Lo scenario attuale impone una serie di riflessioni sfidanti per quanto riguarda il tema della logistica. Inteso nel suo senso più ampio – quindi anche con l’attenzione dovuta ai processi di supply chain, alla componente di trasporti, e ai cosiddetti network logistici – in questi mesi si è rivelato tra i settori più critici da più punti di vista, eppure anche quello in grado di beneficiare maggiormente di quanto offre il digitale. Ne parliamo con Andrea Bertozzi, Business Unit manager SCM CoE presso Engineering Ingegneria Informatica

Che ruolo gioca il network logistico nel raccordo tra distribuzione, previsione della domanda e pianificazione?

Il ruolo dei network logistici è diventato, negli ultimi anni, un punto focale per la supply chain. In relazione al loro dimensionamento, al posizionamento e alla capacità di stoccaggio possono risolvere problematiche molto complesse dovute ai trasporti ed alle distanze, per coprire sempre meglio la domanda in tempi veloci, permettendo di diversificare i livelli di stock in relazione all’andamento del mercato percepito dalla distribuzione finale. È chiaro che ogni settore di mercato ha le sue peculiarità nella catena di distribuzione, a volte legate alla tipologia di prodotto ed alla deperibilità dello stesso, a volte dettata dalla stagionalità del prodotto e quindi alla sua curva di distribuzione, tuttavia i player internazionali stanno continuando gli investimenti nell’apertura di punti di distribuzione sui mercati più importanti.
La presenza di un network ben distribuito permette un controllo migliore del territorio e di conseguenza una buona pianificazione commerciale che riesce a sentire più velocemente le variazioni di quella parte di mercato.
Se le variazioni della domanda sono affidabili anche il principale input della pianificazione lo è e di conseguenza tutto quello che “orbita” intorno alla supply chain può raggiungere livelli di affidabilità migliori.

Sempre più spesso velocità e ottimizzazione dei costi sono punti fermi per le aziende di trasporto e logistica. Cosa consiglia Engineering per l’ottimizzazione dei percorsi di consegna?

L’ottimizzazione dei percorsi di consegna nasce da una buona organizzazione della produzione e dai giusti livelli di stock dei prodotti. La tendenza del mercato è continuamente quella di ordinare in quantità inferiori e sempre più spesso cercando di avere in casa il prodotto necessario senza alzare i livelli di stock. Molto diverso è il tema del b2c dove i grandi player internazionali hanno abituato le persone all’acquisto facile e veloce e di conseguenza hanno costretto la logistica dei trasporti ad un adeguamento all’interno ad un nuovo modello di business.

Andrea Bertozzi, Business Unit manager SCM CoE di Engineering Ingegneria Informatica
Andrea Bertozzi, Business Unit manager SCM CoE di Engineering Ingegneria Informatica

Il tema dell’ottimizzazione dei percorsi non può quindi prescindere da una corretta pianificazione delle consegne e dall’adozione di tool specifici che permettano di avere il massimo della visibilità sulla delivery e di conseguenza la capacità di creare il mix migliore tra servizio al cliente e costi di trasporto.

Aiutiamo i nostri clienti a raggiungere i loro obiettivi fornendo soluzioni innovative, disegnando insieme il futuro, affiancandoli nel percorso di trasformazione verso nuovi paradigmi di valori ed ecosistemi digitali.
E anche in questo contesto, Engineering ha sviluppato soluzioni e servizi per l’ottimizzazione dei percorsi di consegna, che aiutano quotidianamente le aziende a migliorare il livello di servizio al cliente mantenendo sotto controllo i costi.

Quali sono i modelli distributivi che Engineering vede affermarsi sul mercato? Prevale l’Hub di distribuzione o il deposito centralizzato? Quali sono le caratteristiche e i benefici che contraddistinguono questi due approcci?

Engineering offre i suoi servizi ad una platea molto ampia di clienti, provenienti da diversi settori di mercato e, come detto in precedenza, ogni settore ha le sue particolarità. In particolare la catena del fresco/freschissimo, fino a qualche anno fa preferiva una distribuzione centralizzata dovuta ai costi di stoccaggio dei prodotti finiti su Hub dedicati a questa tipologia di prodotti. In realtà oggi le cose stanno cambiando, molti player anche in questo settore si sono convinti del beneficio di avere il prodotto presso i punti vendita in prossimità del cliente finale e si stanno attrezzando per migliorare il servizio.

Quando più aziende si muovono nella stessa direzione vuol dire che gli impatti dovuti agli investimenti diminuiscono e l’evoluzione della logistica comincia a prendere una direzione chiara. Negli ultimi anni si è vista una chiara affermazione degli Hub logistici che permettono di avere il prodotto più vicino alla zona di riferimento e quindi di poterla servire con più velocità.
Chiaramente il contro è riuscire ad indovinare il giusto mix che deve essere presente all’interno dell’Hub e non generare over stock, soprattutto quando il prodotto finito ha una shelf life breve. Per questo le aziende che si stanno muovendo verso la direzione degli Hub logistici sentono sempre di più l’esigenza di monitorare costantemente le vendite, il mercato di riferimento e attraverso della analisi mirate definire i giusti livelli di stock ed il corretto mix di prodotti. Non a caso strumenti come Demand Management o motori di forecast basati sulle statistiche, ed oggi sempre di più su AI, sono tra i principali attori di progetti a livello globale.

Quale ritiene sia il migliore approccio per gestire in modo ottimizzato il replenishment? Con quali strumenti è possibile raccogliere e valorizzare le informazioni dei distributori e dei negozi locali?

Il monitoraggio dell’andamento del mercato è un fattore fondamentale per elaborare le analisi sulle vendite e quindi alimentare i sistemi produttivi e distributivi.
Questo aspetto a nostro avviso è sempre più strategico per le aziende per raggiungere correttamente il cliente finale con il prodotto richiesto e passa da una corretta pianificazione commerciale che alimenta la pianificazione produttiva o di approvvigionamento.
Le vendite possono essere monitorate con diversi sistemi. Nei casi più semplici individuati nel mondo del Retail sempre di più i sistemi di Pos posizionati nei negozi stanno velocizzando il ritorno dell’informazione, mentre nei casi più complessi si tende ancora alla metodologia tradizionale dello scambio di informazioni tra chi vende e chi deve eseguire un corretto replenishment.
Tecnologie quali Edi o RfiD possono permettere enormi miglioramenti nell’ambito della gestione di queste informazioni creando una stretta integrazione tra tutti gli attori della supply chain fornendo i dati necessari per gestire il replenishment.

Se volete saperne di più, non perdetevi il nostro intervento “Strade e approcci alla digital transformation per creare valore dalla tua supply chain” al workshop di Assologistica del 16 OttobreTecnologie Digitali per la Logistica e i Trasporti

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