Le ricerche sul tema della sostenibilità arrivano in un momento cruciale, la conferenza sul clima Cop29, tenutasi a Baku, nell’Azerbaigian del gas e del petrolio. Triplicati gli aiuti ai paesi vulnerabili previsti dall’Accordo di Parigi, da 100 miliardi di dollari all’anno a 300 miliardi entro il 2035, ma ci si ferma qui: una goccia da parte dei Paesi ricchi per finanziare la transizione energetica e l’adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi fragili, a fronte di una richiesta da parte degli stati emergenti e in via di sviluppo (G77) di 1.300 miliardi di dollari all’anno. Contributi elargiti non totalmente pubblici a fondo perduto (come richiesto dai Paesi vulnerabili) ma in buona parte prestati dalle banche multilaterali di sviluppo e dalle banche private con la garanzia dello stato. Con la Cina fuori dagli obblighi.
Nel complesso dibattito sulla crisi climatica e sulla transizione energetica globale, trova ragione di inserirsi il tema della sostenibilità (ambientale, sociale, aziendale) misurata anno dopo anno dagli analisti, negli intenti (parole e programmi) e nella sua attuazione (progetti e processi).
Due le ricerche arrivate sul tavolo di Cop29. Il Global Sustainability Barometer 2024, realizzato da Ecosystm e commissionato per il secondo anno consecutivo da Kyndryl e Microsoft, che mira a comprendere come la sostenibilità sia parte delle attività di aziende e organizzazioni con particolare attenzione al ruolo della tecnologia.
E lo State of Sustainability Readiness Report 2024 realizzato da Morning Consult per conto di Ibm, alla sua prima edizione, che mostra come le aziende stiano considerando gli investimenti in tecnologia a favore della sostenibilità un’opportunità per crescere e ridurre i costi.
Elementi comuni in entrambi i paper, anche le criticità.
Global Sustainability Barometer 2024
Partiamo dalla prima ricerca – Global Sustainability Barometer 2024 – realizzata da Ecosystm su un panel di 1.355 leader globali del settore della sostenibilità (in 20 Paesi e 9 settori industriali) tra agosto e settembre 2024.
La percezione che la tecnologia possa essere uno strumento per raggiungere la sostenibilità è ancora molto bassa. Nonostante in Italia il 92% delle organizzazioni riconosca l’importanza strategica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità (dal livello dirigenziale ai dipendenti, pur con coinvolgimento diverso) solo il 15% comprende davvero il ruolo della tecnologia nella riduzione dell’impronta ecologica e nel perseguimento di obiettivi ambientali (una percentuale bassa anche a livello mondiale, 21%, il che non rincuora).
Così in Italia il 43% ritiene che l’IT sia ancora marginale nella gestione sostenibile di processi, anche se cresce la consapevolezza che l’integrazione della tecnologia possa tradursi in piani operativi sostenibili basati su dati, anche grazie all’integrazione dell’AI. Percependone le criticità che si porta appresso: timori di conformità normative (68%), integrazione dei dati tra sistemi (63%), mancanza di competenze tecnologiche (48%) e costi iniziali elevati (48%).
Oggi soltanto il 18% del campione utilizza l’intelligenza artificiale per migliorare la sostenibilità e il 45% delle aziende italiane considera le implicazioni ambientali legate all’impatto dell’AI durante il processo di adozione, mostrando una sensibilità maggiore al tema dei consumi rispetto al 35% delle aziende a livello globale.
“Di fronte a sfide climatiche sempre più rilevanti, le aziende sono chiamate ad agire con determinazione e a mettere la sostenibilità aziendale al primo posto – puntualizza Faith Taylor, chief corporate citizenship and sustainability officer di Kyndryl –. Lo studio di quest’anno sottolinea come le organizzazioni debbano passare all’azione collettiva per guidare un cambiamento tangibile”, integrando la sostenibilità nelle strategie aziendali, nei processi e nei sistemi.
State of Sustainability Readiness Report 2024
Guardiamo ora allo studio State of Sustainability Readiness Report 2024 di Morning Consult su un panel di 2.790 dirigenti aziendali e decision maker (in 9 Paesi e 15 settori industriali) tra aprile e maggio 2024.
