Sono oltre 20 milioni gli italiani in possesso dell’identità digitale come chiave di accesso “universale” ad un numero sempre maggiore di servizi della pubblica amministrazione. A stupire in verità è il tasso di crescita settimanale delle identità rilasciate che quest’anno è praticamente triplicato, passando dalle 70mila alle attuali oltre 200mila, per 14 milioni di utenti in più rispetto al mese di aprile 2020. Un risultato figlio non certo solo dello sforzo dei gestori di identità, cui spetta il ruolo di rilasciare le credenziali necessarie per accedere ed autenticarsi tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid, appunto).

Oggi in Italia sono attivi nove identity provider riconosciuti dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID): Aruba.it, Infocert, IntesaID, Lepida, NamirialID, Poste, Sielte, SpidItalia, Tim ID. Non tutti forniscono a titolo completamente gratuito il servizio, in ogni passaggio, specialmente nei casi in cui, per esempio, si sceglie di effettuare le procedure di riconoscimento da remoto.

L’utilizzo del servizio, e le relative sottoscrizioni per il rilascio dell’identità digitale, sono aumentati anche in relazione al fatto che Spid rappresenta oggi l’unica via, o comunque la più comoda, per l’accesso ad un numero sempre maggiore di servizi, facciamo riferimento per esempio alle iscrizioni scolastiche, all’accesso ai fascicoli sanitari, ai servizi Inps, al Cassetto Digitale, ed in generale a tutti i servizi previdenziali e fiscali, per i bonus (Carta del docente, etc.), per l’accesso ai portali regionali, alle app come PagoPa o App IO, per il Cashback, anche considerato come l’alternativa (la Carta di Identità Elettronica) non sia in verità ancora così diffusa come si pensa, anche per i ritardi dei Comuni nel rilascio.

In ogni caso, nel 2020 sono state effettuate complessivamente 144 milioni di autenticazioni ai servizi online, mentre nel 2021, solo nei primi tre mesi, Spid è stato utilizzato già più di 100 milioni di volte. Considerato il numero di utenze verrebbe quasi da affermare “missione compiuta” considerando che la popolazione residente in Italia è di circa 60 milioni di persone (per attivare Spid, ricordiamo, non serve essere cittadini italiani, ed anche i cittadini stranieri con permesso di soggiorno e residenti in Italia possono quindi sfruttarlo).

Si può attivare Spid quindi se si è maggiorenni e in possesso di un documento di riconoscimento italiano valido e di una tessera sanitaria o del tesserino del codice fiscale, e per l’attivazione servono un indirizzo e-mail personale (non vanno utilizzati indirizzi di lavoro o altre e-mail a cui un giorno si potrebbe non avere più accesso); il numero di telefono del cellulare che si usa normalmente (anche se non si è intestatari del contratto); un documento di identità valido (tra carta di identità, passaporto, patente) e la tessera sanitaria con il codice fiscale (oppure il certificato di attribuzione).

La tabella completa degli Identity Provider per Spid (fonte: spid.gov.it)
La tabella completa degli Identity Provider per Spid (fonte: spid.gov.it)

Tra Spid e Cie è ad un passo l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini la stessa modalità di accesso ai servizi online, elemento chiave per la semplificazione dei rapporti con la PA, e si tratta di un passo importante anche considerato il piano di interventi e di azione previsti nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ed in linea con gli ambiziosi obiettivi del Digital Compass Europeo.

La strada invece  è molto più lunga, pare, per quello che riguarda l’adozione di Spid da parte delle imprese per l’erogazione dei loro servizi. Da una parte è evidente l’interesse nella creazione di un mercato dei servizi informatici per  integrazione con Spid e Cie dal quale imprese di tutti i tipi si possano approvvigionare; dall’altro sussistono una serie di ostacoli da superare perché sarebbe del tutto interessante la possibilità di integrazione di Spid, per esempio, anche con i sistemi di firma elettronica, ma sono pochissime le imprese e i  commercianti che hanno scelto Spid come strumento di identificazione dell’utenza (per evidenti motivi di governance commerciale dei dati).

Ottime notizie invece per quanto riguarda il riconoscimento dello Spid italiano come sistema valido anche in Europa che consente l’accesso ai servizi pubblici di 22 stati membri dell’Unione Europea. Oggi tutte le pubbliche amministrazioni che rendono accessibili i propri servizi online con credenziali Spid di livello 2 o 3 (come sono quelle attuali, come anche attraverso la Carta di identità elettronica), hanno l’obbligo di rendere accessibili detti servizi anche con gli strumenti di autenticazione notificati dagli altri Stati membri.

L’utilizzo di Spid prevede l’inserimento di una coppia di credenziali e un livello ulteriore di autenticazione tramite Otp ottenibile anche tramite corrispondenza biometrica. La fase inziale, quella di sottoscrizione del servizio, è forse la più articolata, “quasi” alla portata di tutti gli utenti di un qualsiasi servizio Internet ma, per esempio, ancora ostica per esempio proprio alla popolazione anziana. Il riconoscimento remoto, che sarebbe fondamentale per questa categoria di utenti, è purtroppo disponibile in tantissimi casi solo a pagamento, un aspetto su cui ci si potrebbe aspettare un impegno e uno sforzo comuni maggiore da parte di PA e gestori

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