La tecnologia continua a evolversi e le esigenze di mercato accompagnate da una crescita esponenziale delle applicazioni impattano sulla gestione dei workload quotidiani e i team IT devono capire come supportare i nuovi trend, sviluppare, distribuire e gestire i nuovi workload. In queso contesto, va affermandosi un nuovo approccio all’architettura dei data center che consenta di risolvere le problematiche tipiche dei sistemi legacy e fornisca risposte veloci.
Il nuovo approccio sposa la convergenza dell’elaborazione dei dati, della gestione e dello storage su server x86 standard e promuove un appoccio modulare in grado di offrire scabilità ed eseguire tutte le funzioni fondamentali del data center come software.
Una rivoluzione, che si basa sull’infrastruttura iperconvergente di VMware, di cui parliamo in un’ intervista doppia con Luca Zerminiani, Sr. Manager Systems Engineering VMware Italia e Franco Puricelli, Director Sales Manager & Business Development Systematika Distribution, che come partner ha il ruolo di portare la tecnologia presso i clienti.
“La diffusione dei sistemi iperconvergenti è in continuo aumento, con una crescita del mercato del 70% nel 2017 – anticipa Zerminiani -. Questi dati non sorprendono, considerando che si tratta di una tecnologia mai vista prima, che soddisfa pienamente le esigenze dei clienti. La semplicità nella gestione e nella distribuzione, infatti, unita alla maggiore visibilità e alla disponibilità di un punto di gestione centralizzato, rendono le infrastrutture iperconvergenti particolarmente appetibili per le aziende che hanno bisogno di funzionalità di data center remoti”.
Nel 2011 Marc Andressen aveva pronunciato la fatidica frase “Il software sta fagocitando il mondo”. A che punto siamo oggi? Le aziende possono crescere adottando un approccio Software-Defined?
Luca Zerminiani di VMware: “L’affermazione di Marc Andreessen si è rivelata premonitrice ed è diventata per VMware il punto di partenza per offrire soluzioni che consentono ai clienti di essere più agili, efficienti e innovativi attraverso il software.
Quando, nel maggio del 2012, abbiamo lanciato la nostra visione per il Software-Defined Data Center (SDDC), abbiamo affermato che avrebbe consentito la trasformazione IT attraverso la sicurezza, l’automazione, il controllo di gestione e la scelta dei servizi, in un modo che si traducesse in maggiore semplicità, programmabilità e coerenza in diversi ambienti IT dei clienti.
L’esplosione dei servizi cloud e dei container ha comportato un significativo bisogno di infrastrutture scalabili, agili e automatizzate e questo può essere realizzato solo tramite l’astrazione del software.
Per questo la strategia Software-Defined di VMware sta trovando nei nostri clienti una risposta molto positiva, perché consente loro di compiere la transizione verso il futuro digitale e di crescere in un mondo in rapida evoluzione”.
L’architettura iperconvergente sta trasformando il datacenter. Come lavora un’infrastruttura HCI? Quali benefici porta in termini di flessibilità e efficienza?
Luca Zerminiani di VMware: “In una soluzione HCI, tutti i componenti tipici del data center basato su hardware e destinati alla gestione delle risorse (storage, elaborazione e rete) vengono virtualizzati e compressi su un server x86 standard di settore. Poiché le risorse sono basate su software e gestite da un’unica console, una soluzione HCI ben progettata consente di incrementare drasticamente l’efficienza, migliorare la flessibilità e ridurre il TCO dell’intero data center, il tutto senza compromettere in alcun modo le prestazioni e la disponibilità.
Le aziende più illuminate sono consapevoli che l’adozione di un’infrastruttura iperconvergente non richiede un cambiamento di pensiero radicale. Al contrario, rappresenta la naturale evoluzione del data center virtualizzato. La virtualizzazione di applicazioni e server è ormai parte integrante di qualsiasi data center, pertanto sembra ovvio che il passaggio successivo sia dato dall’adozione di un’infrastruttura iperconvergente”.
Un passaggio essenziale nella modernizzazione del data center è dato dalla modernizzazione dell’infrastruttura. Come Systematika, distributore storico sulla parte infrastrutturale, approccia la modernizzazione del DC?
Franco Puricelli di Systematika – “La nostra proposta e le nostre competenze guardano alla modernizzazione del DC in modo allargato, con un occhio molto attento anche alla parte applicativa. Privilegiamo sicuramente le tecnologie software-defined, in modo particolare HCI e networking, ma siamo in grado di proporre e supportare, sia in abilitazione che in POC, soluzioni che trattano nel loro complesso modernizzazione ed ottimizzazione: ad esempio portiamo HCI anche trattando il secondary-storage, oppure mostriamo come soluzioni di analytics e machine-learning possano determinare il miglior collocamento di workload (on-prem/off-prem) e/o prevenire outages, o ancora mostriamo piattaforme per la modernizzazione di applicazioni legacy”.
