Le aziende incrementano la propria dipendenza dalle tecnologie digitali perché apprezzano le opportunità che vedono aprirsi ma, proprio per questo, si espongono anche all’impatto delle “forze” esterne non controllabili, come gli shock macroeconomici. E’ su questa macro considerazione iniziale che anche quest’anno Gartner propone l’analisi su quali siano i principali trend che impatteranno sui fornitori di tecnologie da qui al 2025. Focus, quindi, non solo sulle tecnologie emergenti, ma anche su come chi fornisce innovazione “si trova a dover bilanciare pianificazione di produzione e strategie per tenere il passo anche a fronte degli “shock” imprevedibili sulle economie e le relative forze di “permacrisis””, come spiega Rajesh Kandaswamy, distinguished VP analyst di Gartner.
In particolare, sono nove le tendenze che nei prossimi tre anni impatteranno su clienti, acquirenti, sviluppo di prodotti, ecosistemi, modelli di business e modelli operativi.
Li consideriamo sulla traccia proposta dagli analisti, partendo da quello che probabilmente dovrebbe più sollecitare gli addetti ai lavori: oggi anche i lavoratori non IT cercano, selezionano ed implementano le tecnologie che ritengono necessarie, con una significativa spinta quindi verso una sorta di democratizzazione tecnologica (1).
Gartner addirittura prevede che entro tre anni, oltre la metà delle soluzioni tecnologiche emergenti sarà messa a disposizione di acquirenti “non tradizionali”, ad esempio fuori dal contesto IT, all’interno delle aziende, un aspetto questo che dovrebbe permettere ai fornitori di espandersi in nuovi mercati e sviluppare nuove relazioni con i clienti.
Strettamente correlato a questo aspetto, quello relativo a come cambiano le modalità di scelta ed acquisto delle tecnologie medesime.
Oggi si parla quindi di acquisti federati (2) per i quali le decisioni sugli acquisti IT vengono prese di concerto dai rappresentanti di tutta l’azienda. Addirittura, un recente sondaggio riporta come solo il 26% di chi acquista tecnologia riferisce di acquisti “finanziati” esclusivamente dai budget IT. Un aspetto, questo, che da una parte genera opportunità perché consente a chi propone un prodotto di concentrarsi su servizi a maggior valore aggiunto, ma “incrementa anche la complessità, costringendo a modificare i modelli go-to-market con maggiore attenzione per la lettura degli scenari e i risultati a valore”, come spiega Emil Berthelsen, VP analyst, Gartner.
L’adozione di tecnologie e software aumenta anche in relazione alla possibilità di avvicinare le aziende alla percezione dei benefici associati ad essa. Si parla quindi di crescita “product-led” (guidata quindi proprio dall’utilizzo del prodotto/servizio, 3). L’acronimo Plg quindi cela una strategia di go-to-market per cui gli utenti sperimentano il reale valore di un’offerta di prodotto/servizio/dimostrazione interattiva, possono essere convertiti in account e nel tempo abbracciare ulteriormente in forma più estesa la proposta. Un dato sugli altri, entro il 2025, il 95% dei fornitori di Software-as-a-Service (SaaS) utilizzerà una forma di Plg self-service per acquisire nuovi clienti. Si tratta peraltro di una modalità che aiuta a ridurre i costi di acquisizione dei clienti con cicli di vendita più brevi rispetto alle tradizionali strategie di marketing verticali.
Si parlerà sempre di più poi di mercati digitali (4) ed ecosistemi di innovazione (5).
Nel primo caso si intendono di fatto i marketplace dove è facile trovare, procurarsi ed imparare ad implementare ed integrare le soluzioni tecnologiche. Proprio perché anche gli acquirenti non particolarmente tecnologici di fatto beneficiano della democratizzazione in atto, imparano anche a rivolgersi ai marketplace per rinvenire soluzioni tecnologiche più facilmente consumabili. I digital marketplace accelerano il time to market ed estendono le possibilità di azione sui segmenti target. Dagli ecosistemi di innovazione ci si aspetta invece la crescita della convergenza di idee frutto di elaborazioni interne alle aziende, dall’esterno, in ogni caso figlia della collaborazione volta a creare valore, con le aziende che utilizzano tecnologia che lo fanno soprattutto per riuscire a differenziarsi sui mercati, di fatto co-innovando con lo stesso fornitore di tecnologica.
Un cambio di passo, se non proprio di paradigma, sarà invece dettato nei prossimi tre anni dalle applicazioni intelligenti (6) sono quelle in grado di sfruttare l’intelligenza artificiale generativa così da adattarsi alle sollecitazioni di contesto per generare nuove idee. L’AI generativa sta guadagnando terreno anche in ambito commerciale grazie alla capacità, ora concreta, di contribuire alla produzione di contenuti multimediali, modelli fisici innovativi, dati sintentici. Ben associato a questo tema è quello del metaverso (7).
Pur animando in modo contrastante i dibattiti, per la mancanza di unitarietà dei progetti, i “metaversi” stanno guadagnando terreno nel marketing con la creazione di esperienze uniche, interazioni di grande impatto e coinvolgimento innovativo. Secondo Gartner, entro il 2027, oltre il 40% delle grandi organizzazioni in tutto il mondo utilizzerà una combinazione di Web3 e gemelli digitali in almeno un progetto basato sul metaverso, con fini di business. L’esperienza immersiva ed il coinvolgimento dei clienti al centro delle proposte, con i primi utilizzi per ospitare eventi in spazi virtuali, condurre riunioni di vendita interne ed esterne e presentare prodotti, per esempio.
Gli ultimi due trend individuati da Gartner, ma non certo per importanza, sono quelli del business sostenibile (8) e del tecno-nazionalismo (9). Entrambi lasciano già intravvedere oggi almeno due schieramenti. Se per alcuni Paesi il business sostenibile rappresenta un must have, piuttosto che un nice to have, sappiamo che non è così per tutti i Paesi. Un sondaggio Gartner rivela che il 42% dei leader di mercato sfrutta proprio la sostenibilità per guidare l’innovazione, la differenziazione e la crescita aziendale attraverso prodotti sostenibili; e gli analisti prevedono che entro il 2025, i fornitori di tecnologia in grado di quantificare il contributo positivo della loro offerta in relazione agli obiettivi di sostenibilità dei clienti elevano del 20% le proprie possibilità di successo.
Se però negli ultimi venti anni di fatto abbiamo assistito a fenomeni di globalizzazione tecnologica di fatto improntati sulla ‘collaborazione’, oggi siamo ad un passo dal ripristino di pratiche mercantilistiche con mercati globali che diventano sempre più locali, e relativo impatto sugli ecosistemi tecnologici globali. Le normative sulla sovranità digitale, forse l’espressione più giustificata di questa “neo-chiusura” faranno sentire le differenze di peso tra stack tecnologici. In risposta a questa tendenza, i leader di prodotto devono bilanciare la soddisfazione delle specifiche esigenze di localizzazione a livello nazionale e la redditività del prodotto.
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