E’ ancora lunga la strada da compiere per una sanità di livello, su tutto il territorio nazionale, in grado di sfruttare le tecnologie digitali e i dati per trarne i maggiori vantaggi anche grazie alle competenze sul campo.
Da una parte sono evidenti gli sforzi compiuti già fino ad ora, dall’altro serve dare concretezza e continuità agli stessi, a fronte di un sistema territoriale in alcuni casi in sofferenza, in altri incompiuto. Ne parliamo con Antonella Levante, Senior Vice President & General Manager, Italy and Greece di IQVIA , realtà che combina dati, capacità analitiche, tecnologie e competenze per sviluppare il potenziale della Human Data Science.
 
La sanità sta vivendo una forte fase di accelerazione (e attenzione) legata anche ai fondi del Pnrr dedicati alla Missione Salute. Dal vostro osservatorio, quali sono le urgenze che devono essere ancora sanate e quanto è stato fatto in questo ultimo anno.

C’è stato un effettivo slancio nel mondo della sanità grazie ai fondi citati. Lo sforzo progettuale da parte di quasi tutte le regioni italiane è stato sensibile e in alcuni casi ben direzionato: mi riferisco in particolare alle situazioni in cui sono stati indirizzati i fondi verso la sanità di iniziativa e il territorio. Tuttavia, l’effort profuso sinora ha ora necessità di una reale e concreta continuità, per evitare che i buoni progetti vengano archiviati nel cassetto delle buone intenzioni.

Ad oggi la sanità, dal nostro punto di vista, ha ancora profonde necessità di cambiamento e transizione, sia sull’ambito organizzativo sia su quello digitale. Esistono ancora troppa disomogeneità nelle cure e differenze di possibilità di accesso, mentre i bisogni della popolazione non sono del tutto visibili ed analizzabili da parte dei decisori strategici; il sistema territoriale è ancora in sofferenza, a partire dai medici di famiglia (che stanno vivendo un epocale transizione generazionale) alle strutture che erano state idealizzate nel DM77, ma che faticano ad essere effettivamente messe in pratica in maniera sistematica; la tecnologia è tuttora vista, nella maggior parte dei casi, come un aggravio di lavoro per gli operatori clinici e sanitari, che stentano, probabilmente a ragione, a comprenderne appieno l’effettiva utilità quale strumento di supporto nella quotidianità lavorativa; la gestione dei dati e l’interoperabilità hanno bisogno della spinta decisiva, sia per l’utilizzo ai fini di cura, sia per favorire l’attrattività del nostro Paese rispetto alla ricerca clinica, linfa essenziale per il miglioramento della qualità della vita della popolazione; il sistema legato alla prevenzione risente tuttora del retaggio negativo arrecato dalla pandemia e l’indebolimento delle campagne ci fa vedere, dal nostro punto di vista, un aumento del bisogno in ambiti quali l’oncologia, con un incremento delle patologie diagnosticate in una fase avanzata. È quindi essenziale che le progettualità virtuose intraviste negli ultimi mesi trovino continuità non solo durante il periodo di finanziamento correlato al Pnrr, ma anche e soprattutto negli anni a venire, richiedendo così un reale impegno nella programmazione strategica, che non sempre è stato palesato in tutti i contesti del nostro Paese.

Un ecosistema complesso ruota attorno al mondo della Sanità. In che modo è possibile facilitare, grazie alle tecnologie digitali, la relazione tra tutti gli interlocutori (pazienti, medici, presidi, enti)? Quali competenze servono e in che modo accrescerle?

DHS - Antonella Levante, Senior Vice President and General Manager, Italy & Greece di Iqvia
Antonella Levante, Senior Vice President and General Manager, Italy & Greece di Iqvia

Le tecnologie digitali sono effettivamente una risorsa imprescindibile per il miglioramento dei servizi sanitari erogati nel nostro Paese. La cospicua iniezione di fondi, che si è concretizzata nelle gare Consip Sanità Digitale, offre un’occasione che l’Italia non può farsi sfuggire. I temi portati alla ribalta dalla sanità digitale sono tutti coerenti con l’effettivo decollo della qualità dei servizi sanitari: se pensiamo all’interoperabilità e alla telemedicina, così come ai sistemi a supporto della territorialità, comprendiamo come tali temi abbiamo come filo conduttore l’argomento della “relazione”, dello scambio multidirezionale delle informazioni, dell’uso virtuoso degli stessi per migliorare il benessere della popolazione. C’è bisogno però di un cambiamento tangibile, in primo luogo dal punto di vista culturale: l’utilizzo della tecnologia è ormai nella quotidianità in praticamente ogni fascia di età, ma non sempre questo trova spazio anche nella sfera legata all’healthcare. Ci sono, a mio avviso, degli ostacoli che vanno ancora superati: certamente il tema dell’accessibilità e usabilità delle risorse digitali e delle tecnologie è un argomento che deve destare attenzione da parte dei produttori, ai quali è richiesto di saper ascoltare la voce dei clinici e dei cittadini, che a loro volta devono dimostrare di essere aperti alla tecnologia come strumento a supporto o talvolta sostitutivo rispetto a fasi del percorso di cura alle quali sono normalmente abituati. La conoscenza, quindi ancora “cultura”, rispetto a temi quali la protezione del dato, l’utilizzo consapevole delle tecnologie, sono ambiti che devono entrare nella vita giornaliera dei cittadini e degli operatori della salute.

