Il dibattito se portare tutto in cloud è ormai superato verso modelli di cloud ibrido che sposano le esigenze dei clienti, tra tenere on premise alcune applicazioni critiche e spostare altri workload nella nuvola. Un dibattito che Alexander Wallner, senior vice president e general manager Emea di NetApp, ha però sostenuto in questi anni e che ha preso via via forme diverse a seconda delle aziende incontrate. “Il 50% degli investimenti di NetApp in ricerca e sviluppo riguarda il cloud, modello a tendere per molti, ma la nostra strategia di aiutare le aziende a trasformare gli ambienti legacy passa da compromessi, caso per caso, sostenuti dalla nostra strategia di garantire ai clienti possibilità di scelta e agilità di business, non staticità”. In ottica hybrid cloud (scelta tra on premise e cloud da una parte) e in ottica multi cloud (tra cloud provider diversi dall’altra).

La strategia di permettere la massima elasticità ai clienti passa da tre punti. Lato software, l’apertura del sistema di data management proprietario Ontap sui tutti gli hardware; lato hardware, l’entrata di NetApp nel mercato dell’iperconvergenza con una appliance HCI dedicata; lato multi cloud, l’elasticità di gestire i dati su qualsiasi public cloud il cliente voglia adottatare( Amazon Web Services, Microsoft Azure o Google Cloud Platform). Non a caso i tre grandi cloud public provider erano la scorsa estaste sul palco del NetApp Partner Accademy milanese a testimoniare partnership che non si infastidiscono tra loro.

Uno specchio del fatturato di NetApp che sta spostando parte delle sue entrate,  mantenendo il 70% del giro d’affari legato al mondo dello storage, ma suddividendo il restante 30% tra sistemi iperconvergenti (un mercato in cui NetApp è entrata da poco più di un anno) e cloud, “dove stiamo vivendo una accelerata sensibile”.

Una spinta che a livello italiano Marco Pozzoni, country manager locale, replica “in un contesto in cui vediamo i clienti italiani pensare in modalità cloud first con strategie da implementare nei prossimi mesi ma che, nello stesso tempo, devono gestire cloud diversi con i quali lavorano in ottica multi cloud”. “Per questo credo che parlare di strategia cloud first possa essere un fraintendimento per i clienti – continua – perché per condizioni economiche e legislative ormai cloud first non significa più tutto in cloud. Passare al coud è ormai divenuto un imperativo ma il raggiungimento di un impatto significativo sul business ancora non lo è. La nostra visione è quella di ispirare una innovazione basata sui dati per applicazioni in ambienti di cloud ibrido e multicloud”, proponendo un porfoglio ch comprende NetApp Cloud Insights, Azure NetApp Files, Cloud Volumes Service, Cloud Volumes Ontap, NetApp HCI, SaaS Backup for Microsoft Office 365 e NetApp Data Availability Services.

Marco Pozzoni
Marco Pozzoni, Country Manager NetApp Italia 

Oggi focus su AI

“Oggi non si parla più di big data, tema centrale fino a 5 anni fa, né quasi più di IoT, ma molto di AI, in un incalzare di tecnologie che evolvono” precisa Alexander Wallner. Secondo un report di Gartner, l’AI sarà una delle cinque priorità di investimento per oltre il 30% dei CIO entro il 2020, mentre IDC afferma che quasi il 75% degli sviluppatori si dedicherà alla definizione di funzionalità AI nelle proprie app. Tuttavia, anche se le aziende pianificano di utilizzare l’AI per creare opportunità di business alimentate da dati diversificati, distribuiti e dinamici, spesso scoprono che i loro dati più preziosi sono intrappolati in silos, troppo costosi da sfruttare per applicazioni AI che prevedono un uso intensivo delle risorse. “Su questo tema la risposta di Net App è il Data Fabric esteso tra edge, core e cloud con il software NetApp Ontap che unifica la gestione dei dati in tutti gli ambienti di storage: tecnologia flash, disco e cloud. In questo modo le aziende, grazie a modelli di apprendimento approfondito basati sui dati, possano alimentare le applicazioni AI con semplicità” precisa Pozzoni.

Lato Data Fabric, un caso di adozione della tecnologia è quello di DreamWorks che gestisce diversi dati per le animazioni dei film, orchestrati su un’infrastruttura IT ibrida. Un film d’animazione medio richiede centinaia di artisti e ingegneri, oltre 600 terabyte di dati, più di 100 milioni di ore di calcolo e mezzo miliardo di file digitali.
Latp cloud e AI la partnership con WuXi NextCODE, società di analisi e piattaforma per i dati genomici, si avvale invece di NetApp Cloud Volumes per archiviare dati genomici, svolgendo attività di elaborazione secondaria e applicazioni cliniche per i propri clienti.

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