L’agricoltura intensiva industriale, il cui sviluppo è solo parzialmente collegato all’effettivo bisogno di sostentamento di una popolazione mondiale in crescita, ha importanti impatti sull’ecosistema e sulla possibilità di preservare le biodiversità. Un tema complesso, in cui anche le multinazionali giocano un ruolo determinante. Le diverse filiere collegate ai sistemi di agricoltura intensiva sarebbero, infatti, responsabili di quasi l’80% della deforestazione globale, utilizzano circa il 60% delle acque dolci a nostra disposizione per le attività essenziali e contribuiscono fino al 23% alle emissioni di gas che alterano il clima provocando numerosi eventi catastrofici a danno del pianeta.
Temi questi sotto l’attenzione del Wwf che tra gli altri compiti si occupa anche della conservazione, del ripristino e della tutela della biodiversità negli ambienti agricoli e negli anni ha sviluppato il progetto Guardiani della Natura. Spiega Benedetta Flammini, direttrice Marketing e Comunicazione di Wwf Italia: “La biodiversità è il fondamento del nostro sistema di produzione alimentare, all’interno del quale la coesistenza armonica di diversi organismi garantisce la sua capacità di reagire positivamente alle minacce di eventi esterni quali inquinamento, cambiamenti climatici e distruzione degli habitat naturali”.
Nato e messo a terra per la prima volta diversi anni fa, il progetto Nature Guardians nella sua prima edizione si è posto come obiettivo monitorare la biodiversità e identificare attività illegali a danno della natura in 12 oasi Wwf, tra cui le tre Riserve Naturali dello Stato Lago di Burano, Laguna di Orbetello e Cratere di Astroni. Parliamo di un’idea nata dall’iniziativa congiunta di Huawei con l’organizzazione no-profit Rainforest Connection (Rfcx), che si inserisce nell’ambito di Tech4all, il programma globale dell’azienda che pone la tecnologia al servizio dell’ambiente e delle persone con diversi progetti portati avanti insieme a partner locali e internazionali per promuovere la conservazione della natura e l’inclusione digitale. Il progetto fa leva sulle possibilità di monitoraggio bioacustico, grazie alla tecnologia.
Nella sua prima realizzazione, che risale a quattro anni fa, sono stati utilizzati 45 dispositivi Rfcx Edge Audiomoth e 10 dispositivi Rfcx Guardian, capaci di raccogliere dati in tempo reale per poi analizzarli attraverso una piattaforma cloud in grado di sfruttare l’AI. Sono state così raccolte 870mila registrazioni, ed è stato validato il riconoscimento automatizzato di 49 specie di uccelli e mammiferi, con oltre 2mila alert in tempo reale su suoni potenzialmente associati ad attività illegali. E’ stato possibile attivare inoltre oltre 30 controlli sul campo fino al sequestro di un dispositivo elettroacustico vietato per il bracconaggio ai danni di avifauna al confine dell’Oasi di Astroni.
Il monitoraggio bioacustico per l’agricoltura
Ora il progetto, della durata di circa un anno, si focalizza su conservazione, ripristino e tutela della biodiversità negli ambienti agricoli; prevede l’utilizzo dei dispositivi Rainforest Connection (Rfcx) di monitoraggio bioacustico e ancora della piattaforma basata su cloud e AI per la registrazione continua dei suoni all’interno di otto Oasi Wwf selezionate che sono la Valle dello Sporeggio (in provincia di Trento), il Bosco di Vanzago (MI), Ghirardi (PR), Ripabianca di Jesi (AN), Calanchi di Atri (TE), Lago di Penne (PE), Monte Sant’Elia (TA), Lago Preola e Gorghi Tondi (TP). Si vuole raccogliere dati utili a valutare la relazione tra le diverse pratiche agricole e la conservazione della biodiversità naturale.
Lo si farà grazie all’utilizzo di 24 dispositivi Rfcx Edge Audiomoth installati nelle oasi Wwf che ospitano meleti, vigneti, uliveti, agrumeti, campi di grano e altri terreni destinati alla coltivazione di cereali e ortaggi.
I sistemi lavoreranno offline, raccoglieranno i suoni degli ecosistemi che verranno poi sottoposti all’analisi necessaria per approfondire le caratteristiche e le tendenze della biodiversità negli agroecosistemi italiani. “Grazie alla rinnovata collaborazione con Huawei e Rainforest Connection – specifica Flammini – condurremo indagini bioacustiche che consentiranno di confrontare la biodiversità nelle aree agricole delle Oasi Wwf gestite con metodo biologico con quella presente in aree agricole limitrofe gestite con metodi convenzionali, dipendenti dall’uso di sostanze chimiche di sintesi come pesticidi e fertilizzanti, al fine di individuare le pratiche migliori per rendere l’agricoltura del futuro sempre più sostenibile e rispondente alle esigenze della natura e delle persone”.
Fa eco Wilson Wang, Ceo di Huawei Italia: “Con questo progetto vogliamo contribuire alla realizzazione di un sistema agroalimentare più sostenibile, preservando la ricchezza e la varietà di habitat e specie selvatiche presenti negli ambienti agricoli in Italia ]…[“. Il progetto rientra tra le attività di tutela della biodiversità previste nell’ambito della campagna Wwf, Food4Future, che si pone l’obiettivo di modificare i sistemi alimentari, dalla produzione al consumo.
Raccontato più nel dettaglio, a partire dalla predisposizione di un sistema di registrazione automatica il network di sensori sarà in grado di localizzare sorgenti sonore che registrate porteranno al riconoscimento delle specie animali, per avere, in definitiva, un sistema di monitoraggio permanente negli ambienti naturali. Anche in questo scenario, la trasformazione digitale mette in evidenza il proprio potenziale. Non è necessario infatti il monitoraggio diretto da parte di un esperto bioacustico, e la disponibilità dei dati raccolti, sarà decisamente maggiore per estensione e durata delle misurazioni, rispetto a quanto sarebbe stato possibile fare con le attuali tecniche di monitoraggio basate sull’intervento umano.
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