E’ la recente nomina di Edoardo Accenti, nuovo country manager di Hpe Aruba, a suggerire l’occasione per fare il punto con l’azienda sull’evoluzione della proposta tecnologica, accompagnati nel percorso anche da Alessandro Ercoli, System Engineering manager ed in un momento, quello estivo, particolarmente “caldo” e propizio per studiare, in particolare, l’evoluzione del settore hospitality.
Hpe Aruba propone la piattaforma cloud-native Aruba Esp (Edge Services Platform) come architettura cloud-native per accelerare la trasformazione digitale aziendale. L’architettura comprende gli strumenti che servono per la gestione automatizzata della rete, la sicurezza dall’edge al cloud, la valorizzazione delle informazioni analizzate dall’AI in prospettiva predittiva per risolvere i problemi all’edge prima che possano verificarsi, ma anche distribuire rapidamente i servizi di rete. “Una proposta coerente con la strategia aziendale che vede nell’innovazione la parola chiave che guida il posizionamento sul mercato – esordisce Accenti – accompagnata alla visione customer first/customer last volta ad anticipare le esigenze dei clienti proprio in relazione ai trend dei diversi mercati verticali” e, in questo caso, proprio quello che riguarda l’hospitality e la nicchia del cruise (il mercato delle crociere), che richiedono un’intelligente pianificazione con diversi anni di anticipo, per riuscire poi a fare bene, senza farsi sorprendere.
“L’hospitality ha vissuto un momento di forte criticità, ma alla fine della pandemia lascia intravvedere trend chiari legati ad una nuova modalità di consumo delle esperienze. In primis, per esempio, proprio la possibilità di viverne ancora prima del viaggio vero e proprio”. Gli operatori del comparto sono quindi chiamati a far leva sulla tecnologia per proporre esperienze complete ai propri ospiti.
Lo evidenzia bene la ricerca che Hpe Aruba ha realizzato collaborando con l’agenzia specializzata in trend globali Foresight Factory proprio per scoprire in che modo gli operatori dell’ospitalità potranno adattarsi all’evoluzione delle esigenze della clientela. Cinque i trend più importanti evidenziati dalla ricerca: la possibilità per gli operatori di offrire opzioni ai clienti anche non in presenza (come il check-in digitale e pagamenti biometrici 1), anche attraverso le tecnologie di AR e VR; la possibilità di offrire experience ben prima dell’esperienza e ben oltre il semplice periodo di soggiorno, ancora con le tecnologie immersive (2) ; lo sviluppo di community connesse (3) tra gli operatori per un continuum esperienziale poi dei clienti ed il miglioramento dei servizi erogati con i partner; la possibilità di offrire servizi non solo in base a quanto gli ospiti dicono, ma anche in relazione a come si sentono (4) – attraverso l’utilizzo di sensori automatizzati, per esempio, in grado di modificare gli ambienti in base ai segnali fisici degli ospiti -; la valorizzazione dei dati in ottica bidirezionale (5) per cui gli operatori sono chiamati a mettere a frutto gli insights a vantaggio dei loro clienti (non solo del business).
Si tratta di combinare le informazioni a disposizione per offrire un livello di interazioni ben progettate e questo richiede di estrarre rapidamente “un significato” dai dati raccolti e reagire di conseguenza. Per questo, la semplice installazione di soluzioni di “connettività” non è sufficiente. Accenti: “Ed è facile intuire le possibilità di estensione di un modello di questo tipo anche su altri verticali, come il manifatturiero o la sanità per esempio per favorire l’automazione ed i relativi vantaggi, con la flessibilità necessaria a seconda dei contesti di mercato”.
