Le nuove leve digitali rappresentano un’opportunità per trasformare il mondo della sanità, verso una maggiore efficienza, qualità e accesso alle cure. In particolare, l’adozione dell’intelligenza artificiale promette di rendere i sistemi sanitari più sostenibili ed evoluti, migliorando la diagnosi precoce, personalizzando i trattamenti e ottimizzando le risorse per offrire una sanità più equa e accessibile. Muovendosi in questa direzione, Philips vede l’assistenza sanitaria come un’unica struttura interconnessa, con la mission di aiutare il benessere delle persone, fornire ai medici strumenti sempre più innovativi per eseguire diagnosi precise e offrire trattamenti personalizzati e migliore assistenza ai pazienti, il tutto supportato da un costante flusso di dati. Ne parliamo con Roberta Ranzo, Business Leader Enterprise Informatics Philips Italia, Israele e Grecia

In Italia la spesa sanitaria pubblica pesa solo il 6,2% sul Pil del Paese. All’interno di questo mondo complesso, la sanità digitale – che quest’anno ha generato un mercato da 4,6 miliardi di euro – si sta ritagliando un ruolo sempre più cruciale per innovare il settore. Dal vostro osservatorio, quali investimenti sono necessari per dare impulso all’innovazione in sanità?

I fondi del Pnrr hanno accelerato la digitalizzazione della sanità, evidenziando l’importanza di creare infrastrutture digitali connesse e digitalizzare i processi esistenti per migliorare l’efficienza e la qualità delle cure. La sfida attuale è rafforzare le strutture territoriali, creando una rete digitale che colleghi il domicilio del paziente fino all’ospedale di alta o altissima complessità, come previsto dal DM 77. Per questo serve una rete composta da nodi “intelligenti” che siano in grado di comunicare tra loro, scambiando dati, immagini e informazioni, di correlare dati diversi per aumentare la conoscenza della storia clinica di un paziente. È la grande promessa del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Ma è necessario ci sia una comunicazione fluida tra ospedali, ambulatori e strutture territoriali, standardizzando e rendendo interoperabili le informazioni, superando la  frammentazione tecnologica causata da soluzioni personalizzate e vincoli di vendor lock-in. Questo approccio consentirà di ottimizzare la spesa e di favorire una gestione integrata delle informazioni cliniche e operative, migliorando anche il rapporto con le strutture territoriali, con evidenti benefici per il coordinamento dei servizi e l’assistenza ai pazienti.

L’intelligenza artificiale abilita nuovi modelli di gestione, di cura e di benessere. Quali i benefici concreti e quali i rischi legati a normativa, etica e privacy (gestione dato) dal vostro punto di vista?

Roberta Ranzo, Business Leader Enterprise Informatics Philips Italia, Israele e Grecia
Roberta Ranzo, Business Leader Enterprise Informatics Philips Italia, Israele e Grecia

L’intelligenza artificiale sta contribuendo a migliorare l’assistenza sanitaria sia in ambito clinico che operativo. Da un lato, può rendere il lavoro dei medici e del personale sanitario più efficiente ed efficace, accelerando per esempio fino al 35% i tempi di acquisizione di un’immagine di RM, riducendo artefatti e rumore, per immagini di alta qualità. L’AI consente inoltre di analizzare grandi quantità di dati provenienti da diverse fonti cliniche (imaging, storia clinica, patologie, stili di vita) per individuare correlazioni e pattern utili per adottare approcci di medicina predittiva e sviluppare percorsi di cura sempre più personalizzati. Dall’altro, automatizza diversi processi come la gestione della documentazione e degli appuntamenti e l’organizzazione dei flussi di lavoro aumentando la produttività. Questo aiuta a rispondere alla crescente domanda di cure e alle carenze di personale sanitario, riducendo i tempi di attesa per visite ed esami.

Anche se ci sono timori per l’impatto dirompete che l’AI sta avendo nella vita di tutti giorni, non penso che l’intelligenza artificiale sostituirà il medico, ma lo affiancherà nel prendere decisioni sempre più complesse, aiutandolo ad abbattere la probabilità d’errore. Per Philips l’innovazione deve sempre conservare la persona al centro, sia il paziente sia il clinico, che rimane il fulcro del processo decisionale. Inoltre, non bisogna di dimenticare che la potenzialità dell’AI si fonda sui dati, sui big data, che devono essere gestiti non solo in modo etico e sicuro, garantendo l’anonimato del paziente, ma all’interno di un framework ben regolato e vigilato dalla istituzioni per controllare che alla base vengano usati dati accurati e veritieri.

Gli analisti sostengono che l’efficientamento dei processi sanitari, grazie alla digitalizzazione, avrà un impatto anche sulla sostenibilità del settore sanitario. Che strategie la vostra azienda propone per rendere più efficiente e sostenibile la sanità italiana?

Secondo uno studio del British Medical Journal, il settore sanitario è responsabile del 4,4% delle emissioni globali di CO2. Tuttavia, grazie all’ innovazione, all’utilizzo del cloud e dell’intelligenza artificiale è possibile mitigare l’impatto che la sanità ha sull’ambiente. E’ in questa direzione che sta operando Philips per rendere più efficiente e sostenibile la sanità, oltre ad aver raggiunto al suo interno importanti risultati: abbiamo raggiunto nel 2022 la neutralità carbonica nelle attività operative, utilizziamo elettricità rinnovabile al 100% e i nostri siti di produzione non inviano rifiuti in discarica. 

La strada da percorre secondo Philips è investire in soluzioni innovative e sostenibili, privilegiando un approccio circolare e percorsi di efficientamento energetico. Secondo un’indagine di Philips e Vanderbilt University Medical Center, utilizzando dispositivi ecocompatibili nelle risonanze magnetiche, le emissioni di carbonio possono ridursi del 17%. Nelle Tac, invece, l’uso di sistemi ricondizionati e gli aggiornamenti delle apparecchiature possono contribuire a ridurre le emissioni rispettivamente del 6% e del 4%. Philips, inoltre, ha sviluppato il magnete BlueSeal, il primo da 1,5T completamente sigillato del settore, che utilizza appena sette litri di elio, rispetto ai 1500 litri di una RM tradizionale. Un vantaggio che permette di evitare l’uso intensivo di una risorsa così preziosa.

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