Gen N è il termine coniato dall’antropologo digitale Brian Solis per descrivere la Generation Novel, ovvero l’insieme di persone di generazioni eterogenee che prediligono le esperienze di tipo digital first. Queste persone capiscono, utilizzano e fanno leva sulla tecnologia come non è mai stato fatto in passato, a casa così come sul lavoro; attribuiscono valore a personalizzazione, customizzazione, fiducia e trasparenza nei confronti dei brand che acquistano e delle aziende per cui lavorano. L’85% dei lavoratori ibridi afferma di identificarsi nei tratti di questa “generazione”, di fatto emersa proprio durante la pandemia e “fotografata” in particolare da una ricerca Aruba (Hpe) che indica come i datori di lavoro oggi debbano imparare a rapportarsi con essa, per imparare a bilanciare flessibilità e sicurezza, in un contesto di rischio più elevato rispetto al passato, in cui allo stesso tempo sono molto elevate anche le aspettative della “nuova” forza lavoro. Spiega lo spirito della ricerca così, Morten Illum, vice president, Emea Aruba (Hpe), “La nostra ricerca suggerisce che questa generazione emergente di lavoratori ibridi, con i suoi comportamenti in evoluzione e le sue aspettative crescenti, presenterà nuove esigenze ai datori di lavoro in termini di tecnologia per il workplace.

Morten Illum, vice president, Emea di Aruba
Morten Illum, vice president, Emea di Aruba

Lo studio è basato su interviste a oltre 5mila lavoratori ibridi in area Emea (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia). Le interviste sono state svolte online da Sapio Research nei mesi di agosto e settembre 2021 utilizzando inviti email e un
sondaggio online. Emerge che il 78% degli intervistati afferma di utilizzare la tecnologia più di quanto facesse prima della pandemia e 3 intervistati su quattro dichiarano di considerarsi “digitalmente competenti”.

Da una parte il 71% considera importante poter personalizzare la tecnologia utilizzata per lavorare, secondo le proprie preferenze, per lavorare meglio ed essere più produttivo, ma soprattutto una percentuale di fatto omogenea (69%) sottolinea di avere ben più di un’opinione sulla tecnologia utilizzata.

Il livello delle aspettative della Gen N è decisamente più alto, rispetto a prima della pandemia: il 73% ritiene che la tecnologia giochi un ruolo nel favorire un ambiente inclusivo all’interno del nuovo workplace ibrido, ma il 44% è anche convinto che questo non stia accadendo.
Allo stato attuale, solo il 38% degli intervistati dispone di una scelta significativa in merito alla tecnologia adoperata per lavorare e il 35% ritiene che, senza la giusta tecnologia, la propria produttività diminuisca, con il peggioramento degli equilibri tra vita personale e professionale per il 23% del campione. 

Con l’80% degli intervistati che afferma come la propria azienda dovrebbe mantenere policy che promuovano un utilizzo sano della tecnologia”. Non considerare i cambiamenti di scenario in corso – già in grado di produrre cambiamenti – espone di fatto le aziende ad una serie di rischi, i rischi di un workplace non gestito.

Le aspettative della Gen N in merito a un superiore livello di flessibilità e fiducia nelle proprie abilità tecniche espongono per esempio le aziende a una serie di rischi per la sicurezza legati alle modalità di accesso alla rete, ma anche all’evidente necessità, ora, di essere più propensi a risolvere i problemi tecnologici in autonomia (50% del campione). Nel primo caso oltre 5 lavoratori ibridi su 10 ammettono di collegarsi a reti pubbliche non protette da password almeno una volta alla settimana, ma solamente un terzo (33%) fa regolarmente caso ai rischi che un tale comportamento presenta.

E ben l’82% delle persone intervistate utilizza i propri dispositivi mobili personali per accedere a informazioni di natura lavorativa“Allo scopo di mitigare i rischi per la sicurezza legati alla Gen N, di incrementare l’efficienza all’interno della forza lavoro e supportare i propri dipendenti, le aziende devono affrontare queste nuove richieste – spiega Illum. Trovare il punto di equilibrio tra una rete aperta ma sicura offrirà al personale la flessibilità, la libertà e la personalizzazione desiderate senza compromessi in termini di sicurezza”.

Di aiuto in questo contesto saranno le capacità di risoluzione automatica degli inconvenienti in grado di contribuire a migliorare anche le performance della rete e l’efficienza IT in generale. Questo è possibile a partire dall’introduzione di funzionalità AIOps per una risoluzione “a circuito chiuso” degli inconvenienti. Per identificare e neutralizzare i
problemi prima che abbiano effetti sugli utenti finali o sulle performance del business, senza richiedere interventi da parte degli operatori IT.

Un ultimo elemento imprescindibile, per i team IT è riuscire a mantenere la visibilità necessaria. In uno scenario di accessi frammentati questo non è semplice. Le aziende devono cercare tecnologie che possano indirizzare le operations su reti frammentate e semplificare il ciclo di vita della gestione delle stesse. Implementare un’infrastruttura unificata, gestibile centralmente può dare alle aziende una maggiore capacità di supervisione sulle reti.

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