Stesso racconto. Nonostante l’88% dei leader aziendali stia pianificando di aumentare l’investimento in IT per la sostenibilità nei prossimi 12 mesi, l’azione non corrisponde all’obiettivo, soprattutto in termini di utilizzo delle tecnologia, in particolare dell’intelligenza artificiale.
Sebbene il 90% dei dirigenti intervistati ritenga che l’AI influenzerà positivamente gli obiettivi di sostenibilità, il 56% delle aziende non la sta sfruttando attivamente per raggiungere la sostenibilità sottolineando come la pianificazione finanziaria sia la sfida principale per gli investimenti in sostenibilità. Secondo il report, il 48% degli investimenti in IT per la sostenibilità sono “una tantum” e non sono finanziati da un budget operativo regolare.
Il tema del grande impiego di energia che l’AI richiede mette in primo piano la questione della responsabilità nell’uso di questa tecnologia che porta a ottimizzare l’elaborazione dei dati, fare investimenti in processori a basso consumo energetico, valutare collaborazioni nel mondo open source. “Queste strategie possono non solo ridurre l’impronta ambientale dell’AI, ma anche migliorare l’efficienza operativa e l’efficacia dei costi. Anche il reperimento dei giusti talenti nel campo dell’AI è un problema: trattenere personale esperto in un contesto di carenza di competenze è tra le prime tre sfide aziendali in materia di sostenibilità che i leader devono affrontare”, precisa il report.
Ma la domanda chiave per molte aziende rimane senza risposta: come si misura la sostenibilità? Con quali Kpi? Il 50% dei dirigenti aziendali sostiene che i dati per i Kpi di sostenibilità non sono maturi, perché non è semplice misurare l’efficienza delle risorse, il consumo di energia rinnovabile, il consumo totale di energia, il riciclaggio. “Le aziende vedono nell’AI un enorme potenziale per incrementare sia i loro sforzi di sostenibilità che i loro profitti, due temi allineati – afferma Christina Shim, chief sustainability officer di Ibm –. Ma le aziende devono essere attente a ridurre al minimo l’impatto ambientale durante l’adozione dell’AI: i dati dimostrano che ci sono molte opportunità di progresso in termini di sostenibilità e di costi”.
Dove si va, il ruolo di dati e AI
La strada di incorporare la tecnologia nella pianificazione strategica verso la sostenibilità è evidenziata da entrambi le ricerche (oggi solo il 38% delle aziende usa l’IT per ridurre l’impatto ambientale, fonte Ecosystm, e solo il 17% ritiene che dati e tecnologia siano elementi determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità).
Cosi come serve definire il ruolo dell’AI non solo per monitorare consumo energetico ed emissioni, ma anche per pianificare le necessità energetiche future basate su modelli e trend, in logica predittiva, per ampliare l’approccio aziendale alla responsabilità ambientale.
L’integrazione dei dati, attraverso vari sistemi di pianificazione, rimane la chiave per la comprensione del proprio impatto ambientale, favorendo scelte informate in ambito di sostenibilità, e promuovendo la cultura della responsabilità condivisa. Perché attualmente i Ceo continuano a stabilire gli obiettivi di sostenibilità ma il 49% delle organizzazioni considera il chief sustainability officer e i team di sustainability fondamentali (era il 27% lo scorso anno). Il passo successivo sarà il pieno coinvolgimento dei team interfunzionali, in particolare delle divisioni finanziaria e tecnologica, per integrare la sostenibilità tra le priorità strategiche aziendali e garantirne un’implementazione efficace.
Lo stesso sostiene Ibm. Le aziende devono fare leva sui dati che riguardano la totalità del business, grazie all’utilizzo di strumenti di analisi dei dati e di reporting in grado di far emergere le criticità e mantenere l’allineamento in tutta l’organizzazione sui medesimi obiettivi, anche se con diverso approccio tra top management e dipendenti.
“Con la crescente percezione della sostenibilità come imperativo strategico, stiamo assistendo a una maggiore innovazione e collaborazione. L’AI è in prima linea in questa evoluzione, consentendo alle aziende di ottimizzare il consumo delle risorse, ridurre gli sprechi e generare un impatto ambientale positivo – conclude Ullrich Loeffler, Ceo e co-fondatore di Ecosystm –. Sfruttando al meglio la tecnologia, possiamo costruire un futuro più sostenibile ed equo per le generazioni future”. Voglio crederci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA