Nel comparto dell’energia – le utility ne sono consapevoli – la capacità di ascoltare il mercato, per riuscire a mettere in campo i servizi richiesti, e di ottimizzare le risorse, deve fare i conti con l’evoluzione incalzante in atto, in uno scenario che muta velocemente in relazione alle grandi trasformazioni che già stanno impattando tutto il settore.
Secondo le elaborazioni NetConsulting cube, per esempio, l’impatto della pandemia ha generato nel comparto oil una situazione di stress senza precedenti, ed in quello power & utility un impatto rilevante per quanto più legato a dinamiche regionali e al portafoglio dei singoli operatori. Gli analisti, indagando in particolare i macrotrend del settore energy-utility registrano un’evoluzione su quattro macro aree con al centro l’attenzione per la sostenibilità e l’efficienza. Le quattro aree in cui le aziende sono chiamate a lavorare riguardano: lo sviluppo di nuovi modelli di business, la riqualificazione energetica e la circolarità, l’elettrificazione dei consumi e l’attenzione ai nuovi player entranti che saranno i competitor di domani.

NetConsulting cube quindi sottolinea “il” macrotrend per cui le aziende saranno chiamate a sviluppare nuovi prodotti e servizi, in particolare quelli integrati in ottica di ecosistema. Con all’orizzonte, nel 2023, la fine del mercato regolato dell’energia, e una competition ancora più estesa e aperta ai nuovi player (tra cui anche big tech e startup).

Schema Netconsulting Evoluzione Utility
Schema Netconsulting Evoluzione Utility

Si tratta quindi di abbracciare un approccio evolutivo che fa leva sugli strumenti offerti dal digitale, per consentire alle aziende di diventare sostenibili, veloci, inclusive e data driven e ovviamente in connessione virtuosa con le esigenze di business.

Energy & Utility, uno scenario che cambia

Negli ultimi anni il mercato dell’energia è stato condizionato da non pochi profondi cambiamenti. La liberalizzazione del settore elettrico, lo stesso concetto di unbundling, con le società di distribuzione e vendita di energia che hanno separato le proprie attività e i propri sistemi, ma anche una serie di processi di trasformazione che oggi devono fare i conti con la sensibilità crescente verso temi come quello, appunto, della sostenibilità e della riduzione degli sprechi da parte certo dei consumatori, ma anche degli organismi nazionali e internazionali.

Su tutti basta citare l’impegno dell’Unione sugli obiettivi del Green Deal Europeo, gli obiettivi da qui al 2030 di una quota almeno del 32% di energia rinnovabile ma soprattutto un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica e  ancora le linee guida ARERA e Next Generation EU.

Ancor più di recente, proprio nell’ambito dei fondi Next Generation Eu, lo stesso PNRR sottolinea l’importanza della programmazione di un piano di investimenti nel settore delle Utilities considerate soggetti industriali affidabili e protagonisti in grado di dare una spinta importante per colmare il gap infrastrutturale e migliorare la crescita economica del Paese.

Riforme e semplificazioni possono facilitare gli investimenti essenziali alle Utilities per affrontare la transizione verde e digitale. E proprio le due prime missioni del PNRR – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (1), nonché Rivoluzione verde e transizione ecologica (2) – renderanno disponibili ingenti finanziamenti che dovranno essere ben indirizzati.

Se da una parte si tratta di ripensare processi e modi di lavorare sfruttando le tecnologie digitali (dallo smart working agli interventi di manutenzione sul campo) dall’altra è necessario agire sul rinnovamento delle infrastrutture per migliorare la resilienza del sistema energetico nel suo complesso vista la necessità anche di andare verso nuove forme di produzione di energia green. Alcuni esempi sono il monitoraggio attento delle risorse per individuare dove apportare le ottimizzazioni necessarie sugli apparati di sistema e di distribuzione, così come ripensare ad una serie di automazioni di processo e di funzioni. Entrambi ambiti in cui i digital enabler giocano un ruolo fondamentale, ma in cui serve anche accompagnare gli investimenti con i necessari interventi normativi in modo da consolidare gli sforzi dell’approccio industriale ai servizi di pubblica utilità.

Questo sulla base di un processo di governance trasparente e dinamico che contribuirà alla realizzazione degli obiettivi del quadro per il clima e l’energia 2030 in modo efficiente e coerente. Sempre nell’ambito di un sistema di governance, che impegna gli Stati membri a elaborare strategie nazionali a lungo termine e a garantire la coerenza tra tali strategie e i rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima, con il coinvolgimento stesso delle imprese.

Non mancano gli esempi virtuosi di alcune aziende che si sono mosse in questa direzione. Per esempio, a2a che nel nuovo Piano Industriale 2021 ha introdotto 6 miliardi di investimenti in economia circolare. Recupero di calore disperso, riduzione delle perdite idriche e chiusura del ciclo dei rifiuti come principali driver di sostenibilità e circa 10 miliardi di investimento al 2030 per la transizione energetica per decarbonizzazione e riduzione delle emissioni. La Cio Survey di NetConsulting cube per quanto riguarda il comparto energy/utility legge tra le principali priorità di business il miglioramento dell’efficienza operativa, la capacità di ottenere informazioni dai dati, la sicurezza e la capacità di migliorare la comunicazione verso gli stakeholder.

Priorità di business per le Utility (fonte: Cio Survey 2021)
Priorità di business per le Utility (fonte: Cio Survey 2020)

Cloud computing, modernizzazione architetturale e applicativa sono quindi al centro dell’attenzione, anche per innescare i vantaggi legati ai dati per quanto riguarda le capacità di predictive maintenance, realtime reporting e coinvolgimento del cliente con i progetti basati su IoT al servizio dell’ottimizzazione dei processi (smart metering, smart grid, energy management etc.), in modo da favorire la nascita di nuovi servizi, la personalizzazione di quelli esistenti e soprattutto un’effettiva monetizzazione dei dati (tra i progetti già in atto in ambito IoT interessanti per esempio quello di Terna, IoT4TheGrid. Sotto attenzione anche la cybersecurity. Nel settore energy/utilities tuttavia la spesa per questo ambito sarà stabile anche nel 2021 e vede il principale ambito di investimento nelle soluzioni di threat intelligence, con una crescita di attenzione per la componente di sicurezza dei dispositivi connessi.

I dati relativi alla spesa software e per i servizi IT complessivi per il settore utilities tra il 2021 e il 2022 vedono invece crescere la spesa software del 5,5% e quella dei servizi IT del 9,9% (fonte: Netconsulting cube, marzo 2021) per un valore complessivo di circa 1,69 miliardi di euro.  

Da una parte le aziende che operano nel comparto energy sono chiamate quindi ad evolvere per fare fronte alle mutate condizioni di mercato e del quadro regolatorio, ma allo stesso tempo devono continuare a garantire l’operatività quotidiana. Si tratta quindi di colmare il gap profondo tra la possibilità di attivare piani di investimento nel lungo periodo e la necessità di tener conto di esigenze e normative che in poco tempo possono vanificarli. Ecco quindi che in questo scenario, non serve cercare di trovare “soluzioni veloci” quanto piuttosto di lavorare alle criticità operative e di prospettiva con metodo.

I pilastri per la trasformazione digital

Ecco che, in questo contesto la visione di Deda Group per quanto riguarda la trasformazione digitale del comparto Energy e Utility si rivela completa e illuminante. All’interno di un contesto globale in cui sono da rendere centrali gli stessi riferimenti suggeriti dagli analisti (sostenibilità, decarbonizzazione, economia circolare, cambiamento climatico, efficienza distributiva), emerge la centralità dei dati e dei digital twin quale elemento abilitante per l’evoluzione dell’infrastruttura  di rete (Gestione integrata degli asset, BIM, ADMS ma anche  Manutenzione predittiva, IoT, Smart Meter, Smart Grid), i nuovi modelli di business ( Performance, Intelligent Data Matching, Smart Reconciliation), l’attenzione verso stakeholder e territorio per abilitare nuove forme di comunicazione e collaborazione nonché, ovviamente, le tecnologie di sicurezza, cloud, AIMachine Learning e realtà virtuale.

Secondo Deda Group la tecnologia davvero abilitante non è necessariamente quella best of breed, ma quella sostenibile sotto tutti gli aspetti, alla quale puntare per lo sviluppo di soluzioni che permettano un ritorno rapido dell’investimento e che portino alto valore sul piano IT e sulla sua stessa sostenibilità. Significa per esempio, fare in modo che le soluzioni IT necessarie per innescare i benefici legati alla business intelligence siano sostenibili poi nei costi di utilizzo delle licenze. E siano sostenibili anche per quanto riguarda la velocità di implementazione.

Significa per esempio, fare in modo che le soluzioni IT necessarie per innescare i benefici legati alla business intelligence siano sostenibili poi nei costi di utilizzo delle licenze. E siano sostenibili anche per quanto riguarda la velocità di implementazione.

E’ un tema importante considerata la fluidità con cui sono richiesti al comparto gli adeguamenti, sempre obbligatori, quando si parla di norme. Di fatto, le aziende energetiche dispongono di un tempo limitato per riuscire ad intraprendere il percorso di trasformazione digitale corretto, non possono sbagliare e devono identificare un metodo per accorciare la catena di rischio cui sono sottoposte, ovvero per abbattere i tempi con cui verificare l’effettiva validità dei sistemi e delle applicazioni.

Questo vale anche quando si tratta semplicemente di procedere con gli aggiustamenti necessari per ottemperare ad una singola normativa. L’introduzione non pianificata di una nuova disposizione di legge si traduce, infatti, nella necessità di sviluppare e rilasciare sistemi interi in tempi rapidi, inferiori anche alle tre settimane.

E’ un ambito in cui la metodologia Agile può fare la differenza, grazie alla possibilità di sviluppare e rilasciare sistemi efficaci coinvolgendo direttamente gli utenti, disegnando e validando i processi attraverso l’utilizzo stesso dei sistemi che li dovranno supportare.

La velocità, la collaborazione, e la centralità degli utenti rappresentano quindi i pilastri chiave da tenere presenti nell’operatività per l’efficienza di tutto il comparto. Tuttavia, la vera centralità nella trasformazione dei processi è riservata in primis al dato.

In un mercato in cui il gestore del mercato elettrico è obbligato per legge a pubblicare sia gli esiti di mercato sia le informazioni relative ai comportamenti di acquisto e vendita di tutti gli operatori a garanzia di ’equità concorrenziale e abbattimento delle inefficienze’, anche le cosiddette “inside information” risultano essere rilevanti e la capacità di leggere e interpretare i dati in modo estremamente veloce fa la differenza. Perché questo si possa però tradurre in un vantaggio competitivo le aziende devono integrare nei propri sistemi gestionali le grandi moli di dati eterogenei provenienti da fonti esterne.

Lo sviluppo stesso dei sistemi deve essere quindi guidato da una logica data-driven, ancora prima che process-driven. Devono essere le informazioni a guidare l’intero ciclo di sviluppo dei progetti per offrire i riscontri tangibili richiesti e non viceversa, in modo che proprio grazie ad un’accurata data integration, business intelligence e analytics possano portare ai risultati economici e di efficienza sperati. L’obiettivo finale infatti, resta un obiettivo di business coerente con i principi espressi di sostenibilità, inclusione e servizio.

In questo scenario è dunque evidente la necessità di imparare a gestire la complessità con un approccio inclusivo e olistico in cui le esigenze dettate dagli applicativi a supporto di processi ripensati e grandi moli di dati, siano questi dedicati alla gestione della rete o amministrativo-finanziari, vengano accompagnate da scelte infrastrutturali di IT e sicurezza ragionate e consapevoli.

Si tratta di indirizzare l’evoluzione sostenibile dei sistemi e delle applicazioni, nonché di riuscire a implementare soluzioni riutilizzabili e scalabili. Questo tenendo conto sia degli obiettivi di breve periodo sia degli obiettivi di medio-lungo periodo. Se è vero che la trasformazione tecnologica supporta gli obiettivi di business, è anche vero che questa dovrebbe avere ricadute positive in diversi ambiti aziendali, così da massimizzare i ritorni sugli investimenti e finanziare le future evoluzioni dell’IT.

Il tutto senza dimenticare l’impatto positivo e di rilancio che questa trasformazione digitale può dare all’economia dell’intero Paese, sostenendolo in una profonda e necessaria transizione ecologica.

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