Parte dall’idea di collaborazione estesa il nuovo ufficio inaugurato da Cisco a Milano che apre le porte sulla moderna piazza Gae Aulenti dopo trent’anni di storia nella sede storica a Vimercate, dove oggi rimangono attivi i laboratori di ricerca e sviluppo di Cisco Photonics, concentrati sullo sviluppo della fibra.
Un ufficio punto di snodo tra lavoro in presenza e lavoro da remoto, che mette a disposizione di dipendenti e partner gli strumenti di collaboration, la rete, le soluzioni di sicurezza di casa, allestendo open space, quiet room, sale meeting dotate di video e audio ad altra definizione, per rendere la comunicazione più immersiva e ridurre l’effetto a distanza per chi si collega alle riunione da remoto. Sostenibile, salubre, ibrido “un luogo attrattivo per facilitare la condivisione e lo scambio di idee” lo definisce l’amministratore delegato di Cisco Gianmatteo Manghi, perché facilmente raggiungibile e posizionato nel cuore del distretto dell’innovazione milanese che ospita le sedi delle principali aziende digital, da Aws a Microsoft, da Ibm a Google Cloud.
“Dallo smart working non si torna indietro – precisa Manghi – perché è troppo conveniente. Tuttavia, incontrarsi di persona è fondamentale per innovare, per rafforzare il senso di appartenenza e i rapporti di fiducia, per il confronto”. Con sicurezza e connettività garantite attraverso l’utilizzo di una piattaforma smart di controllo e di gestione intelligente dei sistemi e dell’energia, per ridurre il consumo di emissioni, attraverso la misurazione di parametri quali la temperatura, l’umidità, l’affollamento, la qualità dell’aria. Già tecnologie testate nell’altro hub milanese di Cisco, il co-innovation center all’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia da Vinci, aperto nel 2020.
Cisco, strategia per l’anno fiscale 2025
Un’inaugurazione (con classico taglio del nastro delle autorità meneghine e con la presenza di don Gino Rigoldi che della collaboration reale con i ragazzi è il portabandiera a Milano) occasione per fare il punto sulle strategie di Cisco a livello mondiale, che ha avviato il nuovo anno fiscale lo scorso agosto. Rimarcata l’intelligenza artificiale come elemento di traino dello sviluppo tecnologico, ma da tempo, non solo dal debutto dell’AI generativa. “Da anni utilizziamo l’AI embedded per rendere più affidabili le nostre soluzioni, a partire da Webex che integra funzionalità orami di uso comune come la trascrizione automatica delle riunioni o il riconoscimento delle persone, fino ai miglioramenti apportati nelle soluzioni di cybersecurity o di rete, dal momento che l’AI ci permette sia di intercettare traffico malevolo sia di anticipare malfunzionamenti delle reti agendo in modo predittivo”.
L’impegno futuro guarda alla creazione di infrastrutture ottimizzate grazie all’impiego dell’AI, per rispondere alle esigenze di computing dettate dal cloud e dai data center, ma portate avanti grazie a partnership strategiche. “Abbiamo stretto accordi con Nvidia per potenziare la capacità computazione dei data center e questo ci spinge a lavorare sull’affidabilità della rete anche dal punto di vista della sicurezza, per rispondere alle esigenze di diversi settori industriali”. Cita Manghi il mondo della sanità, dell’energia e il manifatturiero, dove l’Italia si conferma seconda a livello europeo. “Abbiamo condotto una ricerca su un panel di 8mila aziende. Quasi la totalità, il 97%, ritiene di volere applicare l’AI ai propri processi per migliorare prodotti e servizi offerti ma ammette la propria impreparazione: solo il 14% dichiara di avere strumenti adatti per raggiungere l’obiettivo e un piano definito”.
Uno scenario che ha spinto Cisco a rivedere la propria offerta in tre aree: la prima dedicata a data center e servizi cloud per rispondere alle richieste di funzionamento dell’AI e delle aziende di ogni industry di mercato che si appoggiano ai data center e al cloud. La seconda dedicata al futuro del lavoro per costruire spazi di lavoro interconnessi a vantaggio della produttività. La terza legata alle tecnologie che garantiscono la digital resiliency delle aziende, legata a doppia mandata con il funzionamento degli asset IT (sicurezza, osservabilità, business continuity), una strategia confermata anche dall’acquisizione di Splunk.
La “ristrutturazione” dell’offerta porta con sé anche un “ripensamento” dell’organigramma a livello mondiale: tutte le business unit hanno ora un unico responsabile per la ricerca e sviluppo, Jeetu Patel, al fine di favorire l’integrazione delle componenti tecnologiche; Liz Centoni guida la parte di customer experience per tutte le soluzioni Cisco e il post vendita. Mentre all’ex Ceo di Splunk, Gary Steele, viene affidata la strategia di go to market.
“In Italia – conclude Magni – abbiamo l’obiettivo di estendere l’applicazione della tecnologia a tutti i settori, come è avvenuto nell’economia americana negli ultimi vent’anni. Lo stesso Rapporto Draghi ci dice che la capacità di innovare è stata l’elemento differenziante tra Usa ed Europa. Ora dobbiamo cercare di sanare il divario. In Italia lavoreremo con la pubblica amministrazione dove le tecnologie possono ridurre costi e aumentare la produttività”.
Rimane importante per la prossimità con la PA centrale l’ufficio di Roma mentre, a breve, Cisco aprirà un ufficio a Pisa per portare avanti i propri studi sulle tecnologie di connettività wireless ad alte prestazioni, rivolte a settori critici quali trasporti e infrastrutture.
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