E’ la ricorrenza del ventesimo compleanno di Red Hat Enterprise Linux (il sistema operativo è nato infatti nel 2002, a maggio) l’occasione per “ritrovare” il management di Red Hat Italia in presenza ed in particolare Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia, Giorgio Galli, manager Sales specialist & Solution Architect Team, Gianni Anguilletti, vice president della region mediterranea (Spagna, Portogallo, Israele, Grecia e Cipro) con Danilo Maggi, marketing manager Red Hat Italy, a fare gli onori di casa.
E spetta proprio ad Anguilletti il compito di “inquadrare” il posizionamento della proposizione aziendale, anche alle luce anche degli ultimi annunci in occasione di Red Hat Summit 2022 (a maggio) e di come nel tempo il modello di sviluppo open source “stia alimentando la scintilla dell’innovazione in seno alle aziende e rappresenti il vero carburante della trasformazione digitale”. Un aspetto importante perché, direttamente, questo elemento “contribuisce anche a rendere Red Hat più rilevante agli occhi di partner e clienti”. 

Red Hat, l’open source genera valore

“L’open source è il carburante dell’innovazione per due motivi principali – spiega Anguilletti diretta conseguenza della forza dei grandi numeri e della potenza della collaborazione: il primo motivo è che nel mondo open source le buone idee vengono notate ed attirano massa critica che la collaborazione porta a diventare soluzioni reali anche per verticali che hanno bisogno di soluzioni mission critical”.

Gianni Anguilletti
Gianni Anguilletti, Vp Mediterranean Region Red Hat

Per esempio i servizi finanziari, la PA, le telecomunicazioni. “Ma oggi anche settori più tradizionali come manifatturiero, retail, trasporti ed utility si stanno avvicinando a questo approccio“. Il secondo motivo è che “tutti i trend tecnologici al centro dei progetti di innovazione fanno base su abilitatori digitali costruiti su modelli di sviluppo open“. Anche durante la pandemia l’open source ha mostrato tutta la sua “reattività”. Sono state aggiunte oltre 32mila righe di codice al kernel Linux; per Kubernetes sono state proposte oltre 500 contribuzioni ogni giorno ed identificati e risolti circa 10mila bug (tra Linux e Kubernetes).

Open Source - Carburante per l'innovazione
Gli ambiti in cui l’open source gioca il ruolo di “scintilla” per l’innovazione 

Red Hat sul mercato acquista rilevanza perché le aziende hanno bisogno di individuare una realtà che consenta di sfruttare al meglio l’innovazione generata in ambito open per gli ambiti mission critical“. L’azienda presta una decina di migliaia dei propri dipendenti alla collaborazione con le comunità, per lo sviluppo e l’ottimizzazione nel mondo open, integra i progetti con funzionalità aggiuntive, e stabilizza le tecnologie sottoponendole ad una serie di stress test perché siano in grado di superare le sfide negli ambienti mission critical. Ma, da un punto di vista più ingegneristico, Red Hat “lavora anche perché la proposizione tecnologica sia sfruttabile su qualsiasi tipo di piattaforma e realmente agnostica”

Gli investimenti sono indirizzati su tre aree principali: il framework per lo sviluppo di applicazioni cloud native (basate su microservizi/container ed in grado di sfruttare i nuovi paradigmi come AI, ML, IoT, VR e AR, 1); le tecnologie per la costruzione di architetture cloud ibride ed aperte (per sfruttare tutte le architetture da bare metal a virtual e private cloud fino al public ed all’edge, 2); gli strumenti per la gestione e l’automazione delle strutture informatiche, non solo per consentire alle aziende di risparmiare tempo, risorse e competenze ma anche per fare in modo che le stesse operation siano sempre più intelligenti e permettano l’effettiva resilienza aziendale (3).

Gli ambiti di azione di Red Hat
Gli ambiti di azione di Red Hat

Tra le aziende che di recente hanno abbracciato la proposizione Red Hat meritano una menzione Crédit Agricole, Cepsa (utility spagnola) ed il ministero della Difesa israeliano, mentre tra le alleanze e le collaborazioni sempre più rafforzate negli anni basterebbe ricordare quella con Accenture (nell’iniziativa Cloud First), con Microsoft (per utilizzare le soluzioni Red Hat su Azure), Ericsson nel settore telco e tra le altre la partnership con General Motors volto a “trasformare ogni auto in un server con 4 ruote”. Recentissimo infine l’accordo con Abb per lo sviluppo di una serie di applicazioni per containerizzare le tecnologie Abb e renderle più fruibili e flessibili. 

