L’emergenza sanitaria vissuta negli ultimi due anni ha determinato una forte accelerazione nella diffusione dello smart working: secondo uno studio condotto da Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) nel 2020, durante la fase acuta della pandemia, quasi 9 milioni di lavoratori in Italia hanno svolto la propria attività lavorativa da remoto, anche in aziende del settore pubblico e nelle Pmi. Oggi ci troviamo in una fase di transizione in cui questo fenomeno si sta affermando come nuovo modello di organizzazione del lavoro ibrido, che coniuga sempre di più presenza in ufficio e lavoro da remoto. Nel 2021 si evidenzia come gli smart worker in Italia abbiano raggiunto quota 7,2 milioni – pari al 32,5% degli occupati – con circa il 50% dei lavoratori impegnato in modalità agile da 3 a 5 giorni a settimana.
Una rivoluzione dell’organizzazione del lavoro lasciataci in eredità dalla pandemia che sta cambiando l’intero contesto aziendale, accelerandone la digitalizzazione e l’evoluzione verso un modello phygital.
È questo il tema oggetto dell’evento La Rivoluzione del Work from Anywhere, organizzato da VMware e NetConsulting cube all’interno dell’iniziativa Cio Exchange Connected Community. Durante il secondo dei tre executive meeting previsti, i partecipanti hanno condiviso spunti e riflessione sul tema del futuro del lavoro, mettendo a confronto punti di vista IT e HR.
Le sfide per l’HR
Dopo l’impiego dello smart working come strumento per rispondere alla fase di emergenza, oggi sempre più aziende si stanno orientando verso un modello di hybrid workplace. Secondo un’indagine Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del personale) realizzata su 850 direttori del personale, il 90% delle aziende prevede di mantenere lo smart working come modalità di lavoro definitiva.
Una dimensione e una cultura nuova del lavoro con cui i responsabili risorse umane devono confrontarsi. La pandemia ha generato una minore propensione al lavoro in generale, testimoniata dal fenomeno della Great Resignation, ovvero le dimissioni volontarie di molti lavoratori che hanno abbandonato il posto di lavoro. Nel nostro Paese, fra aprile e giugno 2021, quasi mezzo milione di lavoratori ha dato le dimissioni, secondo le rilevazioni del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Questo fenomeno ha rimesso in moto il mercato del lavoro, grazie anche alla possibilità per i lavoratori di accedere ad un più ampio ventaglio di posizioni e aziende che prima non sarebbero state considerate a causa dei limiti geografici.
La pandemia, dunque, ha portato a riconsiderare il concetto di qualità della vita, in cui il tema del work-life balance è diventato centrale. Le organizzazioni dovranno rivedere la propria politica in merito al lavoro a distanza e definire un modello adeguato di applicazione delle modalità di lavoro ibrido.
I responsabili HR saranno chiamati a favorire ulteriormente l’equilibrio tra vita professionale e privata dei dipendenti, soddisfacendo le esigenze dei “nuovi” lavoratori in termini di flessibilità e work-life balance.
Le sfide per i Cio
Con il passaggio ad un modello di hybrid workplace, contestualmente ad una strategia operativa relativa alla forza lavoro, è necessaria quella ragionata per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie emergenti con la finalità di creare nuove experience di lavoro che dovranno essere sicure, contestualizzate e produttive.
Il Cio, dunque, è chiamato ad affrontare una sfida di natura tecnologica, per individuare gli strumenti digitali in grado di supportare il passaggio dal pc remotizzato nell’abitazione del lavoratore al digital workspace ubiquo e collaborativo in un contesto di lavoro svolto in parte in presenza e in parte da remoto.
Le aziende dovranno investire in tecnologie digitali per migliorare l’employee experience e rendere possibile il “work from anywhere”, in particolare, con:
- Analytics in grado di capire, apprendere e anticipare le esigenze dei dipendenti;
- Soluzioni di collaboration, strumenti mobile ed applicazioni self-service per abilitare in maniera efficace il lavoro da remoto;
- Gamification come strumento di employee engagement;
- Soluzioni di AI per ottimizzare il processo di talent acquisition e talent management lungo tutto il candidate journey
Il metaverso potrebbe rappresentare un ulteriore punto di svolta per l’evoluzione del lavoro a distanza e rappresentare una nuova possibilità nell’organizzazione del lavoro: sarà possibile lavorare con i colleghi, partecipare a riunioni immersive, svolgere formazione e training ai dipendenti, oltre che i processi di recruiting in modalità virtuale.
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