Negli ultimi due anni è cresciuto l’utilizzo degli strumenti digitali disponibili per riuscire a sfruttare i servizi delle aziende. Le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, insieme alla limitazione degli orari di “apertura al pubblico” ha spinto quindi anche nuove categorie di utenti a sfruttare le app sugli smartphone. Il comparto fintech non fa eccezione, lo rivela una recente ricerca Eset.

Nell’ambito di uno studio a livello globale sul settore, basato su un campione di oltre 10mila consumatori di diversi Paesi (Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Giappone e Brasile), l’azienda pone una serie di domande sul tema fintech in relazione ai problemi ed ai temi legati alla cybersecurity e chiede un’autovalutazione sulle effettive competenze tecnologiche degli utenti. Emerge quindi una serie di risultati interessanti su come gli utenti proteggano le proprie informazioni sensibili quando utilizzano le app di settore.

Eset – L’utilizzo di app e tecnologie fintech e l’attenzione per la sicurezza da parte degli utenti consumer

Entriamo nei dettagli: lo studio rileva che il 51% dei consumatori adulti globali utilizza da una a cinque app fintech, inclusi portafogli digitali, app per il budget e app per l’home banking. E solo un terzo (circa il 33%) dichiara che le proprie abitudini bancarie sono rimaste immutate, rispetto a prima, durante i periodi di lockdown.

A questo dato, si affianca l’interessante evidenza per cui, anche a livello aziendale, oltre la metà delle organizzazioni utilizza già sistemi di pagamento online e strumenti di contabilità online per gestire il finance ed un terzo stia valutando la possibilità di utilizzare soluzioni in ambito insurtech e regtech (l’utilizzo quindi di strumenti tecnologici a supporto delle procedure di conformità e di rispetto delle normative e dei regolamenti).

La grande maggioranza (81%) concorda sul fatto che la pandemia abbia aumentato la necessità di una maggiore sicurezza delle finanze, ma quasi un terzo (28%) non investe attivamente in nuove tecnologie per tenere in sicurezza le finanze, e non sa se lo sono. 

Per quanto riguarda invece gli utenti finali, il 42% dei consumatori intervistati rivela di utilizzare app fintech gratuite, ma oltre la metà di essi non sa quale sia l’utilizzo che viene fatto dei dati personali e se le aziende che sviluppano le app rivendano o meno i dati personali.

Il risultato non deve stupire più di tanto considerato come sia appena il 31% la percentuale di coloro che affermano di leggere i termini e le condizioni di utilizzo delle app, prima di scaricarle, ed addirittura appena il 29% legga l’informativa sulla privacy. Di fronte ad un servizio gratuito, in tanti casi ricercato proprio perché tale, potrebbe addirittura anche stupire una percentuale così alta di persone che si informano su questi temi, mentre sarebbe sempre almeno da considerare la massima secondo cui “quando un servizio o un’app sono gratuiti, la “merce” sono i dati degli utilizzatori”

Ignacio Sbampato, chief business officer di Eset
Ignacio Sbampato, chief business officer di Eset

Purtroppo non mancano le evidenze relative anche agli atteggiamenti decisamente disinvolti degli utenti, per quanto riguarda la protezione e l’esposizione alle minacce informatiche. Per esempio, la metà del campione non utilizza connessioni protette, anche solo tramite Vpn, quattro consumatori su dieci accedono alle app fintech sfruttando la connettività di reti Wifi pubbliche senza ulteriori protezioni, ed addirittura un utente su tre non utilizza alcun sistema di gestione delle password, così utili nel facilitare la scelta di password complesse, senza dover ricorrere alle stesse per più servizi.

E’ interessante però notare anche come tra il 22% degli intervistati che rientrano nella classificazione di “utilizzatore fintech (sono quelli che utilizzano almeno 4 app di questa tipologia), il 93% ha un software di sicurezza installato sul proprio dispositivo, percentuale che scende con il diminuire delle app utilizzate (per esempio, tra chi utilizza da una a tre app, è appena dell’85%). “Proteggere i dati sensibili e finanziari dei consumatori non è mai stato così importante – conclude Ignacio Sbampato, chief business officer di Eset -. Le tecnologie del settore finanziario hanno un ruolo vitale nel percorso di ripresa economica individuale e sociale, ed è fondamentale che le soluzioni di questo segmento e i loro utenti siano adeguatamente protetti”.

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