Il settore dei servizi finanziari vive un momento di importante trasformazione, tra sfide ed opportunità. La crescente pressione normativa, le aspettative sempre più elevate dei clienti e i rapidi sviluppi tecnologici costringono banche e assicurazioni a ripensare le proprie strategie operative e di innovazione. In questo contesto, il cloud si presenta come abilitatore strategico per migliorare l’efficienza, stimolare la crescita e ridefinire il rapporto con i clienti. Tuttavia, il World Cloud Report for Financial Services 2025, pubblicato da Capgemini Research Institute, evidenzia che molte istituzioni non sono ancora pronte a sfruttare pienamente il potenziale offerto dal cloud. Lo studio si basa sui dati raccolti da tre principali fonti: Global Financial Services Executive Survey 2024, che ha coinvolto 600 dirigenti senior in 13 mercati globali; Global Fintech and Insurtech Survey 2024, che ha analizzato l’approccio delle startup tecnologiche al cloud e una serie di Global Executive Interviews 2024, che fornisce una prospettiva qualitativa e strategica grazie a colloqui con i decision maker del settore. Queste informazioni, raccolte tra giugno e agosto 2024, coprono mercati chiave (Stati Uniti, Europa e Asia-Pacifico), ed offre una visione completa e dettagliata sulle tendenze globali del cloud nei servizi finanziari. Il report si concentra su tre domande principali: come le istituzioni possono massimizzare il valore del cloud, quali ostacoli impediscono di raggiungere questi obiettivi e quali strategie possono essere adottate per superare le sfide. La ricerca mette quindi in evidenza non solo le pratiche di successo, ma anche le lacune da colmare per realizzare una trasformazione significativa. Entriamo nei dettagli.
Il cloud è ormai ampiamente adottato – il 91% delle istituzioni finanziarie utilizza almeno una piattaforma cloud, rispetto al 37% del 2020 – ma solo una minoranza delle aziende ne trae un reale valore strategico. Il report sottolinea che solo il 12% delle istituzioni finanziarie è qualificabile come cloud innovator, ossia come azienda che utilizza il cloud come leva per creare valore strategico e innovativo. La maggior parte delle banche e delle assicurazioni considera invece il cloud un mezzo per migliorare l’efficienza operativa, senza sfruttarne appieno il potenziale.
Dario Patrizi, Financial Services director di Capgemini Italia, offre spunti di riflessione a partire dai numeri: “Dalla ricerca emerge chiaramente che, sebbene la tecnologia sia considerata dagli istituti finanziari un elemento fondamentale, alcune aziende considerano ancora il cloud solo un mezzo per ridurre i costi, mentre quelle più innovative lo usano come leva per ridefinire le proprie operations. Grazie a un approccio cloud-native finalizzato a promuovere una cultura dell’innovazione, le banche e le compagnie assicurative avrebbero un miglioramento nell’offerta di nuovi prodotti e servizi, ingresso in nuovi mercati e aumento della soddisfazione dei clienti. E con l’adozione sempre più diffusa dell’AI generativa da parte delle aziende, un’infrastruttura tecnologica basata sul cloud potrebbe supportare il settore nel trarre il massimo dagli investimenti in nuove tecnologie su larga scala”.
Le differenze tra aziende tradizionali e fintech/insurtech
Un aspetto fondamentale del report è allora proprio la distinzione tra istituzioni finanziarie tradizionali, come banche e assicurazioni consolidate, e nuove realtà emergenti, rappresentate da fintech e insurtech. Sono le prime a vedere il cloud principalmente come uno strumento per migliorare l’efficienza operativa (quelle tradizionali), mentre le seconde lo utilizzano per innovare, accelerare le vendite e penetrare nuovi mercati. Ed il report evidenzia che, nonostante l’adozione diffusa del cloud, i risultati ottenuti sono spesso deludenti. Meno del 40% dei dirigenti intervistati si dichiara pienamente soddisfatto dei risultati raggiunti, con benefici limitati in termini di riduzione dei costi operativi (33%), scalabilità (27%) e accelerazione dell’innovazione (26%). Dati che rivelano una lacuna significativa tra le aspettative e i risultati effettivi. Fintech e insurtech, invece, dimostrano un approccio più strategico e lungimirante. Queste aziende utilizzano il cloud non solo per ottimizzare le operazioni, ma per stimolare la crescita e differenziarsi sul mercato. Ad esempio, il 62% delle fintech intervistate utilizza il cloud per monetizzare i dati e sviluppare nuove offerte, rispetto all’84% delle banche tradizionali che lo vedono come uno strumento per migliorare l’efficienza operativa.
