La questione del rapporto tra social network e privacy è ormai viva da tempo ed al centro dei dibattiti sulla riservatezza. Il mondo delle reti sociali, da Facebook a Twitter, da Linkedin ad Instagram è in continua evoluzione e il Garante per la protezione dei dati personali ne segue con attenzione gli sviluppi allo scopo di tutelare con efficacia gli utenti.
I social network si sono trasformati in strumenti di lavoro, svago, divertimento a seconda dei casi e delle esigenze e, stante il grande utilizzo che se ne fa, le piattaforme social “sembrano” non avere più segreti per gli utilizzatori.

Tuttavia se da un lato i vantaggi che queste comunità online offrono sono significativi e immediati – semplificano i contatti e rendono possibile lo scambio di informazioni con un numero enorme di persone, facilitano le attività di marketing – dall’altro vengono amplificati i rischi legati ad un uso improprio o fraudolento dei dati personali degli utenti, esponendoli a danni alla reputazione, a furti di identità e veri e propri abusi.

Cosa succede ai nostri dati?

Non bisogna pertanto sottovalutare un aspetto molto importante: cosa succede ai nostri dati una volta che sono stati immessi nel sistema e come vengono trattati?
Il fatto che i social network siano nati per la condivisione di contenuti non significa che su tali piattaforme si possa fare tabula rasa di tutte le regole che riguardano la privacy.

Regolare la privacy nei social network è stato avvertito come un bisogno impellente nel 2008 quando Facebook ha fatto il suo ingresso nel Web ricevendo migliaia di adesioni e, trattandosi di un social che permette di condividere la propria vita privata, si è trovato nel mirino dei garanti a causa del pericolo che potrebbe derivarne da un uso improprio.

Difatti l’uso di tale piattaforma di comunicazione presenta molti rischi per la riservatezza dell’utente, basti pensare che nel momento in cui ci si inscrive a Facebook, automaticamente e senza il previo consenso dell’utente, il nome di quest’ultimo viene indicizzato sui motori di ricerca estranei al network e in tal modo la sua immagine e i suoi dati sono esposti e visibili anche ad un soggetto terzo non iscritto alla community. Oggi però un passo avanti è stato fatto e tramite la modifica delle impostazioni della privacy è possibile bloccare l’indicizzazione del proprio profilo sui motori di ricerca.

Molto importante sul fronte privacy è poi il diritto all’oblio, che permette all’interessato di ottenere in ogni momento la cancellazione tempestiva dei propri dati personali. Spesso sui social network è consentito all’utente disattivare il proprio profilo, ma non cancellarlo, con la conseguenza che le informazioni, le immagini e i dati personali messi online potrebbero essere comunque conservati nei server e negli archivi informatici dell’azienda che offre il servizio per un certo periodo di tempo, ciò per poter garantire al soggetto che decida di “ritornare” sui social, di ritrovare tutti i contenuti del suo vecchio profilo. Tutto ciò però può avere notevoli ripercussioni sulla vita di un individuo anche a distanza di svariati anni.

La privacy su Whatsapp

Bisogna poi considerare che ai tradizionali social network si sono aggiunte numerose piattaforme di messaggistica sociale istantanea come Whatsapp che, negli ultimi tempi è stato oggetto di particolari critiche a seguito dell’annuncio sull’aggiornamento dell’informativa privacy, previsto inizialmente per l’8 febbraio e rimandato al 15 maggio 2021.  

L’iniziativa di Whatsapp spinge verso una maggiore integrazione tra le diverse realtà legate a Facebook. L’invio delle notifiche per segnalare tale progetto ha suscitato preoccupazioni dal punto di vista della privacy, in particolare per quanto riguarda il data sharing con Facebook e le sue aziende. E’ infatti previsto, in caso di accettazione, che i dati verranno raccolti su Whatsapp e trasferiti poi a Facebook e alle aziende controllate per profilare al meglio gli utenti.

Whatsapp Privacy Policy
Whatsapp Privacy Policy

Come più volte ribadito dai portavoce di Whatsapp l’aggiornamento non influirebbe sulla privacy dei messaggi inviati ad amici e familiari, infatti, la crittografia end-to-end continuerà ad essere usata per proteggere tali conversazioni, ma l’aggiornamento dovrebbe includere delle modifiche relative alla messaggistica delle aziende presenti su Whatsapp, fornendo ulteriore trasparenza su come i dati vengono raccolti ed utilizzati.

La nuova policy che regolerà l’uso dei dati personali degli utenti della piattaforma Whatsapp non riguarderà la modalità di condivisione dei dati nell’Unione Europea, l’intera area è infatti regolamentata dal Gdpr, che fornisce ai fruitori ampia tutela.

Ciò ci permette di apprezzare il valore del Gdpr, spesso avvertito come un peso dalle aziende e dalle persone, ma che proprio grazie alle sue regole precise ci mette al riparo da quella che sembrerebbe la più grossa operazione di accentramento di dati personali. Infatti in base a tale regolamento europeo in Italia ed in Europa non sarebbero ammesse prese di posizione unilaterali sul trattamento dei dati per fini di marketing e profilazione che prescindano dalla libera scelta dell’individuo interessato al trattamento.

Tuttavia nonostante i plurimi interventi a tutela della privacy, la grandezza del panorama social e la profondità della Rete rendono difficile per gli utenti esercitare i loro diritti, con la conseguenza che spesso perdono il controllo dei propri dati facilmente copiabili e riutilizzabili da altri soggetti e con l’ulteriore conseguenza che, anche qualora il diretto interessato decida di eliminarli, la cancellazione rischia di non essere mai definitiva, in quanto il dato inserito e poi cancellato rimane nel sistema.

Con il Regolamento UE 679/2016 si è quindi cercato di intervenire implementando i diritti degli utenti e introducendo nuovi limiti al trattamento dei dati personali al fine di colmare lacune ancora presenti nella regolamentazione dei social network.

È stato così stabilito che l’utente deve poter avere il controllo sui propri dati e sul loro trattamento, avendo diritto a chiedere ed ottenere informazioni in merito a quali dati sono in possesso delle imprese e come verranno utilizzati, la loro cancellazione e il loro aggiornamento.

Il Regolamento europeo cerca pertanto di dotare di reale effettività il principio del controllo dei dati da parte dell’utente, tuttavia bisogna considerare che la maggior parte dei social network ha sede oltreoceano e così i loro server, pertanto in caso di disputa legale o violazione della privacy non sempre si è tutelati dalle leggi italiane o europee.

Si deve riconoscere che i social network costituiscono lo strumento di condivisione per eccellenza e rappresentano importanti forme di comunicazione, ma comportano altrettanti rischi per la sfera personale degli individui coinvolti, difatti non esistono più barriere tra la vita digitale e quella reale e ciò che accade online sempre più spesso ha impatto anche fuori da Internet nella vita di tutti i giorni e nei rapporti con gli altri.

La tutela dei diritti e i principi degli utenti rischiano di rimanere semplicemente degli intenti se non supportati da una effettiva riforma delle piattaforme social e da un contestuale aumento dei controlli e sanzioni che accertino violazioni, ad ogni modo una strada percorribile resta e deve essere quella dell’educazione, della responsabilizzazione e della “autotutela” dell’utente che, consapevole dei rischi derivanti dalla propria attività online, deve saper calibrare le proprie scelte in materia di privacy.

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