La trasformazione digitale di Eni passa attraverso la digitalizzazione di alcuni dei suoi impianti, asset strategici dell’azienda, per arrivare a una trasformazione radicale di Eni stessa. Il progetto, battezzato Eni Digital Lighthouse, aveva scelto il Centro Olio Val d’Agri (Cova) come primo impianto per diventare la prima Lighthouse nel mondo Eni (cioè un impianto totalmente digitalizzato con le tecnologie più innovative) oggi un modello per altri siti all’estero. Come quello in Angola, dove il programma si è spostato per la sua seconda realizzazione presso l’asset East Hub in Angola.
Di fondo, il programma Eni Digital Lighthouse si pone l’obiettivo di fornire gli strumenti per garantire l’asset integrity, ottimizzare la produzione, manutenere e gestire l’impianto secondo i migliori criteri di sicurezza, nelle tempistiche corrette. Si compone di diversi progetti (che coinvolgono diversi asset nel mondo) ma mira a proporre per ciascuno una soluzione che ne rispetti le peculiarità. Guardiamo gli aspetti strategici.
Un unico centro di controllo
Cuore pulsante del programma la realizzazione di un unico sistema denominato Ioc (Integrated Operation Center), in cui tutte le soluzioni digitali identificate sono rese disponibili. L’obiettivo del Centro è quello di garantire un monitoraggio completo dell’asset, abilitato da un ambiente “single source of truth”, integrato con modelli predittivi e avanzati per migliorare la produzione, ridurre i guasti e le emissioni, migliorare la sicurezza.
Ma è la centralizzazione delle informazioni, integrando le diverse fonti dato già disponibili, che consente di avere una visualizzazione globale dell’andamento dell’asset, fornendo una più ampia comprensione degli eventi in atto. Le analisi predittive forniscono indicatori a supporto dei professionisti che possono così anticipare problematiche e ridurne gli impatti e in questo percorso, il contributo delle figure Ict diventa cruciale per allacciare un dialogo più stretto con le persone di business, dal momento che i nuovi processi migliorati impattano su operatività, sicurezza, tempi di risposta e di gestione.
Per l’estensione e la realizzazione del programma presso l’asset East Hub di Angola, Eni ha scelto di utilizzare la piattaforma Appian per garantire le esigenze di flessibilità e reattività del progetto, interamente gestito in modalità agile. E’ con Vittoria La Placa, Asset Operations and Energy Solutions Manager, Ict Department di Eni che guardiamo più da vicino il percorso fatto nell’arco di sette mesi, partito dall’analisi dei fabbisogni e dell’architettura esistente (composta da molteplici soluzioni applicative e infrastrutturali) e approdato a una semplificazione applicativa che ha migliorato l’operatività del sito, garantendo integrazione e sicurezza a tutte le operation, coinvolgendo diversi profili di vari team.
Intelligent automation, la strada
Il team all’opera (composto dalle diverse professionalità di varie aree coinvolte, Digital, Produzione, Manutenzione, oltre ovviamene a Ict) ha lavorato un mese in loco per la cosiddetta room di setup raccogliendo le necessità del business, e per i successivi sei mesi in sede per realizzare la soluzione ormai prossima al go live. Esordisce La Placa: “La scelta di Appian si è confermata positiva in quanto ha innanzitutto consentito di ridurre i tempi di sviluppo coinvolgendo da subito il business che ha avuto modo di vedere interattivamente realizzate le sue richieste e quindi di sentirsi libero di proporre modifiche ed enhancement che sono stati accolti in piena modalità Agile“.
La chiave del progetto passa dal coinvolgimento attivo di tutte le aree aziendali interessate, ed è su questo aspetto che La Placa pone l’accento: “Anche grazie alle precedenti esperienze sapevamo che uno dei fattori vincenti per questo tipo di soluzione sarebbe stata la capacità di rendere gli utilizzatori finali parte attiva dell’analisi e delle scelte progettuali. Solo così il prodotto risultante sarà davvero sentito come proprio dal business”.
Ugualmente valida è stata la possibilità, fornita dalla piattaforma, di poter ridurre le integrazioni dei sistemi consentendoci, laddove possibile, di “embeddare” direttamente a sistema i sistemi sorgente consentendo non solo un saving immediato ma anche una migliore sostenibilità nel futuro. “Le caratteristiche intrinseche di Appian hanno di fatto consentito di cogliere l’opportunità di un migliore e più operativo coinvolgimento delle risorse interne” precisa. E i ridotti tempi di apprendimento, la possibilità di realizzare artefatti senza scrivere linee di codice e la velocità di deployment hanno consentito alle persone di Ict di poter avere un ruolo maggiormente attivo nella realizzazione del sistema e di poterlo gestire in modo più efficace.
E’ proprio l’impatto sulle risorse interne che viene sottolineato da La Placa: “Le competenze acquisite sulla piattaforma, affiancate alle conoscenze di processo che già caratterizzano i professionisti della nostra area, ci hanno garantito una marcia in più che potremo spendere nei prossimi progetti che ci vedranno coinvolti”.
I feedback del business
Questo nuovo modo di condividere le attività e di condurre il progetto ha rafforzato il team eliminando la divisione tra Ict, digital e business, creando un clima di condivisione e collaborazione che ha portato gli attori a sentirsi coinvolti ed a partecipare alle diverse fasi in un lavoro collegiale consentendo maggiore comprensione delle necessità, un disegno congiunto e una più rapida “messa a terra” della soluzione.
All’interno delle room Agile è maturata la possibilità di vedere completarsi man mano le diverse card – unità elementari dello Ioc – che hanno potuto essere utilizzate ancora prima dell’effettivo go live del sistema, per l’analisi di eventi reali facendone quindi da subito percepire le potenzialità e alimentando quel circolo virtuoso di fine tuning che contribuisce alla evoluzione e al miglioramento del prodotto finale.
“Un esercizio costante di apprendimento – spiega La Placa – che si riflette sulla soluzione finale: in questo modo il business non solo dimostra l’efficacia della soluzione ma trova nuovi spunti per un reale processo di continuous improvement. Questo approccio è stato per noi non solo una grande soddisfazione, ma la conferma che si stava operando nel modo corretto valorizzando i diversi contributi e le diverse competenze per raggiungere il traguardo”.
Gli sviluppi futuri
Continua La Placa: “Le lesson learned da queste esperienze sono importanti perché ci permettono di conciliare l’approccio “taylor-made”, necessario per rispondere efficacemente alle specifiche esigenze dell’asset con la doverosa necessità di creare soluzioni riusabili”. Questo il concetto fondante della Technical Governance Authority istituita proprio per creare delle librerie di oggetti che, debitamente classificati, possono essere messe a fattor comune e riutilizzate in diverse card e sviluppi di futuri asset.
“Le competenze e l’approccio strutturato messo in campo da Ict ci consentiranno di estendere questa soluzione ad altri asset upstream e, consci del potenziale della piattaforma, a valutarne l’adozione anche in altri contesti di gestione dei processi aziendali”. Un progetto collegiale, multidisciplinare, che grazie agli strumenti di Intelligent Automation ha integrato, visualizzato e gestito fonti di dati provenienti da diversi asset, dalla produzione, all’ottimizzazione, alla manutenzione. E che fa da apripista per modelli futuri.
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