Red Hat, le novità nella proposizione tecnologica

Parte dai numeri della ricerca The State of Enterprise Open Source (2022) invece Giorgio Galli: “L’82% dei leader IT preferisce lavorare con vendor che operano nel mondo open source, e che portano le proprie soluzioni attraverso questo modello. Inoltre, i leader IT si aspettano di incrementare l’utilizzo dell’open source per le tecnologie emergenti”. Questo per poter accedere effettivamente ai sistemi di innovazione più aggiornati e recenti (77%), così come per abilitare l’hybrid cloud. “Container, più che virtualizzazione, AI, ML e le tecnologie per l’edge e l’IoT sono le tecnologie preferite dalle aziende per innovare, insieme al serverless per l’efficientamento delle risorse”.
Open Source - Le preferenze delle aziende
Open Source – Le preferenze delle aziende (fonte: The State of Enterprise Open Source Report, 2022)
Red Hat lavora quindi per supportare le aziende per fornire infrastrutture e applicazioni per il cloud ibrido, per capitalizzare gli investimenti già compiuti, ma anche sfruttare il potenziale degli hyperscaler. “Alla base della proposizione – entra nei dettagli Gallic’è senza dubbio proprio Red Hat Enterprise Linux su cui poggiano le altre tecnologie e che oggi viene estesa anche per supportare i progetti all’edge.
 
Giorgio Galli
Giorgio Galli, manager Sales specialist & Solutions Architect Team, Red Hat Italia

Ma, appena sopra, il tema della ‘platform’ per disaccoppiare la parte infrastrutturale da quella applicativa è altrettanto vitale. Red Hat Openshift è per questo una container platform (una platform as a service) fruibile sia per chi deve gestirla e governarla, sia per chi gli sviluppatori che la utilizzano e ne sfruttano le funzionalità favorevoli al ‘time to delivering'”.

Per far evolvere le applicazioni tradizionali in applicazioni cloud native, Red Hat propone quanto è necessario attraverso il paradigma dei microservizi, ma ai tavoli dei clienti oggi si portano anche architetture event-driven e serverless, e gli application services su cui Red Hat continua ad investire affinché siano disponibili anche come servizi gestiti”. Approcciare una strategia ibrida richiede, infine, obbligatoriamente puntare sull’automazione per eliminare la complessità.
Red Hat per l'open Enterprise Hybrid Cloud
Red Hat per l’open Enterprise Hybrid Cloud
Per quanto riguarda l’ultima versione Red Hat Enterprise Linux 9, gli annunci riguardano in particolare il supporto ad Arm (oltre alle architetture x86 e al supporto per i sistemi Power e Ibm Z), per estendere la gamma di use case. La distribuzione ora permette poi di estendere anche all’edge il modello ibrido e supporta in modo più agile ed automatizzato l’aggiornamento dei device. Proprio in relazione all”inclusione dell’edge” nel paradigma ibrido torna il tema della partnership con General Motors. Galli: “Si vuole usare Red Hat Enterprise Linux come In-Vehicle Operative System come piattaforma su cui rilasciare in modo più veloce le applicazioni per l’autonomous driving, la connettività, l’infotainment etc.”.
 
Red Hat Enterprise Linux per l'Edge
Red Hat Enterprise Linux per l’Edge
 
Per quanto riguarda Openshift, l’elemento che consente di disaccoppiare la parte infrastrutturale da quella applicativa consente anche di decidere, una volta scritta l’applicazione – in relazione a requisiti dei dati, ai costi, alle performance che si desiderano etc. – se rilasciarla on-prem, o in cloud, ed apre la possibilità di cambiare strategia senza vincoli di lock-in. Openshift oggi è disponibile installato e gestito dal cliente on-prem, virtualizzato o in cloud, ma continuano ad arrivare aggiornamenti per quanto riguarda i servizi gestiti, ovvero la proposizione di Openshift erogata direttamente dagli hyperscaler. Su Aws ed Azure e Ibm Cloud è possibile quindi, direttamente dal portale, fare provisioning dell’infrastruttura, ottenendo un servizio gestito direttamente dal cloud provider in collaborazione con gli ingegneri Red Hat; mentre su Google Cloud Openshift è gestita direttamente da Red Hat.
Gli sviluppatori possono sfruttare la risorse in modo più agile per il rilascio più veloce delle applicazioni. Perché oltre al tema infrastrutturale, chiave per Red Hat è anche il tema dell’evoluzione applicativa. I Red Hat Application Services comprendono i framework di sviluppo applicativo, ma indirizzano anche quello dell’Api management, dell’integrazione tra applicazioni che girano in ambienti diversi. Un’area di investimento che evolve tecnicamente, ma che – sullo ‘strato Openshift’ – vede il continuo rilascio di servizi specifici nei diversi ambiti segnalati.
 
