La domanda di professioni Ict, nel primo semestre 2021, torna sostanzialmente in linea con quella del periodo pre-pandemia. Il traino è rappresentato da competenze digitali con maggior carattere innovativo, che coinvolgono la gestione dei dati, l’innovazione dei processi e le relazioni con la clientela. Si confermano inoltre significative disomogeneità territoriali, con una domanda al sud Italia decisamente inferiore rispetto al centro e soprattutto al nord del Paese. 

Sono queste le macro-evidenze emerse dall’Osservatorio Competenze Digitali sulle ricerche di personale Ict, presentato dalle associazioni Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, insieme a Università Bicocca. Lo studio analizza via web aziende di tutti i settori di mercato attraverso un “indice di novità” che valuta l’evoluzione delle competenze dal 2015 al 2021. Per cogliere le differenze geografiche, Lombardia, Lazio e Campania sono le regioni scelte a rappresentare lo scenario italiano. 

Mario Mezzanzanica, Università degli Studi di Milano Bicocca
Mario Mezzanzanica, Università degli Studi di Milano Bicocca

É Mario Mezzanzanica, Università degli Studi di Milano Bicocca, a illustrare i risultati della ricerca, esordendo così: “Oggi l’accelerazione del cambiamento nel mondo del lavoro richiede, da un lato, di monitorare costantemente l’andamento del mercato e la sua trasformazione e, dall’altro, di attuare piani di upskilling e reskilling delle professioni Ict e non solo, per fare evolvere le competenze dei lavoratori. Puntando a questi obiettivi, serve una visione di lungo periodo che intervenga nella riprogrammazione e nell’innovazione dei piani di istruzione, dalle scuole alle università, valorizzando la formazione continua. Sono anche necessarie politiche che aiutino le diverse tipologie di imprese ad aumentare la propria attrattività per mantenere i talenti al loro interno. Occorre infine intervenire per ridurre il gap di genere perché anche in un settore tra i più innovativi del nostro Paese, come l’Ict, nell’ambito della formazione l’ingresso di figure femminili è tra i più scarsi in Europa”.

Cloud e big data guidano le nuove professioni

Entrando nel dettaglio dei dati, sono circa 51.700 gli annunci relativi alle professioni Ict nel primo semestre 2021 contro i 57.000 dello stesso periodo del 2019. Complessivamente, nelle tre Regioni, il primo semestre 2020 mostra una riduzione degli annunci pubblicati sul web del 21%, mentre il primo semestre 2021 recupera il 14% avvicinandosi ai valori del 2019

Osservatorio Competenze Digitali sulle ricerche di personale Ict
Andamento degli annunci di lavoro sul web – Fonte: Osservatorio Competenze Digitali sulle ricerche di personale Ict

Le tre principali aree di competenza che compongono l’indice di novità, sono: la capacità di analizzare i dati e processarli per estrarre conoscenza a supporto dei processi decisionali, l’uso di metodologie e tecniche innovative per il governo dell’innovazione dei processi produttivi e di servizi e lo sviluppo di competenze legate alla valorizzazione e gestione delle relazioni con i clienti.

A resistere meglio nel periodo del lockdown sono i profili emergenti impegnati nella governance e processamento dei dati, come gli specialisti in ambito cloud computing e big data, in linea con la sempre maggior spinta alla migrazione delle attività sul cloud che investe le aziende.

Le cinque professioni Ict che mostrano un tasso di novità più elevato, sono infatti: l’esperto in cloud computing, il data specialist, il solution designer, il data scientist e l’information security manager. Al contrario, account manager, network specialist, systems administrator, esperto in digital transformation e service support sono le figure professionali le cui competenze sono rimaste più simili a quelle del 2015.

Indice di novità
Le professioni Ict che mostrano un tasso di novità più elevato – Fonte: Osservatorio Competenze Digitali sulle ricerche di personale Ict

Alcune professioni invertono invece la tendenza rispetto al 2019, da negativa nel 2020 a fortemente positiva nel 2021, come il project manager, il data specialist, il solution designer e il digital consultant.

Si sottolinea anche come l’aumento della crescita di competenze digitali richieste è trasversale a tutte le professioni, anche non Ict, con un indice di cambiamento delle skill superiore al 75% per esempio per i disegnatori elettrici, o gli impiegati in ambito assicurativo, o ancora gli assistenti sociali, gli ingegneri biomedici e gli addetti al montaggio di mobili. 

