Il mondo del software non solo si dimostra resiliente nel periodo della pandemia ma cresce in modo sostanziale, passando dai 39,1 miliardi di euro del 2019 ai 45,7 miliardi del 2020, con un +17% anno su anno in termini di fatturato. A crescere è anche il software gestionale con un trend tendenzialmente in linea con quello del comparto in generale. Maggiore il livello di adozione da parte delle piccole, medie e grandi imprese rispetto alle micro-imprese. L’emergenza sanitaria sembra dunque avere generato una maggiore consapevolezza sull’importanza del digitale ma sono diversi i fattori in gioco e le criticità per arrivare a una vera trasformazione delle modalità di lavoro.

Queste alcune tra le principali tendenze emerse nel corso dell’evento di presentazione della ricerca Il software gestionale in Italia, condotta da Assosoftware in collaborazione con School of Management del Politecnico di Milano. La ricerca – attraverso una rilevazione su 1.346 software house e 5.368 soluzioni gestionali e una survey su 574 Pmi e 22 casi d’uso – fotografa lo stato attuale del mercato italiano e l’indice di maturità delle imprese nell’uso del software gestionale.

Studio Assosoftware - School of Managerment PoliMi - Il mercato dell'offerta di software gestionale in Italia - Dati di fatturati estratti dalla banca dati AIDA
Il mercato dell’offerta di software gestionale in Italia – Dati fatturati banca dati Aida – Fonte: Studio Assosoftware – School of Management Politecnico di Milano 

Cresce l’adozione, bassa l’integrazione 

Se si guarda ai dati di diffusione del software gestionale la fotografia è tendenzialmente positiva, con soluzioni gestionali piuttosto presenti all’interno delle realtà italiane. Lo studio prende in analisi 6 tipologie di software pensate come pezzi di un puzzle da adottare con una logica di integrazione di un flusso complessivo volto a trasformare le modalità di lavoro nelle aziende.

All’interno delle imprese, la gestione amministrativa e contabile è presente nell’83% dei casi anche su spinta del fenomeno virtuoso della fatturazione elettronica, seguita dal controllo di gestione (55%), dalla logistica e magazzino (54%), dall’approvvigionamento e produzione (50%), dalla gestione documentale e workflow (42%) e infine dal Crm (40%). 

Il software ha una rilevanza strategica; le aziende ne sono convinte e concordano nel ritenere che esserne dotati rappresenti un elemento di competitività. Oltre il 70% ritiene che i software gestionali garantiscono visibilità e trasparenza con maggiore controllo sulle performance e aggiornamento dei dati in tempo reale; oltre il 60% pensa che garantiscano agilità e resilienza a favore del business. Il 53% delle Pmi dichiara inoltre di avere incrementato i propri volumi di vendita grazie al software.

Per contro, abbastanza preoccupanti sono i risultati sull’integrazione, che evidenziano un problema tecnologico e una frammentazione applicativaSolo il 29% delle aziende integra almeno uno dei software adottati e le soluzioni vengono acquisite più in risposta a esigenze puntuali e tattiche che con una visione d’insieme di trasformazione dei processi e delle modalità di lavoro. Le attività e i processi che passano al digitale non sono poi integrati tra loro ma gestiti a silos riducendo il potenziale beneficio di una loro corretta adozione.

L’estrema frammentazione dei software all’interno delle realtà crea quindi delle limitazioni per quanto riguarda le performance operative. Se si guarda al mercato nel suo complesso, infatti, il 33% delle aziende è all’inizio del percorso di innovazione, circa il 53% è sotto la media di mercato e solo il 9% può definirsi in uno stato avanzo di adozione.

Assosoftware -La diffusione del software gestionale in Italia
La diffusione del software gestionale in Italia – Fonte: Studio Assosoftware – School of Management Politecnico di Milano 

Serve capitale umano

Il perché della scarsa adozione si spiega nelle organizzazioni aziendali: solo il 51% delle realtà dichiara di avere addetti dedicati anche all’IT e alla digitalizzazione con una dimensione che mediamente è del 10% dei dipendenti; il 42% di queste realtà dichiara che proprio la mancanza di personale rappresenti una delle principali criticità riscontrate nell’adozione di software gestionale. Nel 40% dei casi sono gli utilizzatori finali che resistono al cambiamento che il software impone nel modo di lavorare. 

“Manca il capitale umano per gestire questo cambiamento da un punto di vista tecnico-operativo e implementativo – sottolinea Marina Natalucci, coordinatrice della ricerca – ma siamo indietro anche sulle competenze digitali sia basiche che avanzate; vi è carenza proprio del personale che gestisca anche la visione sul digitale quindi il cambiamento organizzativo e di processo che possa portare effettivamente ad una piena maturità di utilizzo del software gestionale”.

Carente infine nel 39% dei casi il coinvolgimento delle figure chiave, decisori aziendali che abbiamo una visione sui temi del digitale, fornitori che supportino la digitalizzazione end-to-end, e infine la presenza di partner all’interno della filiera che siano digitalizzati. Il 98% delle imprese si riferisce ad almeno un fornitore di software gestionale italiano e ha un numero medio di 2,2 fornitori, a differenza delle grandi imprese.

 Piermassimo Colombo, consigliere di Assosoftware
Piermassimo Colombo, consigliere di Assosoftware

“Serve un cambiamento e una visione politica che guardi a investimenti su questo fronte – interviene sul tema Piermassimo Colombo, consigliere di Assosoftware -. La piena integrazione fra i sistemi in uso nell’impresa e l’adozione integrata di quelli mancanti potrà portare un profondo miglioramento nei processi, nella produttività e nel risultato economico dell’impresa e conseguentemente anche nel gettito tributario che tornerà allo Stato. La nostra proposta: incentivi fiscali alle imprese su software finalizzato alla digitalizzazione di processo e formazione; occorre definire la possibilità per la PA periferica di poter accedere ad un fondo speciale per l’innovazione di processi che comprenda soluzioni software e formazione del personale anche al fine di incrementare i servizi digitali verso il cittadino ma soprattutto verso le imprese senza dover gravare sui bilanci, già esigui”.

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