Unicredit annuncia la decisione di uscire da Facebook, WhatsApp, Instagram dal primo giugno proprio mentre dal palco della conferenza annuale degli sviluppatori di Facebook – l’evento F8 tenutosi questa settimana a San José – Mark Zuckerberg ribadisce che i servizi social verranno ripensati in ottica più privata, mettendo al centro la privacy degli utenti.
Le carte si mescolano ma l’intimità delle relazioni rimane motivo comune ad entrambe le strategie.
Da una parte Unicredit vuole gestire da sé le proprie interazioni (senza affidarle al colosso di Zuckerberg) per “valorizzare i canali digitali proprietari, per garantire un dialogo riservato e di alta qualità”.
Dall’altra Facebook vuole ridurre la cerchia di amicizia tra i clienti per offrire una versione più intima, “privata” del social, ripensato per piccoli gruppi anche di sole due persone.
Il tema del ritorno a una sfera più personale è comune (nella settimana in cui la privacy è celebrata nel World Password Day). Ma sicuramente ci sono varie interpretazioni degli avvenimenti accaduti nel tempo, un paio sensibili anche per il mondo del finance.
Il progetto della criptovaluta di Facebook (sul quale Menlo Park sta lavorando da più di un anno) trasformerebbe il social in una banca per i 2,7 miliardi di profili che ogni mese transitano da Facebook, WhatsApp, Instagram o Messenger, infastidendo non poco gli operatori del banking. Grazie a un proprio bitcoin con un valore stabile e non fluttuante, Facebook consentirebbe l’e-commerce sulla propria piattaforma senza commissioni per gli acquisti online (rincorrendo il modello delle piattafome cinesi, come Wechat, sulla quale transita il 40% degli scambi in denaro virtuale del Paese).
Lo scandalo Cambridge Analytica di un anno fa ha innescato la questione etica (oltre alle multe legittime) portando anche il Ceo di Unicredit – Jean-Pierre Mustier – a sospendere la pubblicità su Facebook per timore che i propri clienti lasciassero insight che potessero aiutare Facebook a definire prodotti e servizi in ambito finance.
Non penso che la mossa di Unicredit sia solo difensiva, ma sia una scelta di campo a vantaggio del proprio business e del consumatore. Una strategia omnicanale (eclettica per definizione) non può temere la chiusura di un social, perché il cliente, raggiunto da un mix di contenuti e di strumenti, potrà comunque mantenere intatta quella “intimità” che tutti ricercano.
E’ vero che chi esce dall’arena digitale smette di avere voce in capitolo per ribattere a chi lo critica lasciando maggior spazio di manovra ai competitor (con un concorrente in meno). Ma credo che si possano trovare spazi diversi, senza soffrirne. Si vive bene anche senza Facebook (pure nella versione più “privata“). Le convention internazionali (reali, fisiche, vis a vis) continuano a rimarcare il loro perché (in ottica di relazione e di multicanalità): questa settimana il Dell Technologies World a Las Vegas ne è un esempio.
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