La settimana è assorbita dal 5G. Non solo perché abbiamo intervistato chi ha gestito i progetti di sperimentazione nella città di Matera, Genova, Milano e professori italiani esperti proprio nei giorni in cui al Mobile World Congress di Barcellona tutto ruotava attorno al 5G. Ma anche perché sono stati presentati due documenti importanti legati allo sviluppo delle nuove tecnologie in Italia, toccate dal 5G: la Relazione sulla Politica di Informazione per la Sicurezza (dal Consiglio dei Ministri) e il Fondo per l’Innovazione (dal Ministero della Sviluppo Economico).
5G, sicurezza e innovazione, tre aspetti fortemente correlati tra di loro.
Basta rileggere i dati di una ricerca presentata in settimana da Accenture che la dice lunga sul livello di aspettative ottimistico dei dirigenti italiani di imprese medie e grandi sul 5G ma anche sulle loro paure, legate a investimenti e sicurezza: il 65% ritiene che quasi tutti gli utenti avranno accesso al 5G entro il 2022 (più di Germania 42%, Francia 50%, Regno Unito 58%) ma le prime linee aziendali intervistate – Cio, Cxo, Cfo – affermano di non essere in grado di innovare senza un supporto esterno alla trasformazione (69%) chiedendo l’aiuto alle telco che ritengono ancora poco preparate (54%) sulle opportunità legate alle innovazioni 5G nei diversi mercati. Le paure: l’efficientamento della rete sarà costoso dal punto di vista energetico, richiederà investimenti iniziali in risorse e competenze, alzerà il timore sulle questioni di sicurezza (per il 28% dei manager italiani).
Su questo ultimo aspetto, il governo ha presentato la Relazione sulla Politica di Informazione per la Sicurezza, ribadendo che è “di portata e senza precedenti la sfida destinata a giocarsi proprio sul piano tecnologico, in cui gli sviluppi attesi ed in parte già in atto – 5G, Intelligenza Artificiale, IoT– sono da considerarsi, oltreché straordinari volani di sviluppo, altrettanti appetibili contesti su cui si appuntano mire di dominio” con una speciale menzione alle incombenze che riguardano l’intero “ecosistema cyber italiano”, alle minacce ibride, alla necessità di mettere in sicurezza il “perimetro nazionale cyber e il procurement Ict”.
Uno sforzo che richiede necessariamente maggiore cultura nella cybersecurity per tutti i cittadini in materia di utilizzo consapevole del web e delle nuove tecnologie (la prima campagna di formazione digitale nazionale Be Aware Be Digital va in questa direzione). Il documento conferma “l’impegno profuso dal DIS – in raccordo con gli altri attori istituzionali competenti – nell’assicurare il tempestivo recepimento della Direttiva UE 2016/1148 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (cd. Direttiva NIS) e la sua implementazione a livello nazionale”.
Un tassello per spingere le nuove tecnologie verso la creazione della Smart Nation sarà anche il Fondo Nazionale Innovazione, annunciato dal Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, nonché tutte le iniziative sul mondo del venture capital, di cui si discuterà con gli operatori del settore e con gli attori dell’innovazione italiana. Il fine comune dovrebbe essere quello di creare opportunità, professioni, lavoro grazie alle tecnologie 4.0. I team di esperti su AI e blockchain si sono riuniti anche questa settimana. Al CRN si è avviato il tavolo sulla definizione di cinque dottorati in AI.
Non c’è dubbio che il 5G sarà abilitante oltre misura per i progetti legati a queste tecnologie: alza l’attenzione su alleanze, normative, sicurezza, pubblico e privato. Non solo a Barcellona.
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