L’emergenza sanitaria, che al momento sembra indebolirsi, ha lasciato in eredità un contesto economico estremamente incerto. Per operare in uno scenario così indeterminato e riuscire a reagire a cambiamenti non prevedibili e rapidi, le aziende devono fare leva sulle proprie caratteristiche di adattabilità, flessibilità e agilità.
È indubbio che il digitale stia giocando un ruolo cruciale per rispondere a questi obiettivi. Tuttavia, per poter cogliere appieno le opportunità poste dai nuovi paradigmi digitali, è necessario superare l’obsolescenza dei parchi applicativi in uso che, infatti, non sono più adatti a rispondere alle nuove priorità business di gran parte delle aziende italiane.
Il tema dell’application modernization si colloca, a pieno titolo, in questo contesto e il Cloud si configura come una risposta estremamente solida ed efficace alle esigenze di modernizzazione anche se assume caratteristiche diverse a seconda delle realtà prese di volta in volta in considerazione.
Aziende italiane tra sfide business e digitalizzazione
Una recente indagine svolta da NetConsulting cube su un campione di una trentina di grandi aziende ha consentito di delineare quelle che sono le sfide business più ricorrenti all’interno del target di mercato di maggiori dimensioni.
A fronte di uno scenario in cui è diventato fondamentale rispondere con velocità ed elasticità ai cambiamenti del mercato, le più grandi imprese italiane stanno formulando piani strategici di sviluppo in cui il digitale rappresenta il presupposto più importante alla base della partecipazione a ecosistemi e filiere integrate e dell’evoluzione dei modelli operativi e di business, con impatti significativi in termini di crescita e competitività.
In questo percorso di digitalizzazione, le aziende si scontrano con numero crescente di minacce di cybersecurity dovuto alla crescente apertura dei loro confini e all’ampliamento del loro perimetro. Prevenire le minacce, gestire le vulnerabilità, mettere in sicurezza dati e applicazioni sono tra i principali focus delle aziende.
Gli interventi sulle applicazioni non si esauriscono però nella sola componente di sicurezza ma sono guidati anche dalla necessità di rendere le soluzioni più adatte a rispondere agli obiettivi di efficienza economica, di performance commerciali e risultati finanziari nonché di sostenibilità.
Alla luce di ciò e di un fenomeno sempre più intenso di skill shortage, che in ambito IT è particolarmente forte, le aziende stanno aumentando il loro ricorso al supporto dei fornitori in un’ampia gamma di aree tecnologiche.
In dettaglio, le aziende del campione hanno dichiarato investimenti concentrati prevalentemente, oltre che sull’ambito della cybersecurity, sull’area della customer experience & engagement – in linea con l’esigenza di rispondere con sempre maggiore efficacia alle esigenze dei clienti, e sull’evoluzione infrastrutturale in logica Cloud, funzionale al raggiungimento di flessibilità e resilienza nella fruizione delle risorse IT.
Seguono iniziative dirette alla componente dei dati, alla loro organizzazione, in chiave di enterprise data architecture, e alla loro valorizzazione a supporto dell’ottimizzazione delle strategie aziendali e dell’automazione dei processi business (Rpa).
Infine, i partecipanti all’indagine hanno riportato investimenti ordinari volti all’aggiornamento e alla manutenzione dei pacchetti applicativi in uso, con un focus specifico sulle soluzioni a supporto di produttività e collaborazione.
Il Cloud, fattore abilitante e strategico
In questo scenario, il ruolo del Cloud Computing è particolarmente importante relativamente non solo alle componenti infrastrutturali ma anche a tutti quegli ambiti digitali che poggiano sull’esigenza di gestire, proteggere, analizzare e valorizzare elevate moli di dati. È il caso, in particolare, delle soluzioni di cybersecurity, delle piattaforme di big data/analytics, di strumenti di intelligenza artificiale, di workplace management e collaboration, ovvero di tutte le principali aree tecnologiche di investimento indicate dai partecipanti dall’indagine.
A riprova di ciò, oltre la metà del campione utilizza il Cloud – ad oggi e in previsione – per abilitare la propria digital transformation e quindi riconosce al Cloud un’importanza cruciale ai fini dello sviluppo aziendale. Poco più del 42% dei rispondenti mostra un interesse verso il Cloud un po’ meno caldo, ovvero riconosce l’importanza del Cloud ma la considera al livello di altre tecnologie. Infine, una quota assolutamente minoritaria, pari al 6% circa, usa il Cloud con un approccio profondamente tattico e per nulla legato alla trasformazione digitale.