In secondo luogo, mi pare opportuno anche richiamare l’attenzione sulla necessità di adesione agli standard del dato. Tutto quanto favorisce la velocizzazione della circolazione delle informazioni, purché in maniera sicura, deve essere sfruttato. A standard ormai consolidati, l’esperienza internazionale suggerisce di affiancare approcci di Data Modeling a supporto dell’analisi e della ricerca, temi non secondari per il miglioramento della qualità di vita della popolazione e per l’accrescimento della comprensione dei bisogni espressi.

Come terzo punto, che riguarda sia l’approccio tecnologico sia le competenze necessarie, sottolineo la necessità di una visione di ecosistema della salute. Abbiamo osservato troppi progetti autoreferenziali e autoconsistenti, con benefici orientati all’esigenza specifica e spesso effimera, senza una reale progettualità concepita in un’ottica di processo. La conoscenza degli attori e delle dinamiche interne al mondo dell’erogazione dei servizi sanitari sono divenuti inevitabilmente imprescindibili. Per questa ragione le aziende più grandi e lungimiranti investono in momenti di contatto, osservazione e ascolto degli attori che operano nei processi clinici, ma anche le Pmi hanno la possibilità di dedicarsi a settori ad alta specializzazione, dedicando i propri sforzi a raggiungere l’eccellenza in un ambito definito, e creando rete con lo strato dell’industria che opera nel settore.

L’investimento culturale è quindi quello che maggiormente è necessario per una reale ed efficace transizione digitale: una cultura che nasce dal dialogo, dall’ascolto e dalla multidisciplinarietà.

Quali sono le strategie della vostra azienda in questo scenario complicato di trasformazione? Come si rimodella la vostra offerta?

IQVIA ha un punto di osservazione privilegiato nell’ambito del cambiamento tecnologico. La possibilità di confronto e benchmarking con realtà estere, consente di monitorare i passi che si stanno, non senza sforzo, portando avanti nel nostro Paese.
Le strategie prendono spunto da quanto preannunciato nella precedente domanda: saper ascoltare quello che i diversi elementi del processo di salute hanno da dire, quello di cui hanno bisogno.

Oggi IQVIA, anche in Italia, è in grado di recepire le necessità e gli obiettivi di un ventaglio di stakeholder davvero considerevole: ovviamente non possiamo non citare l’industria farmaceutica, a cui si affiancano gli enti sanitari, le società scientifiche e dei pazienti, i cittadini stessi. L’offerta si è quindi evoluta, partendo da un necessario atto di tuning delle nostre proposte e soluzioni al fine di tararle rispetto alle reali esigenze presenti nel nostro Paese ed espresse dagli utenti ai vari livelli. IQVIA si è messa in gioco, facendosi parte di una rete di aziende grandi e piccole, attive nell’IT in sanità, partecipando in chiaro all’interno degli Rti per la sanità digitale, e ponendo la propria esperienza, innovatività e conoscenza a supporto di ambiti non coperti, in piena complementarietà rispetto a soluzioni ampiamente diffuse sul territorio italiano, rappresentando in taluni casi, il fautore dell’apertura del mondo tecnologici verso gli ambiti della ricerca scientifica e del supporto quotidiano ai clinici. La nostra azienda si pone così di divenire interlocutore privilegiato nell’analisi e comprensione dei dati sanitari e nella scelta delle strategie, in parallelo al ruolo consolidato da anni nell’ambito del sostegno alla ricerca e alla difesa degli interessi della comunità scientifica. IQVIA inoltre si spende nella diffusione di nuovi paradigmi a supporto della pratica e della ricerca scientifica, mettendo a disposizione il proprio bagaglio di competenze specifiche rispetto a temi quali la diffusione della raccolta degli outcome clinici, l’adozione di Common Data Model per l’analisi ottimizzata del dato, l’introduzione dell’intelligenza artificiale a supporto delle attività di patient finding e di organizzazi29one delle attività di prevenzione e cura delle principali patologie.

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