Evidente il ruolo del cloud, per le possibilità che offre nella gestione infrastrutturale. Un ambito in cui Hpe Aruba propone Central, come soluzione di rete basata sul cloud e sulla raccolta delle informazioni analizzate dall’AI per l’automazione dei flussi di lavoro e sicurezza edge-to-cloud, così da consentire ai team IT di gestire e ottimizzare le reti diffuse (campus, filiali, DC, ma anche reti IoT etc.) da un’unica dashboard. In uno scenario che vede riconosciuti i vantaggi delle reti SD-Wan nell’ ottimizzare il flusso del dato remoto secondo la natura stessa del dato e la logica delle applicazioni.
Accenti: “Oggi poi le aziende puntano sempre di più sull’utilizzo delle soluzioni in modalità As a Service, non solo per quanto riguarda l’outsourcing infrastrutturale, ma anche per quanto le possibilità di gestione, proprio nell’ottica della ricerca di una maggiore flessibilità”. E di una maggiore sostenibilità. “I modelli a consumo, a parte consentire di utilizzare su un arco temporale più ampio gli investimenti infrastrutturali in modo produttivo, consentono l’utilizzo agile di servizi da remoto in modalità semplificata”. Si aggancia Ercoli: “Sia in fase di progettazione, sia in fase di sviluppo e poi di utilizzo, cerchiamo, proprio a partire dalla componente software, di offrire ‘intelligenza’ ai sistemi in questa prospettiva, oltre che nel mero studio di progettazione delle componenti materiali”.
Sfruttando le potenzialità del digitale, spiegano i manager di Hpe Aruba, “si stanno creando ecosistemi sempre più complessi e convergenti – si pensi anche solo ai sistemi di building automation – per cui è evidente che software e protocolli devono favorire la riduzione dei consumi, a partire dalla capacità di sfruttare gli insights, nei diversi contesti”.
Hpe lavora alla semplificazione ed alla flessibilità infrastrutturale anche attraverso la proposizione Greenlake che porta i vantaggi del cloud a dati e applicazioni attraverso la possibilità di adottare tecnologie trasformative in tempi brevi sulla base di un modello di adozione “infrastructure as-a-service” per i carichi di lavoro on-premise, e un modello di pagamento in base all’uso all’edge, in colocation e nel data center. Una proposta che ora è estesa anche alle componenti di rete con Hpe Greenlake for Aruba, di fatto una proposta Network as a Service. “In questo scenario – prosegue Ercoli – l’integrazione dei dati si rivela ancora più importante per riuscire a portare valore nei diversi casi d’uso e coerente con la strategia dettata per il lungo termine da Antonio Neri che, già due anni prima della pandemia spiegò come Hpe avrebbe dovuto sempre più indirizzare l’attenzione verso le esigenze di trasformazione delle aziende dall’edge al cloud in modalità ibrida, senza preclusioni, tenendo come punto di riferimento la visibilità su tutta l’infrastruttura”. Un aspetto, questo, importante, anche perché non sono poche le realtà che chiedono al cloud, in primis, di fornire gli strumenti per governare non solo risorse di computing e storage, ma anche e spesso in modo prioritario, proprio le risorse di networking. E di poterlo fare in sicurezza.
Hpe Aruba propone il modello architetturale zero trust, si concentra in particolare sulla proposizione UAC attraverso le tecnologie Clearpass Policy Manager e Clearpass Device Insight implementabili su qualsiasi modello di rete. I sistemi trovano il loro punto di forza nel fatto che consentono di autenticare utenti e dispositivi in accesso già all’edge con permessi, policy e autorizzazioni allineate correttamente prima dell’accesso effettivo. Anche nella proposizione per la gestione della sicurezza entrano in gioco le potenzialità dell’AI, perché l’AI consente l’analisi e la categorizzazione di qualunque accesso alla rete ed in congiunzione con l’adozione di apparati di rete intelligenti (switch e access point, in primis) consente la creazione di un ecosistema di gestione degli accessi più sicuro, basato anche sull’analisi comportamentale e sul rilevamento delle anomalie.
L’appuntamento per le novità ora è a settembre con Hpe Aruba Atmosphere che sarà ospitato nella città di Milano.
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