L’ultima ricerca della società di advisory PwC in ambito blockchain – Blockchain is here, What’s your next move? – che ha coinvolto 600 executive in 15 paesi, Italia compresa, individua una crescita notevole dell’interesse verso una tecnologia attorno cui si è sviluppato il maggiore hype nell’ultimo periodo, insieme con l’intelligenza artificiale.
Crescono le iniziative, 15% già in esecuzione
L’84% degli intervistati segnala che la propria azienda ha delle attività in corso. Di queste, nel 15% dei casi un progetto pilota è già attivo o si trova in fase d’implementazione (10%), mentre circa un terzo si trova in fase di sviluppo (32%) ed un quinto in fase di ricerca (20%). “Ciò che gli executive ci dicono è che nessuno vuole rimanere indietro in campo blockchain, anche se rimangono delle preoccupazioni riguardanti fiducia e regolamentazione”, commenta Steve Davies, Blockchain Leader di PwC.
Il settore finanziario rimane al momento l’ambito con maggiori potenzialità applicative per la blockchain (46%), così come nel medio periodo (41%). Altri comparti identificati dai rispondenti con maggiori possibilità di sviluppo nei prossimi 3-5 anni comprendono il settore energy & utilities (14%), sanità (14%) e manifattura industriale (12%).
Attenzione alla Cina
Tra i paesi più avanzati nello sviluppo di progetti di blockchain, i rispondenti indicano Stati Uniti (29%), Cina (18%) e Australia. Ciò che colpisce, oltre alla sconfortante assenza di paesi europei nelle prime posizioni, è l’indicazione degli intervistati che mostra come in un arco temporale di tre-cinque anni la Cina avrà superato gli Stati Uniti (30%), spostando il principale centro d’influenza e di attività lontano dall’Occidente.
Mancanza di regole ostacolano l’adozione
Indubbiamente fra i risultati più interessanti della ricerca vi è la poca fiducia che gli intervistati ripongono in una tecnologia che per definizione dovrebbe generare grazie alla sua applicazione (45%). In effetti, come per la maggior parte delle innovazioni, a preoccupare non è la tecnologia in sé, quanto la mancanza di un quadro regolatorio e di standard condivisi (48%).
Il report evidenzia anche che affinché questo accada è necessaria la creazione di un ecosistema stabile, in cui aziende appartenenti allo stesso comparto lavorino su una serie di regole condivise. Un dato confermato dal fatto che l’88% dei rispondenti che indica progetti già implementati è membro di un consorzio blockchain.
Stabilire le regole, iniziando da un business case
Lo studio evidenzia inoltre come i principali benefici della blockchain – tra cui maggiore trasparenza, tracciabilità e velocità di molti processi di business – siano più facilmente ottenibili grazie alla presenza di piattaforme condivise all’interno di ogni singola industry: un obiettivo non facilmente raggiungibile in condizioni di scarsa fiducia. Oltre alla creazione di un ecosistema comune, il report elenca altre tre best practice in grado di compensare gli ostacoli all’adozione di iniziative di blockchain:
- Iniziare “in piccolo” con un business case dagli obiettivi ben definiti, in modo che gli altri attori della “catena” possano allinearvisi con facilità
- Progettare con chiarezza quali informazioni possono essere visualizzate e modificate dagli utenti, tramite regole chiare e definite. È consigliabile coinvolgere fin da subito professionisti nella gestione del rischio (legale, compliance, cybersecurity), per assicurare la costruzione di un framework affidabile
- Osservare con attenzione ma non aspettare la definizione di requisiti normativi; solo prendendo subito parte alla definizione delle regole del gioco, infatti, consentirà di indirizzare le evoluzioni future.
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