Il percorso delle aziende verso il cloud computing è segnato, ma tutt’altro che lineare. Soprattutto, non deve ingannare l’idea per cui quando si parla di migrazione al cloud le organizzazioni siano pronte a spostare tutti i carichi di lavoro su risorse public cloud o di cloud ibrido. Anzi. E’ vero che le aziende hanno bisogno di storage dei dati unificato, per poterli gestire in modo agile, ma la quasi totali di esse si trova solo a metà del proprio percorso e circa il 75% dei carichi di lavoro vede i dati ancora archiviati on-premise. Per studiare il tema della “complessità dei dati”, Netapp ha elaborato un rapporto a livello globale, omonimo – Data Complexity Report 2023 – che idealmente e per coerenza si lega a filo doppio allo studio di marzo Cloud Complexity Report e si propone come approfondimento sulla necessità di un approccio unificato alle architetture multicloud ibride, sulla base di storage efficiente all-flash e di risorse cloud adeguate alle esigenze, in grado di supportare l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale.
Data Complexity Report 2023 nasce in collaborazione con Wakefield Research che ha condotto una ricerca quantitativa nello scorso autunno sentendo mille C-Level tech e dati di aziende in sei diversi mercati: Usa, Emea e Apac.
Il filo rosso evolutivo nella gestione dei dati è proprio legato all’AI. Rappresenta il principale motore di transizione al cloud ed allo stesso tempo proprio il cloud è tra i principali fattori che favoriscono l’adozione dell’intelligenza artificiale.
In numeri: il 74% degli intervistati dichiara di utilizzare servizi cloud pubblici per l’AI e l’analisi, mentre quasi quattro decision maker su dieci affermano che la loro principale esigenza per l’innovazione flash è quella di ottimizzare prestazioni, costi ed efficienza dell’AI. Il 72% degli intervistati poi già dichiara di utilizzare l’AI generativa ed il 74% di sfruttare i servizi di AI e di analisi offerti dai cloud provider pubblici.
Uno scenario che Davide Marini, country manager Italia di Netapp, così mette a fuoco: “Le aziende si trovano ad affrontare un panorama tecnologico complesso, con rischi per la sicurezza e di pressioni per stare al passo con tecnologie emergenti ]…[, riducendo al contempo l’impatto ambientale. E il Data Complexity Report sottolinea che, in mezzo a questa complessità, sono necessarie soluzioni innovative di storage flash abilitate al cloud per rispondere alle esigenze in evoluzione dell’AI, migliorare l’efficienza e rafforzare la resilienza contro le crescenti minacce informatiche all’interno dell’ecosistema dei dati”.
Il riferimento ai problemi di sicurezza con l’AI, è tutt’altro che secondario. Ed i numeri lo confermano. Sicurezza dei dati (57%), integrazione dei dati (50%) e skill gap (45%) rappresentano vere e proprie barriere.
Ed il report racconta che le minacce alla sicurezza sono molto sentite dai dirigenti C-level e dai responsabili IT. Quasi nove su dieci, tra Cxo e membri dei Cda, indicano il ransomware come una priorità elevata o massima, mentre più della metà (55%) dichiara che la mitigazione degli attacchi ransomware è la priorità della propria azienda. Il 40% degli intervistati individua in sicurezza e privacy dei dati le cause principali di incremento della complessità per la propria infrastruttura di archiviazione, ma allo stesso tempo il 61% dei dirigenti del settore tecnologico cita ancora sicurezza e privacy tra le principali aree in cui desidera vedere innovazioni nella progettazione dello storage flash nei prossimi tre anni.
Un’azienda su due dichiara poi di aver bisogno di intere giornate e addirittura settimane per riprendersi dai cyberattacchi, rischi vivi proprio per la prosecuzione dell’attività.
Il ransomware per l’economia dei dati resta tra le principali minacce e “se da un lato la protezione contro il ransomware richiede un’architettura full-stack cyber-resiliente, dall’altro i leader ricercano sempre più quei fornitori di storage in grado di offrire garanzie per il recupero dei dati dopo un attacco ransomware“, dettaglia Roberto Patano, senior manager Systems Engineering di Netapp.
In parte abbiamo già osservato come i principali rilievi della ricerca portino per mano le organizzazioni a considerare prestazioni, efficienza, sicurezza, governance e sostenibilità a 360 gradi i cinque criteri principali di valutazione nelle scelte riguardo i dati. Anche le valutazioni ambientali, infatti, non sono più secondarie tanto che lo studio indica che l’83% degli intervistati riporta la sostenibilità come importante fattore decisionale nella scelta dei fornitori di sistemi di storage. E più della metà del campione riconosce che la riduzione dell’energia e dell’impronta di carbonio sia fondamentale per un utilizzo responsabile dell’AI.
Lo storage all-flash allinea la soddisfazione di queste esigenze con l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle decisioni di acquisto e sulle aspettative di innovazione che è innegabile. Tanto che quattro intervistati su dieci desiderano soluzioni di storage flash che ottimizzino le prestazioni dell’AI, indirizzando anche le altre esigenze. Lo conferma Davide Marini: “I carichi di lavoro moderni richiedono uno storage flash pensato per garantire velocità, scalabilità, sicurezza e sostenibilità. ]…[ Dobbiamo prepararci a un ambiente in grado di integrarsi perfettamente con l’intelligenza artificiale, che richiede ai leader tecnologici di guidare l’innovazione e ridefinire l’approccio“.
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