L’approccio operativo seguito dalle aziende per la migrazione al Cloud conferma la strategicità del modello on demand. La maggioranza delle aziende, infatti, adotta un approccio Cloud First o Journey to Cloud:
- secondo il primo approccio, se le componenti applicative o infrastrutturali possono essere gestite in Cloud, l’opzione Cloud è sempre preferita all’on premise;
- il secondo approccio rappresenta un modello di migrazione sicuramente più impegnativo che presuppone una pianificazione strutturata di una serie di step evolutivi e, quindi, una maggiore maturità delle aziende in ambito Cloud. Prevede non solo che tutte le nuove applicazioni vengano gestite in Cloud e che quelle legacy vengano sostituite o modernizzate per essere spostate in Cloud ma anche che i Data Center vengano spenti per un passaggio al Public Cloud o vengano utilizzati per creare ambienti di Private Cloud che si integrano a quelli pubblici.
Va, infine, segnalato che una quota di aziende ha dichiarato la persistenza di un approccio ancora tattico, spesso giustificato dal contesto business e tecnologico in cui si collocano, secondo il quale l’uso di servizi Cloud infrastrutturali o applicativi è in genere soggetto ai risultati di una valutazione che viene fatta gradualmente, passo per passo.
Modernizzazione applicativa supportata dal Cloud
L’affermazione del Cloud Computing supporta l’evoluzione sia delle infrastrutture aziendali, all’insegna della massima eterogeneità, sia dei parchi applicativi aziendali.
La tendenza a operare con architetture sempre più eterogenee, flessibili e scalabili che garantiscano ottime performance applicative, è dimostrata dall’assoluta preferenza dei partecipanti all’indagine verso modelli di deployment di hybrid cloud (42%) e di multicloud (35%). Se il modello di hybrid cloud permette di adottare con efficacia infrastrutture on premise, servizi di private Cloud e public Cloud grazie ad un layer di orchestrazione, il multicloud è caratterizzato dalla coesistenza di più servizi Cloud pubblici e privati forniti da diversi provider. Lo sviluppo nel tempo di piattaforme e tool di orchestrazione ha consentito di limitare le criticità potenzialmente derivanti da architetture multicloud. Ciò spiega il forte aumento, rispetto al passato recente, dei piani di investimento in quest’ambito architetturale.
La possibilità di ammodernare le applicazioni in uso attraverso l’utilizzo di soluzioni SaaS è stata citata dal 55% circa delle aziende del campione. Riscrittura e containerizzazione delle applicazioni sono le altre modalità di modernizzazione citate dal panel.
L’utilizzo di soluzioni SaaS ricorre con particolare frequenza in aree CRM e collaboration, che traggono particolare vantaggio dall’utilizzo di piattaforme Cloud che rendono facile la condivisione di dati ed eliminano la presenza di silos applicativi.
Gli altri ambiti applicativi sono stati indicati da percentuali di aziende molto limitate. Nel caso di ERP, business analytics, HR, applicativi di core business, il passaggio al Cloud pone particolari criticità in relazione alla gestione dei dati.
Gli ambiti office automation e posta sono, invece, caratterizzati da un’elevata maturità dell’utilizzo di soluzioni SaaS.
L’indagine di NetConsulting cube conferma, quindi, come il Cloud sia la piattaforma architetturale su cui le aziende puntano per conseguire flessibilità, scalabilità e velocità. La progressiva adozione del Cloud abilita la creazione di ecosistemi digitali e di nuovi modelli architetturali data-driven, fondamentali per aumentare l’efficacia delle applicazioni in uso.
L’application modernization basata su servizi SaaS è indispensabile per superare i silos applicativi e per attuare un ridisegno dei processi operativi funzionale ai nuovi modelli di business.
I vantaggi potenziali per le aziende sono molteplici: riduzione del time to market, efficienza e semplificazione della gestione operativa, miglioramento della governance e della sicurezza end-to-end, semplicità di adozione e migliore user experience delle applicazioni.
Le imprese devono, pertanto, impegnarsi per sfruttare le tante potenzialità della modernizzazione applicativa e ottenere benefici significativi per la loro crescita.
La parola alle aziende
Dai colloqui che NetConsulting cube svolge periodicamente con le principali aziende attive sul mercato emerge un generale consenso rispetto a queste conclusioni.
