Sono state settimane intense di trasferte estere per seguire gli annunci di strategie internazionali e respirare il clima di alcune delle più importanti convention americane del nostro settore. Non mi soffermo sulla natura degli annunci (dibattuta in articoli dedicati) ma su quanto ci portiamo a casa dalla Silicon Valley e da queste kermesse

Un senso di appartenenza e uno di estraneità.

Mi spiego.

1 – Rimane sempre interessante seguire i keynote e capire come i diversi Ceo sono capaci di dare un’impronta distintiva alla loro azienda. Da una parte ho ascoltato un Larry Ellison (Ceo e fondatore di Oracle) ammorbidito negli anni portare avanti la sua anima tecnologica con slide quasi da nerd, con un messaggio su tutti: “No human labor, no human error” (robot addestrati non hanno bisogno di un controllo umano). Dall’altro un Marc Benioff (Ceo e fondatore di Salesforce), in platea tra il pubblico annullando le distanze, che ha enfatizzato l’impegno della sua azienda nel restituire parte dell’enorme giro d’affari accumulato negli anni, e che ha centrato il suo messaggio sull’inevitabilità di un intervento umano nei processi guidati dall’intelligenza artificiale, prima o poi: “Humans with agents drive customer success together”.

Entrambi hanno parlato di tecnologia, ovviamente, con carisma (quasi da tifo per sviluppatori o trailblazer) ma ho apprezzato soprattutto la loro capacità di scendere dal palco per fare entrare in scena scienziati, sviluppatori, esperti di AI, vice presidenti, utenti…  che hanno analizzato in dettaglio benefici e dubbi che la nuova AI generativa porta con sé. Smettendo i panni degli one showman, che in molti hanno vestito negli anni (si pensi tra gli altri ai keynote di Steve Jobs di Apple, a Steve Ballmer di Microsoft che aizzava gli sviluppatori, o anche alla figura controversa di Elon Musk oggi).

2 – Rimane la consapevolezza che si stia procedendo sulla tecnologia di AI velocemente, ma che le aziende ancora non abbiano capito con chiarezza che uso fare dell’AI generativa. Si va a tentoni in alcuni casi. Per questo, la nuova attenzione sugli Agenti AI (che sorpassano il modo di lavorare dei copilot) trova riscontro negli annunci di molti vendor della Silicon Valley. Agenti AI che introducono una intelligenza artificiale che lavora in modo “affine al ragionamento umano” in base ai dati interni per fornire risposte pertinenti al contesto in cui l’azienda opera. Agenti pensanti? Agenti ragionanti? Qui si aprono nuovi scenari. Oracle ha presentato il suoi agenti AI nella suite di applicazioni, Salesforce la sua Agentforce. Insomma annunci affini. Certo, ci vuole ancora tempo perché si possa parlare di una AI senziente, ma le basi per una AI in grado di prendere decisioni “ragionate” senza il supporto dell’uomo nei compiti più ripetitivi, in qualche modo gli Agenti AI l’hanno sdoganata.

3 – Rimangono vuote la Silicon Valley e la Bay Area, con sedi affascinanti come cattedrali nel deserto, che vivono la poca presenza a giorni alterni dei dipendenti. E rimangono poco frequentati gli uffici in città, come quelli della bellissima torre di Salesforce, la più alta di San Francisco.
Per questo è rimbalzata con preoccupazione tra le aziende la decisione di Amazon di sospendere lo smart working dal 1 gennaio 2025 e di fare rientrare in ufficio tutti i dipendenti 5 giorni a settimana (eccezioni ammesse), comunicata dallo stesso Ceo Andy Jassy in una nota lo scorso lunedì. Obiettivo: “migliorare l’efficienza produttiva, perché collaborare e fare brainstorming diventa più semplice ed efficace se si è nello stesso spazio fisico“.  Un cambio di rotta per Amazon – rispetto alla politica attuale dello smart working due giorni su tre – che riguarderà 350mila impiegati nelle sedi di Seattle, Arlington, San Francisco e Boston. Oggi il 79% delle aziende tecnologiche applica il lavoro flessibile e solo il 3% richiede personale a tempo pieno in ufficio (fonte Geekwire, rapporto Flex Index). Un cambio di rotta che verrà seguito da altri giganti tech?

4 – Infine, rimane quel senso di inadeguatezza e di divario sempre più grande fra ricchi e poveri, fra le bolle tecnologiche delle convention dove tutto suona perfetto e pulito, internazionale e proiettato al futuro, e la quotidianità di migliaia di senzatetto che popolano le città americane. Più di mille a Las Vegas, più di 8mila a San Francisco. Solo pochi isolati più in là.

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