Quasi sette organizzazioni su dieci che operano nel settore energy e utility concordano nel sostenere che mitigare l’impatto del cambiamento climatico è alla base dell’introduzione di nuovi modi di fare business, e oltre sei su dieci adducono come motivazione anche le richieste degli investitori. Lo dicono i dati della ricerca Capgemini dal titolo Remodeling the future: How energy transition is driving new models in energy and utilities che indica inoltre come solo per il 44% dei dirigenti all’interno di queste organizzazioni sia la redditività il motore del cambiamento, per quanto i potenziali benefici del passaggio ai nuovi modelli siano evidenti.

La ricerca è basata sulle interviste a 530 dirigenti senior di organizzazioni del settore (energy e utility, appunto) condotte nei mesi di agosto e settembre 2021, a livello globale (con la partecipazione anche di aziende italiane). Si tratta di realtà con ricavi superiori a 200 milioni di dollari (nel 2020) e Capgemini indaga in modo approfondito quali siano i nuovi modelli energetici più rilevanti (tra servizi energetici, piattaforme, soluzioni di stoccaggio dell’energia, carburanti alternativi, servizi di mobilità, servizi di gestione della rete ed energia pulita), ma anche le sfide di implementazione e le prospettive del settore.
Sfide che non mancano, perché se da una parte è riconosciuto che mitigare l’impatto del cambiamento climatico debba essere alla base dell’evoluzione delle aziende, la maggior parte di esse non possiede ancora le competenze per intraprenderla e manca di una strategia.
Lo confermano i numeri. Secondo il report, la maggior parte delle organizzazioni non dispone ancora di una strategia commerciale per questi nuovi modelli. In particolare, solo il 18% degli intervistati afferma di avere una strategia globale con obiettivi e scadenze ben definite. Il settore sembra quindi rimanere in uno stato di transizione, con pochissime organizzazioni che attualmente implementano nuovi modelli energetici.

L'attegiamento del comparto verso i nuovi modelli
L’atteggiamento del comparto verso i nuovi modelli (fonte: Capgemini)

Il 64% delle organizzazioni prevede, per esempio, di implementare soluzioni di accumulo di energia in futuro, ma solo il 19% lo sta già facendo. Mancano proprio le capacità che, per i nuovi modelli di produzione come quelli da fonti di energia alternativa e piattaforme energetiche, differiscono notevolmente dalle competenze attualmente a disposizione delle aziende del settore. In particolare, il 70% non possiede le competenze necessarie per sviluppare nuovi modelli, manca di quelle tecnologiche interne e di attenzione verso le nuove tecnologie (nel 68% dei casi), di competenze relative ai servizi (62%) e di competenze legate ai dati (56%).

Cosa serve alle aziende per scalare nuovi modelli di business
Cosa serve alle aziende per scalare nuovi modelli di business (fonte: Capgemini)

Dati importanti che rallentano, secondo il report, la possibilità di ottenere evidenti benefici. Infatti, le organizzazioni che stanno implementando modelli di energia pulita hanno già ottenuto una riduzione del 4,6% delle emissioni Scope 3 (con un’ulteriore riduzione del 13% prevista nei prossimi tre anni), mentre alcune stanno anche registrando un aumento delle entrate del 6%. Non solo, i nuovi modelli energetici stanno già portando  maggiori opportunità di upselling per le organizzazioni, in grado anche di attirare nuovi clienti. Le aziende globali hanno infatti registrato un aumento del 4% delle opportunità di upselling grazie a questi nuovi modelli. Una cifra che dovrebbe crescere fino al 9,2% nei prossimi tre anni.

Alessandro Kowaschutz, Cprd & Eucs director di Capgemini in Italia
Alessandro Kowaschutz, Cprd & Eucs director di Capgemini in Italia

La partita si gioca tra il 2022 ed il 2025 e  l’implementazione dei nuovi modelli energetici richiederà una decisa accelerazione per trasformare le ambizioni in realtà.

Lo spiega bene Alessandro Kowaschutz, Cprd & Eucs director di Capgemini in Italia: “La transizione energetica sarà la forza trainante di questo decennio: le aziende devono elaborare strategie che coinvolgano l’intera organizzazione e portarle su scala per garantirne il successo. È anche necessario aumentare i ritmi dell’innovazione. Dato che al momento solo un terzo delle aziende è in grado di sviluppare e testare nuovi modelli e industrializzare i risultati, è arrivato il momento di adottare un approccio fail-fast e stringere nuove partnership, sia all’interno che all’esterno degli ecosistemi esistenti”.

Ed il cambio di passo implica anche il cambio di mentalità – peraltro in corso – oltre alla necessità di investire nello sviluppo di competenze tecnologiche e legate ai dati, necessarie per trasformare l’operatività aziendale. Secondo il report, infatti, le organizzazioni che possono beneficiare del vantaggio iniziale stanno già registrando un cambiamento nella mentalità interna, mentre è certo come il successo dell’implementazione e della scalabilità dei nuovi modelli energetici richieda un forte supporto da parte di tutta la c-suite.

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