Tuttavia, l’importanza riconosciuta alla modernizzazione applicativa, gli eventuali ostacoli, gli strumenti adottati per realizzarla e – in quest’ambito – il ruolo del Cloud dipendono dalle caratteristiche delle aziende, dalle attività svolte e dal settore di attività nonché dalle scelte tecnologiche prese nel corso degli anni.
La modernizzazione applicativa è ormai ritenuta una necessità in risposta a fattori tecnologici e di business.
Dal primo punto di vista, i driver della trasformazione applicativa riguardano in prima battuta la presenza in azienda di applicazioni obsolete che non garantiscono più performance e, soprattutto, funzionalità adeguate con un conseguente aumento dei costi diretti o indiretti. È un tema che riguarda tutti i settori e, soprattutto, realtà storiche attive da tempo sul mercato.
Secondariamente, la modernizzazione applicativa è trainata dal deciso spostamento delle aziende verso logiche on demand. L’evoluzione delle infrastrutture e dei Data Center in chiave Cloud trascina l’avvio di iniziative anche in ambito applicativo. Queste situazioni ricorrono più frequentemente in aziende attive in ambito utilities, retail, food and beverage, mentre il settore finanziario, e soprattutto quello bancario, appare meno propenso ad utilizzare il modello Cloud su ampia scala.
Infine, i progetti di modernizzazione applicativa sono guidati dall’esigenza di scardinare silos applicativi e di facilitare la condivisione e lo scambio di dati all’interno dell’azienda. In generale, l’esigenza di gestire al meglio i dati, organizzarli e valorizzarli, è un’importante motivazione alla base di iniziative di modernizzazione in molti settori con la sola eccezione, anche in questo caso, delle realtà bancarie.
Da un punto di vista business, la modernizzazione applicativa si rende necessaria alla luce della presenza di ecosistemi articolati di fornitori e partner con cui le aziende devono interagire e scambiare dati molto frequentemente (ad esempio nel retail o nel settore assicurativo), dell’importanza crescente di essere flessibili e veloci nel reagire alle richieste della clientela – soprattutto di tipo consumer, dell’aumento della dipendenza dei processi business da soluzioni e strumenti IT e, quindi, della strategicità dell’IT ai fini della differenziazione dell’azienda rispetto ai competitor.
Operativamente, le modalità di modernizzazione sono tante.
Il passaggio a nuovi pacchetti di mercato in una logica on premise rappresenta la modalità meno ricorrente. Il ricorso al Cloud è, al contrario, più frequente, e non è univoco. Per applicazioni poco strategiche le aziende seguono l’approccio “replace” che consiste nella sostituzione delle applicazioni esistenti con soluzioni Cloud-native. Se le applicazioni ricoprono un ruolo importante ai fini aziendali, le imprese operano sia il “refactoring”, ovvero modificano le soluzioni per renderle adatte ad ambienti Cloud, che il “replatforming” delle soluzioni, ovvero utilizzano servizi PaaS per spostare le applicazioni sul Cloud.
Il passaggio ad applicazioni più moderne non è esente da criticità, riconducibili – anche in questo caso – ad elementi sia tecnologici che di business.
La presenza di dotazioni legacy, l’obsolescenza dell’infrastruttura hardware, la presenza di reti non sempre performanti ma centrali, il timore di lock-in tecnologico sono i principali ostacoli tecnologici, trasversali alle aziende appartenenti a tutti i principali comparti settoriali.
La scarsa propensione all’innovazione dei partner esterni e del Top management (comunque in attenuazione alla luce del ricambio generazionale), la mancanza di business case che dimostrino la convenienza delle iniziative, costi elevati e di natura operativa, e forme contrattuali non in linea con le esigenze aziendali (subscription e terms & conditions rigidi) sono i principali freni business.
Sempre in materia di criticità, il tema delle competenze merita una trattazione specifica. Per quanto riguarda le competenze, in primis, le aziende lamentano lo skill shortage sia al proprio interno, relativamente – ad esempio – alla disponibilità di figure di architetti applicativi, sia, in misura inferiore, in relazione ai vendor di riferimento. Le imprese, inoltre, soffrono del livello elevatissimo delle tariffe praticate da alcuni fornitori, non sempre in linea con l’effettiva qualità delle risorse messe a disposizione.
La lettura dei driver e degli ostacoli alla modernizzazione applicativa si traduce, quindi, in una richiesta specifica di supporto da parte dei vendor. Oltre all’eccellenza tecnologica, le aziende richiedono competenze e disponibilità all’investimento, per far fronte al possibile aumento eccessivo delle tariffe.
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