Il Summit sulle infrastrutture digitali ed energetiche organizzato la scorsa settimana da EY ha ribadito quanto le due sfide – transizione digitale e transizione energetica – siano tra loro legate a doppio filo. Se ne parla in modo ricorrente da più parti (le due aree insieme assorbono il 67% del Pnrr) ma le evidenze delle analisi di EY lo confermano. Per chi avesse ancora dubbi.

Partiamo dalle due sintesi finali emerse dal Summit.
L’energia del futuro sarà decarbonizzata, decentralizzata e digitale (1).
L’infrastruttura digitale del futuro poggerà su tre elementi (2): sviluppo delle reti,  copertura territoriale per ridurre i gap, competenze digitali per chi coinvolto nei processi. “Perché la transizione digitale prevede una vera e propria revisione dei modelli, dei processi e degli spazi di lavoro, in un’ottica di efficientamento che riconfigura le tradizionali catene del valore e le modalità operative”. Con consapevolezza diversa tra aziende e famiglie.

Guardiamo alle evidenze dell’analisi condotta su un campione di 400 manager e dirigenti pubblici italiani intervistati da EY-Swg.

1 – Sostenibilità. Gli italiani ci credono. Il 95% pensa che il rafforzamento delle tecnologie digitali porterà un contributo significativo ai processi di sostenibilità, grazie alla risposta positiva degli utenti, a partire dalla proattività di alcuni grandi attori e dalla legislazione incentivante. E così il 54% degli italiani considera prioritaria la transizione completa alle energie rinnovabili, nell’ambito delle infrastrutture per le utilities, seguita dall’ottimizzazione delle infrastrutture esistenti (fibra, energia elettrica, unione di gas e idrogeno nella stessa pipeline (37%), costruzione di termovalorizzatori per la produzione di energia dai rifiuti (sempre 37%), efficienza della rete idrica (32%).

Infrastrutture per le utilities
EY – Summit sulle infrastrutture 2021 – Infrastrutture per le utilities

2- Trasformazione digitale. Gli italiani aspettano il 5G. Il 40% considera prioritario il potenziamento delle infrastrutture di connettività perché consapevoli che le reti 5G si pongono come abilitatori di servizi innovativi per il consumatore, ma soprattutto per le grandi imprese, per Industria 4.0, servizi IoT, smart grid, smart city, smart factory.

Negli ultimi mesi c’è stata una crescita sostenuta di offerte commerciali 5G in tutto il mondo, e in Italia la copertura della popolazione è oggi pari al 20% del territorio con tre operatori  (copertura raddoppiata rispetto al 2020) e pari al 91% con un operatore attraverso l’attivazione dell’infrastruttura 5G ready.
Tra le regioni maggiormente coperte dal 5G
si contano oggi Valle d’Aosta, Basilicata e Molise (98% copertura), Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Calabria, (97%), Trentino-Alto Adige, Umbria e Campania (96%), Emilia-Romagna e Liguria (95%), Sicilia (93%), Piemonte (92%). Ma scendono inaspettatamente sotto il 90% Toscana e Lazio (88%), Lombardia (87%), Sardegna (84%) e ultima Puglia (76%). Un gap infrastrutturale evidente che frena le filiere produttive nei territorio meno coperti.

Competizione 5G in Italia
EY – Summit sulle infrastrutture 2021 – Competizione 5G in Italia

Ma cosa pensano le famiglie? Secondo l’analisi EY, Decoding the Digital Home (su 3000 famiglie italiane), ad oggi solo il 5% delle famiglie ha un piano mobile 5G, il 30% sarebbe interessato a fare un upgrade, mentre il 25% dichiara che non conosce quali caratteristiche il 5G abbia e quali vantaggi porti. Ma le aspettative sono elevante: il 42% delle famiglie pensa che le reti di nuova generazione garantiranno una connettività più affidabile e costante (sia in casa sia in mobilità) anche se il 31% delle famiglie italiane non sono tranquille nell’utilizzare i servizi 5G (un’affermazione che fa pensare). Il 24% è convinto che presto utilizzerà la rete 5G come connessione Internet principale per il nucleo familiare, per via del canone mensile inferiore ai costi della rete fissa (46%), il segnale più affidabile  (40%), la velocità maggiore (39%).

Ma cosa pensano le imprese? A livello mondiale il 75% delle aziende non ha ancora una piena consapevolezza di come utilizzare il 5G e di quali siano le sue principali peculiarità. In Italia il 31% delle piccolissime imprese lo adotterebbe invece di una connessione fissa, mentre il 46% delle Pmi per innovare alcuni processi aziendali. Ma bisogna tenere presente che il 5G sarebbe comunque sola una parte delle tecnologie adottate per innescare la trasformazione digitale, perché inevitabilmente le infrastrutture che gestiscono i dati includeranno le strategie riguardo al cloud (ibridi, pubblici, nazionali, europei, come discusso questa settimana tra i fondatori di Gaia-X), allo spostamento dei dati e alla loro elaborazione nell’edge, alla cybersecurity, alla crescita dei sensori IoT, che vengono frenati dai gap infrastrutturali presenti in territori e pubbliche amministrazioni.

Secondo il 40% degli intervistati serve potenziare le infrastrutture di connettività e proprio le regioni che manifestano un gap infrastrutturale importante dovranno essere aiutate per sostenerne le filiere produttive. Secondo il 54% del campione l’allocazione delle risorse dovrebbe privilegiare le zone che soffrono dal punto di vista della carenza infrastrutturale, con particolare attenzione ai distretti industriali (34%).
Ma non è da trascurare il tema delle competenze. Per il 46% degli italiani occorre dare la precedenza all’alfabetizzazione generale dell’utenza, ma anche di chi avrà la responsabilità di implementare l’innovazione digitale all’interno delle aziende e delle amministrazioni pubbliche.

La responsabilità ribadita nel commento di Massimo Antonelli, regional managing partner dell’area Mediterranea e Ceo per l’Italia di EY: “La transizione digitale e quella energetica sono due pilastri per la trasformazione del nostro PaeseQuello che ancora poco viene riconosciuto, invece, è quanto le due transizioni siano interdipendenti tra loro. Questo concetto è essenziale come lo è la necessità di fare delle riforme coraggiose che permettano ad amministrazione, imprese e parti sociali di collaborare nel migliore dei modi per costruire tutti insieme un futuro più sostenibile per le nuove generazioni, facendo fronte in modo responsabile agli impatti sociali che le trasformazioni origineranno”.

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