Red hat Openshift
Red Hat Openshift
Per quanto riguarda la proposizione per l’automazione, infine, “l’approccio di Red Hat richiede il superamento del modello a silos, che vede automazione infrastrutturale, cloud, network e security come ambiti separati, ma uno sguardo di ecosistema per indirizzare insieme tutti gli scenari ed i casi d’uso”. La tecnologia in casa Red Hat per questo scopo è Ansible di cui è stato annunciata già ad ottobre la versione 2 per Ansible Automation Platform. E’ disponibile anche su Microsoft Azure, senza bisogno di configurazioni ad hoc, ma fruibile come servizio così come nei DC on-prem.
L’accordo con Kyndryl ora, già cliente Red Hat, prevede inoltre che il parco installato gestito con Ansible, da Kyndryl (circa 500mila endpoint), sia ulteriormente esteso. “Consentire alle aziende di consolidare l’esistente, utilizzare al meglio le tecnologie rese disponibili dagli hyperscaler, fino all’edge –  disaccoppiando l’infrastruttura dalla parte applicativa – e offrire ai clienti i servizi in modalità gestita direttamente presso gli hyperscaler –  chiude Gallisono quindi al centro della strategia di sviluppo tecnologico di Red Hat”.   

Red Hat nello scenario italiano

Del tutto avara di numeri per quanto riguarda l’andamento del business in Italia, Red Hat non lo è però nell’inquadrare all’interno del “contesto dei numeri” italiani la strategia per il nostro Paese. E spetta a Rodolfo Falcone farlo: “Il Fondo Monetario Internazionale fotografa il rallentamento della crescita globale e di quella in Italia con un +2,3% per il 2022 ed appena +1,7 per il 2023, mentre nel 2020 si parlava di +6,6%”.
Ci sono disponibili i 42 miliardi del Recovery Fund per l’IT, suddivisi in circa 167 progetti. 8 miliardi sono quelli che si stanno spendendo nel corso di quest’anno sulle tecnologie emergenti per la crescita sulle quali è operativa anche Red Hat. Il problema – sottolinea Falcone – è davvero però la mancanza di competenze. Indipendentemente dai numeri mancano concretamente ingegneri che le aziende non temono di contendersi”.  
 
Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia
Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia

In Italia nel 2021, come indica il rapporto Il Digitale in Italia 2022, la spesa per il digitale è stata di oltre 75 miliardi di euro (+5,3% circa). Il digitale di fatto cresce molto di più del sistema Paese ed in particolare il cloud si rivela la tecnologia più dinamica. Il 70% del mercato sposa l’hybrid cloud e punta a sfruttare l’intelligenza centrale anche nelle sedi periferiche (edge computing). “Tra i clienti italiani che hanno scelto Red Hat – spiega Falcone –  Intesa Sanpaolo ha consolidato e standardizzato con la proposta Linux Red Hat tutta la sua infrastruttura, abbracciando Linux non tanto come semplice OS quanto piuttosto come piattaforma su cui costruire la digitalizzazione.

“Intesa Sanpaolo riesce quindi ad essere multicloud spostando e gestendo le applicazioni in modo trasparente senza impatti”. Il caso Bper, a sua volta (consolidamento server), puntualizza bene il ruolo di Red Hat oggi che “aiuta ad agevolare il percorso di trasformazione” non tanto o solo “come fornitore di soluzioni – prosegue Falconequanto piuttosto come trusted advisor”. Altro caso di eccellenza Inail per cui rimandiamo al contributo dedicato.
 
“Per quanto riguarda il canale – prosegue Falcone una considerazione sulle altre: tutti i più importante partner italiani hanno riorganizzato la propria offerta per servire quella Red Hat”. Tra questi Lutech, Vargroup, Mauden, Engineering, R1, Gruppo Project. E alcuni tra i più importanti cloud provider italiani (Cineca, Aruba.it, Fastweb, Brennercom) hanno inglobato l’offerta Red Hat per spingere le soluzioni in accompagnamento con la loro offerta cloud. Red Hat oggi rilascia poi la maggior parte del training in forma gratuita per i suoi partner.
Chiude Falcone: “Per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi Pnrr e l’approccio delle aziende all’utilizzo dei fondi, mi preme rimarcare i notevoli sforzi compiuti dalla PA, che insieme al finance senza dubbio è il verticale più in accelerazione in Italia. Nel mercato energy le aziende sembrano procedere invece a macchia di leopardo con casi che stanno innovando in modo significativo, ma altre realtà sono invece tranquille, così come sembra ancora sostanzialmente fermo il mercato insurance“.

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