Come si sceglie la soluzione HCI più adatta per ogni azienda?
Luca Zerminiani di VMware: “Al fine di individuare la soluzione più adatta alle proprie esigenze, è necessario innanzitutto redigere un elenco di priorità. Quali sono le priorità aziendali attuali e future? Potrebbero essere il contenimento dei costi, la scalabilità, la crescita flessibile o la semplicità di gestione. È necessario comprendere le aree prioritarie per l’azienda e valutare in che misura le soluzioni disponibili soddisfino tali esigenze. Fra i fattori da considerare, vi sono:
- Dover aggiungere nuove appliance ogni qualvolta siano richieste più risorse di storage o elaborazione è un elemento a favore o contro?
- La compatibilità con l’hardware e la conformità agli standard esistenti sono importanti? In questo caso, il modello delle appliance non può offrire la piattaforma hardware richiesta.
- Il costo e la scalabilità sono elementi determinanti? In questo caso, è necessario assicurarsi che il sistema sia progettato per fornire capacità on demand e possa essere scalato senza interruzioni delle attività né investimenti di capitale cospicui.
- Quale sarà l’impatto sul personale? L’ultima cosa che un gruppo IT con personale ridotto si augura è dover apprendere e integrare un sistema del tutto nuovo e risolvere i relativi problemi. È consigliabile valutare se sia possibile utilizzare le competenze hardware e software, nonché le relazioni con i vendor, già esistenti. Più le esigenze sono chiare, più il processo diventa semplice”.
La maggior parte delle aziende sta adottando una strategia di cloud ibrido che combina le risorse del cloud pubblico con l’infrastruttura del data center onsite di proprietà dell’azienda. Qual è il ruolo di Systematika in questo percorso a supporto di VMware?
Franco Puricelli di Systematika: “Da diversi anni assecondiamo questo percorso attraverso il ruolo di aggregatore che VMware ci ha affidato a partire dal 2009, in pratica agli albori del cloud computing.
Grazie a questo ci è stato possibile introdurre ai nostri partner il modello economico associato al consumo di tecnologia VMware e quindi creare le condizioni per lo sviluppo e la diffusione di proposte “locali” di public cloud. Questo ha permesso, come conseguenza, alle aziende di poter avviare strategie di hybrid-cloud e di poterlo fare con fiducia, potendo contare su una piattaforma a loro nota e sulla vicinanza (anche fisica) del proprio partner di datacenter”.
Come è cambiato negli anni il ruolo del distributore con il crescere del peso del software nelle soluzioni?
Franco Puricelli di Systematika: “In realtà per noi non tanto, essendo un operatore nato ormai 35 anni fa dal software, cresciuto grazie al software e con logiche diverse dalla distribuzione broadliner. Quello che cerchiamo di migliorare sempre è la qualità della nostra proposta a prescindere dal connotato (HW, SW, aaS) e le modalità con le quali presentarla, in collaborazione con i nostri partner, il più efficacemente possibile agli utilizzatori finali”.
I principali casi d’uso di una infastruttura HCI?
Luca Zerminiani di VMware: “Sono sempre più numerosi i clienti VMware vSAN che adottano il software di infrastruttura iperconvergente VMware: oggi sono ben 10.000 e il loro numero è in rapida crescita. Moltissimi clienti dei più svariati settori in tutto il mondo eseguono le proprie applicazioni business critical con vSAN, in tutti i settori: dalla sanità ai servizi finanziari, dal mondo education alla pubblica amministrazione fino alle telecomunicazioni. In Italia, un caso di implementazione di un’infrastruttura HCI è quello di Banca Popolare di Sondrio, che negli ultimi anni ha portato a termine importanti investimenti infrastrutturali per ridurre i costi di gestione e che ora sta sperimentando sviluppi in direzione del software-defined storage, con vSAN. In ambito Pubblica Amministrazione, invece, anche InfoCamere ha scelto le soluzioni VMware: in questo caso, al netto miglioramento delle prestazioni si accompagna la semplificazione degli aspetti di gestione dell’infrastruttura e la riduzione dei consumi e dell’occupazione di spazio. Concentrando lo storage e la capacità elaborativa all’interno di un’unica piattaforma anche le competenze delle persone che devono gestire questi sistemi sono più integrate, così come il presidio, che si esercita da un’unica console di controllo”.
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