Voce a istituzioni e associazioni

Come colmare questo gap e promuovere la formazione a livello di sistema-Paese. Interviene sul tema Mauro Minenna, coordinatore Dipartimento per la Trasformazione Digitale“Il Pnrr richiede un cambio di passo nell’affrontare il tema delle competenze tecnologiche e di leadership sulla trasformazione digitale, penalizzate negli ultimi anni dal deupaperamento delle risorse e dalla fuga di giovani cervelli dal mondo Ict.

Mauro Minenna, coordinatore Dipartimento per la Trasformazione Digitale
Mauro Minenna, coordinatore Dipartimento per la Trasformazione Digitale

Il nuovo piano nazionale rappresenta un’opportunità, ma attivare la macchina non è semplice – prosegue -. Ad oggi, abbiamo individuato nel digitale la leva trasformazionale del Paese e generato una maggiore consapevolezza della necessità di partire dai processi pubblici per abilitare una trasformazione di processo. Serve però un cambiamento culturale che punti su competenze tecnologiche specifiche, manageriali e di leadership, ma anche su competenze di pensiero e di processo. Bisogna creare nuovi patti fondativi sulla dimensione del rapporto domanda-offerta, operare sulla formazione di livello superiore e sulle conoscenze digitali di base per tutti i cittadini. Ma allo stesso tempo serve un nuovo mindset del sistema pubblico, per non chiedere mai a un cittadino un dato che già si possiede”.

Come contribuire a far fronte all’urgenza di nuove competenze digitali nel tessuto produttivo italiano. Lo raccontano nel dibattito i responsabili delle associazioni.

“L’emergenza sanitaria spinge tutti i settori verso un’accelerazione della digitalizzazione e aumenta la richiesta di figure professionali con competenze Ict, alcune delle quali oggi non sono neppure previste nell’osservatorio – commenta Giovanni Adorni, past president di Aica . Serve un continuo monitoraggio della domanda e rapidi interventi nei programmi di formazione per consentire alle aziende di individuare le figure professionali di cui hanno bisogno per essere competitive nel mercato. Meccanismi di assessment e certificazione rappresentano uno strumento strategico per assicurare che tutti i professionisti, indipendentemente dalla loro occupazione, sviluppino le competenze digitali adeguate”.

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform sottolinea la necessità di passare dalla teoria all’azione su un tema centrale per lo sviluppo del Paese: “Dobbiamo affrontare contemporaneamente la sfida educativa rivolta ai giovani e la sfida del reskilling e upskilling che interessa i lavoratori attivi. Partire dalla scuola primaria per costruire professionalità, attraverso piani di studio e percorsi tecnici, utilizzando anche la leva dei compensi. Bisogna pensare a modelli e programmi formativi specifici: servono risorse economiche e collaborazione con le imprese per costruire percorsi formativi aderenti ai fabbisogni di oggi e di domani. Vanno pensati percorsi innovativi e scalabili, che rendano le tecnologie digitali anche uno strumento per l’apprendimento”.

“Le competenze digitali sono la linfa vitale per le aziende dell’Ict e i talenti il loro capitale per alimentare l’innovazione – interviene Paola Generali, presidente Assintel, auspicando la messa a terra di un sistema che coinvolga il territorio e si allarghi a tutti i soggetti con capillarità includendo le Pmi nello sviluppo di academy -. Sa se le big tech hanno infatti risorse per attrarre talenti, dobbiamo trovare un modo per sostenere anche le micro, piccole e medie imprese del Made in Italy digitale, che costituiscono la vera struttura del tessuto imprenditoriale sul territorio. Chiediamo pertanto un piano di incentivi per dar loro prospettive di remunerazione e crescita competitive e un rinnovamento del sistema scolastico, a partire dalla scuola primaria e secondaria. Assintel è al lavoro su questo fronte sui territori, insieme alle filiere della domanda e alle istituzioni locali, con progetti finanziati a sostegno di percorsi di formazione digitale su figure specifiche e verticalizzate”.

“La pandemia è stata uno tzunami per le nostre aziende e ha rimesso al centro il ruolo del digitale offrendo uno slancio per riprogettare il futuro – dichiara Diego Antonini, presidente Assinter Italia In questo percorso, le competenze digitali rappresentano il motore imprescindibile ma è spesso difficile reperire le professionalità adeguate. Abbiamo bisogno di giovani formati ma anche di migliorare le competenze dei dipendenti pubblici e di valorizzare le risorse della pubblica amministrazione attraverso formazione e reskilling. La nostra Assinter Academy va in questa direzione”, conclude.

Giovanni Adorni, Marco Gay, Paola Generali, Diego Antonini, Barbara Gasperini

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