi in termini di risorse umane (500 nuovi ingegneri per i centri di sviluppo e ricerca), con lo sviluppo ulteriore del portfolio Red Hat Edge e la creazione di nuove collaborazioni per l’introduzione di tecnologie e casi d’uso specifici nell’ambito della robotica e dell’automotive. Infine nell’ambito AIOps (Artificial Intelligence Operations), Red Hat cerca di combinare sistemi operativi, automazione, big data e AI per aiutare i team di operation technology a diventare più efficienti nel gestire ed automatizzare infrastrutture IT in uno scenario infrastrutturale sempre più complesso.
La nuova proposta tecnologica
Entra nei dettagli delle novità del summit così Giuseppe Bonocore, Principal Solution Architect Red Hat Italy: “Sono due le tecnologie pilastro dell’offering per quanto riguarda l’Open Hybrid Cloud, e cioè Red Hat Openshift – offerta PaaS basata su Kubernetes, per l’erogazione dei workload – e Red Hat Enterprise Linux, fondamenta per l’erogazione dei workload (per esempio proprio anche di quelli all’edge)”.
Tra gli annunci più importanti merita di essere ricordato il perfezionamento dell’acquisizione di StackRox, con il suo prodotto principale integrato in Red Hat come Advanced Cluster Security for Kubernetes. La proposta fornisce sicurezza su Kubernetes per i workload basati su microservizi e alle applicazioni basate su Kubernetes indirizzando tre aspetti– lo shift left delle pratiche di cloud security (anche nella fase di scrittura del codice DevSecOps), la “securizzazione dell’infrastruttura” dal punto di vista posturale (Cspm, Cloud Security Posture Management), attraverso un approccio zero trust e infine garantendo la Cloud Workload Protection Platform (Cwpp) mettendo in sicurezza anche i workload a runtime.
Un’altra importante espansione del portfolio Red Hat riguarda i nuovi Managed Cloud Services. Con un’offerta che si espande in più direzioni: nell’ambito dei servizi applicativi, per esempio, con Red Hat OpenShift Api Management; con Red Hat OpenShift Streams for Apache Kafka (offerta di event streaming e management) e in ultimo attraverso Red Hat OpenShift Data Science offerta di una serie di servizi gestiti per favorire l’utilizzo dei big data, delle tecnologie di machine learning e di data intelligence. Per un “workflow data science” che vada dalla gestione dei dati, alla loro pulizia ed all’utilizzo concreto dei dati nei diversi use case.
Dal punto di vista infrastrutturale, invece, le novità principali riguardano l’evoluzione di Openshift come piattaforma di orchestrazione di container, operativa nei DC così come presso i cloud provider e gli hyperscaler. Sono oggi disponibili versioni di Openshift “managed” presso tutti i principali cloud provider ad indirizzare gli scenari di esigenze di un servizio gestito ad innesco rapido presso gli hyperscaler, ma anche la disponibilità in modalità self-managed on-prem per altri use case.
L’Edge è “estensione” su tutto il portfolio di Red Hat. L’edge quindi viene considerato come modalità per valorizzare i dati dai DC ai device di campo, per abilitare i workload tipici di IoT quindi. In ambito edge da annoverare il proof of concept di Red Hat OpenShift utilizzato dalla stazione spaziale internazionale. In collaborazione con Ibm Cloud parte dei carichi di lavoro sono stati eseguiti nello spazio per dare un esempio delle possibilità di calcolo distribuito edge anche in condizioni estreme.
Red Hat, l’approccio al mercato italiano
“La proposizione di Red Hat è oggi in grado di supportare lo sviluppo dei progetti più innovativi in un contesto evidente di grandi opportunità – spiega Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia – se nel 2020 sul 2019 il mercato digitale in Italia in alcuni ambiti ha marcato una sofferenza, in altri è accaduto il contrario, per esempio la parte cloud è cresciuta di circa il 20%, la parte legata all’AI del 16%, blockchain del 18%, bene la crescita anche del mercato per la cybersecurity”.
L’anno scorso il mercato IT è decresciuto (-0,6%) quest’anno c’è il riscontro di un recupero del +3,5% (fonte: Anitec-Assinform). E grandi opportunità si aprono anche grazie al Pnrr. “Dei 191,5 miliardi di euro complessivi, 40,73 miliardi saranno spesi per la digitalizzazione e l’innovazione; in particolare 9,75 per questi progetti nella PA; 24,30 nel sistema produttivo e 6,68 per turismo e cultura. Numeri che consentiranno un miglioramento tangibile dei sistemi di vita e di interlocuzione con la PA“ – prosegue Falcone.
Red Hat si fa trovare pronta alla scommessa relativa all’innovazione dei diversi comparti con team dedicati. Falcone: “Non esiste sistema di business e produttivo che non contempli oggi i temi del cloud, dell‘innovazione e dell’edge. Noi abbiamo quindi pensato di portare in campo tre team diversi ognuno focalizzato su una dimensione di mercato: enterprise and strategic, con un team di persone di vendita e competenze tecniche focalizzato sulle prime 100 top company italiane; un team per mid ed emerging Market, ed un team per il mercato Smb“. Ognuna di queste classi dimensionali cerca le soluzioni e si approvvigiona in modo diverso. Nella parte alta e nel mid size market, partner e global system integrator sono il riferimento principale, mentre la piccola e media impresa ricorre spesso agli operatori telefonici ed ai cloud provider che offrono soluzioni chiavi in mano anche nei diversi verticali.
“Ma sul mercato – puntualizza Falcone – arriviamo anche focalizzati per vertical. Creare un’expertise per tipologia di mercato aiuta effettivamente quello specifico mercato”. Interessanti a questo proposito le esperienze in Italia di Red Hat per esempio con Snam, Dab Pumps (manufacturing) e Alpitour. Non significa disporre di una proposizione tecnologica specifica per vertical ma riuscire effettivamente a modellizzare la disponibilità tecnologica per soddisfare determinate specifiche esigenze, operando proprio come “trusted advisor” e presentando le tecnologie con architetture preconfezionate per use case precisi e differenti. Per farlo servono le competenze adeguate.
Chiude Falcone: “Tra le attività che riteniamo importanti c’è l’accordo con la Conferenza dei Rettori dell’Università Italiane per facilitare introduzione di specifici temi e tecnologie nelle università e nelle scuole, con attività dedicate, licenze, prodotti specifici, cui le università possono accedere in modo facilitato. Così come i corsi di formazione gratuita con Ribes Academy per l’erogazione di training gratuiti per le persone senza lavoro”.
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