Le aziende sono sempre consapevoli di doversi trasformare e il digital first è ormai parte delle strategie come cambio di passo importante. Sono molte le realtà che a dispetto di un contesto di mercato critico e in controtendenza rispetto all’economia generale stanno accelerando il cambiamento puntando sulla leva dell’innovazione. A confermarlo sono gli ultimi dati dell’Assintel Report 2022, secondo cui il comparto IT registra nel 2022 un balzo del 7% attestandosi su un valore di 30,77 miliardi di euro.
“Si tratta di un segnale evidente che c’è stata una svolta nel mindset delle imprese italiane che scelgono di continuare a investire in prodotti e servizi digitali perché hanno capito quanto essi siano indispensabili per garantire produttività, agilità e competitività” commenta Fabio Rizzotto, vice president, head of Research and Consulting di Idc Italia presentando l’analisi di uno scenario che apre diverse prospettive, alcune attese, altre inaspettate.
Mercato Ict, presente e futuro
Guardando al settore Ict nel suo complesso dal punto di vista degli investimenti, l’analisi di Idc mostra un incremento della spesa del 5,4% da parte delle imprese italiane nel 2022 rispetto al 2021, arrivata a 36,3 miliardi di euro. Anche le stime per il 2023 seguono questo trend, prevedendo il superamento dei 38 miliardi di euro per il nuovo anno.
La ricerca evidenzia una diversa dinamica tra il mondo dell’information technology e quello delle telecomunicazioni, con dimensioni di crescita opposte: mentre il primo settore cresce, il secondo decresce, anche in relazione ad una dinamica di competizione che contrae i prezzi, seppure molti operatori di tlc lavorino ormai su entrambe i fronti.
La spesa per l’IT è quella che contribuisce maggiormente all’andamento del comparto, registrando con un Cagr (tasso composto di crescita annuale) 2021-2023 del +6,8%, mentre nello stesso periodo il valore del mercato business dei servizi di telecomunicazioni diminuisce del -3,5%.
Oltre alla forte spinta delle componenti informatiche crescono anche i servizi (+6,2% nel 2022 sul 2021 a quota 12,1 miliardi di euro), “dove risiede oggi il vero valore – sottolinea Rizzotto – poiché orientati allo sviluppo, all’integrazione e alla gestione di sistemi e applicazioni e a migliorare la resilienza dell’infrastruttura digitale”. La spesa per il software ha la crescita più sostenuta (+10%, pari a 9,6 miliardi di euro), seguita dall’hardware (+6,4%, pari a 9 miliardi di euro), trend legati in particolare all’evoluzione del lavoro da remoto, alla crescente migrazione verso il cloud e alla trasformazione dei data center nell’ambito di grandi progetti di trasformazione digitale (si consideri che il 48% del mercato IT è costituito da grandi imprese).
Le urgenze
I fattori di urgenza segnalati per i prossimi dodici mesi sono tendenzialmente tre: il tema della compliance normativa; il miglioramento della resilienza digitale delle infrastrutture e della sicurezza come elemento chiave e la modernizzazione/evoluzione delle infrastrutture e delle applicazioni aziendali verso le piattaforme cloud.
“Un’evoluzione verso la future enterprise – commenta Rizzotto – che chiede un cambio di passo importante da parte delle aziende e ricette con ingredienti diversi, alcuni dei quali immancabili, come far leva su tecnologie digitali che ruotino intorno al nuovo concetto di piattaforma inteso anche come approccio per misurare le performance e vedere i processi in modo unificato; guardare all’ecosistema e al modo con cui le impese si relazionano con gli altri attori del settore; puntare sul dato che fa la differenza competitiva in base alle capacità di utilizzarlo; creare cultura e contaminazione; essere resilienti, che oggi vuol dire affrontare scenari nuovi via via più incerti e interconnessi, in una complessità nella quale bisogna navigare”.
“Non potremo tornare a fare le cose di prima allo stesso modo di prima e illuderci di vivere tranquilli di fronte a cambiamenti regolari e costanti – si allaccia al tema Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia -. Davanti al never normal come evoluzione del new normal, la strategia non può essere quella di giocare in difesa ma di essere intraprendenti, dinamici, costruttivi. Il boom del digitale che la pandemia ha in qualche modo imposto sta diventando strutturale nella nostra economia grazie all’intensificarsi degli investimenti nell’innovazione tecnologica delle imprese italiane. Investimenti che hanno ricadute diffuse perché abilitano la crescita di tutti i settori e di tutte le dimensioni di impresa ampliandone le opportunità e rendendone più vaste le competenze. Il digitale crea anche complessità e concorrenza e ci impone di definire regole per situazioni nuove ma se ben utilizzato può rendere più forte il futuro di tutti”.
Giocare la partita in attacco è la strategia che il digitale impone ed è quella che Assintel vuole adottare. Lo afferma Paola Generali, presidente Assintel: “Per non sprecare questa nuova spinta del digitale chiediamo alle aziende della domanda di evolversi ma dobbiamo farlo anche noi dell’offerta. Dobbiamo ascoltare i segnali e le richieste degli imprenditori e ingaggiare il nuovo Governo sui temi della transizione digitale per spingere sulla digitalizzazione della PA ma per porre anche un’attenzione prioritaria al tessuto produttivo nazionale. Ci sono i progetti del Pnrr da presidiare e mettere a terra, e soprattutto c’è il tema delle micro, piccole e medie imprese, che vanno sostenute e incentivate con nuove regole attraverso cui farle accedere ai bandi per la digitalizzazione e l’innovazione”.
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