Capgemini, gli ostacoli alla valorizzazione del cloud
Nonostante il suo potenziale, l’adozione del cloud presenta numerose sfide. Il report individua cinque principali ostacoli che impediscono alle istituzioni finanziarie di massimizzare il valore del cloud. Il primo è l’approccio lift-and-shift, che consiste nel trasferire le applicazioni esistenti nel cloud senza ottimizzarle per questo ambiente. Questo approccio non solo riduce l’efficienza, ma aumenta i costi e limita l’innovazione. Un secondo ostacolo è rappresentato dalla governance inefficace, che impedisce una gestione strategica del cloud e contribuisce a un aumento delle spese operative.
Un terzo problema è legato ai modelli di pricing complessi, che rendono difficile prevedere i costi associati all’archiviazione dei dati e al trasferimento delle informazioni. A questi si aggiunge la difficoltà di integrare i sistemi legacy, che ostacola l’adozione di soluzioni cloud-native. Infine, le preoccupazioni relative alla sicurezza dei dati e alla conformità normativa rappresentano una sfida significativa per molte istituzioni, soprattutto in un contesto di crescente complessità regolamentare.
Focus su normativa e tecnologie emergenti
La crescente digitalizzazione dei servizi finanziari è poi accompagnata da normative sempre più stringenti, che richiedono investimenti significativi in infrastrutture tecnologiche. Due delle principali normative citate nel report Capgemini sono il Digital Operational Resilience Act (Dora), in vigore nell’Unione Europea dal gennaio 2025, e la Sezione 1033 del Dodd-Frank Act, recentemente aggiornata negli Stati Uniti. Questi regolamenti richiedono alle istituzioni finanziarie di adottare soluzioni cloud-native per garantire la resilienza operativa e la sicurezza dei dati, riducendo al contempo i costi e migliorando la trasparenza. Dora, in particolare, rappresenta un punto di svolta per il settore finanziario europeo, ed impone requisiti rigorosi in termini di gestione dei rischi digitali e protezione delle informazioni. Le istituzioni che non rispettano queste norme rischiano sanzioni significative e un danno alla reputazione.
Un altro aspetto cruciale del report riguarda il ruolo delle tecnologie emergenti nell’adozione del cloud. L’intelligenza artificiale generativa (Gen AI), l’analisi predittiva e l’automazione robotica dei processi (Rpa) stanno ridefinendo il panorama del settore finanziario. L’AI, ad esempio, consente di migliorare la gestione del rischio e la prevenzione delle frodi, mentre l’Rpa aumenta la scalabilità e riduce i costi operativi. Non è un caso quindi che l’81% dei dirigenti consideri la mancanza di tecnologie adeguate un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi aziendali, mentre la maggior parte degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale (81%), l’analisi predittiva (75%) e l’automazione robotica dei processi (65%) siano cruciali a supporto dell’ecosistema cloud e purtroppo le aziende ‘tradizionali’ sono carenti nella maturità e nelle competenze necessarie per queste tecnologie: solo il 15% ha una maturità elevata in termini di AI, il 30% nelle analisi predittive e il 22% nell’automazione robotica dei processi. E non mancano esempi e casi d’uso, tra cui citiamo in particolare American Express che ha migliorato la rilevazione delle frodi del 50%, dimostrando sul campo l’impatto trasformativo di queste innovazioni.
Il report di Capgemini dedica inoltre particolare attenzione ai cloud innovator, quelle istituzioni che riescono a sfruttare il cloud per creare valore strategico. Queste aziende si distinguono per l’adozione di piattaforme scalabili, che consentono di gestire picchi di carico e introdurre rapidamente nuovi prodotti. Utilizzano inoltre un approccio data-driven, integrando dati tradizionali e di terze parti per sviluppare strategie di marketing mirate e migliorare l’esperienza del cliente. Questo approccio porta vantaggi significativi, il 32% degli innovatori – dice la ricerca – supera gli obiettivi di upselling e cross-selling rispetto al 12% dei concorrenti e gli obiettivi di monetizzazione dei dati rispetto al 10% delle altre istituzioni, mentre il 22% supera gli obiettivi di sviluppo di prodotti innovativi rispetto al 10% della concorrenza.
Tra gli esempi la startup assicurativa Lemonade ha raggiunto 1 milione di clienti in soli cinque anni grazie a una strategia basata sul cloud e sull’analisi dei dati. Un approccio che le ha permesso di migliorare significativamente la gestione dei sinistri e di espandere rapidamente la sua presenza sul mercato.
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