Alla fine di ottobre, nel corso dell’evento che si è tenuto presso la sede di GS1 Italy, NetConsulting cube ha presentato i risultati della terza edizione del Barometro Integrated Supply Chain, Bisc3. Il Barometro dell’Integrated Supply Chain si pone come obiettivo la fotografia dell’attuale livello di maturità delle aziende nell’affrontare le criticità e le sfide della supply chain, indaga quali siano le criticità di business che le aziende sono chiamate a risolvere ed il supporto che le soluzioni digitali offrono per far si che le catene di approvvigionamento e distribuzione siano in grado di rispondere meglio al mutare delle arene competitive.

Alla redazione del Maturity Model di questa terza edizione hanno contribuito un totale di 137 aziende appartenenti al settore industriale (59,1%), del retail (26,3%) e dei trasporti e logistica (14,6% delle aziende). I partecipanti alla survey fanno capo sostanzialmente a due famiglie professionali: il 54,7% opera all’interno delle funzioni operations/logistica/magazzino/produzione, mentre il 44,5% appartiene all’area IT e digitale. Il top management è rappresentato da una quota residuale dello 0,7%. 

Maturity Model, il metodo

Dal punto di vista metodologico, il Maturity Model si concentra su sei principali aree di analisi. La prima fa riferimento alle strategie business adottate (1) dalle aziende per far fronte al periodo di incertezza in cui si sono trovate ad operare. La seconda si è focalizzata sull’adozione di strategie digitali (2) a supporto dell’ottimizzazione dei processi di supply chain. Il terzo asse approfondisce da un lato il tema dell’integrazione interfunzionale e, dall’altro, tra gli altri attori della filiera (3), sia a monte che a valle della stessa. Nel quarto e quinto abito di analisi sono stati affrontati i temi organizzativi (4) e quelli legati alle competenze (5). L’ultima area fa riferimento al ruolo dell’ecosistema dell’offerta (6), nel tentativo di comprendere quali siano le competenze richieste dal mercato finalizzate a rendere il rapporto tra aziende e partner IT il più possibile proficuo e utile al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

L’incertezza ormai sistemica dei mercati, attribuibile a svariati fattori economici, ambientali e geopolitici (per esempio il protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina, la recente crisi mediorientale, l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, l’inflazione) hanno inciso in modo significativo sulle strategie delle aziende e spesso rappresentano dei veri e propri freni alla loro crescita.

Tra le principali contromisure che le aziende hanno messo in campo per affrontare l’incertezza, emerge chiaramente come la ricerca di efficienza e del contenimento dei costi risultano essere in cima alle strategie delle aziende (49,6%).

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Le principali strategie messe in campo dalle aziende per fronteggiare l’incertezza (dati in percentuale, risposta multipla, fonte: NetConsulting cube, 2023)

Un secondo aspetto di fondamentale importanza, citato dal 36,5% delle aziende, risulta essere l’attenzione all’efficacia dei processi operativi. La complessità delle sfide globali richiede una revisione profonda dei processi operativi in modo da renderli più agili, efficienti e adattabili alle mutevoli condizioni globali. La collaborazione all’interno dell’organizzazione sta diventando, sempre più, un fattore cruciale.
A questi due aspetti seguono quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale, tema sempre più d’attualità e soggetto a compliance.

L’ottimizzazione del modello di business e delle strategie commerciali sono ambiti indirizzati attraverso l’identificazione di prodotti profittevoli o attraverso l’apertura di nuovi canali come l’e-commerce.
Sempre più rilevante appare essere (25,5%) l’ambito della governance, risk & compliance.

In particolare, dalle interviste emerge come le aziende stiano lavorando per identificare e classificare i rischi, per disporre di piani di mitigazione, per definire responsabilità del supply chain risk manager e per acquisire e monitorare, in tempo reale, gli eventi di rischio.

In questo contesto, l’importanza del digitale nell’ottimizzazione dei processi di supply chain è evidente. Le aziende sono infatti sempre più consapevoli che l’adozione di soluzioni digitali è un fattore essenziale per migliorare competitività ed efficienza.
Tuttavia, l’adozione di soluzioni digitali sembra traguardare, ancor oggi, attività di tipo ordinario più che concentrarsi sulla reazione ad eventi straordinari o verso l’anticipazione di scenari di business che si potrebbero presentare.

Le tecnologie per lo sviluppo delle supply chain

Le tecnologie maggiormente utilizzate nei progetti di sviluppo digitale in ambito supply chain sono quelle rappresentate di seguito.

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Le principali tecnologie utilizzate nei piani di sviluppo in ambito supply chain (dati in percentuale, risposta multipla, fonte: NetConsulting cube, 2023)

La gestione e l’analisi dei dati sono state citate dal 51,1% dei rispondenti. Il miglioramento della visibilità, della tracciabilità e l’ottimizzazione dei processi della supply chain, sono ambiti su cui non è possibile intervenire senza una poter agire in modo corretto sulla mole di dati che le aziende hanno a loro disposizione.
Un risultato incoraggiante riguarda la menzione delle attività legate alla sicurezza IT/cybersecurity (42,3%). Ciò riflette la crescente consapevolezza dell’importanza attribuita alla sicurezza informatica.

Il 15,3% segnala investimenti indirizzati alle applicazioni dedicate al miglioramento delle attività core della supply chain, inclusa la gestione degli ordini e la pianificazione della produzione. Il 14,8% delle aziende sta investendo nella cloud transformation. Questi servizi permettono di beneficiare di una maggiore flessibilità e scalabilità.

L’integrazione rappresenta un elemento cruciale per migliorare lo scambio informativo e quindi la visibilità sia all’interno delle funzioni aziendali che tra gli attori esterni.
I dati relativi al livello di integrazione tra gli attori della filiera segnalano come la maggior parte delle aziende sembri concentrarsi sulla condivisione di informazioni riguardanti i piani previsionali che permettono di migliorare domanda e offerta, attraverso una pianificazione e una gestione più efficace.

Il 22,6% delle aziende condivide invece solo informazioni a livello operativo per la gestione quotidiana delle operation. Una percentuale relativamente bassa di aziende (17,5%) dichiara come lo scambio informativo sia finalizzato ad indirizzare la pianificazione in modo funzionale al miglioramento di strategie di lungo termine.
Il 4,4% delle aziende segnala, invece, una bassa o nulla condivisione di informazioni con gli altri attori della supply chain.

Per quanto concerne il livello di integrazione interna della supply chain, la maggior parte delle aziende (51,8%) dichiara di avere in essere soluzioni che permettono un interscambio funzionale basato su frequenze prefissate, in modalità reattiva.

Il 21,2% dei rispondenti dichiara di aver adottato sistemi che permettono un interscambio informativo real time. In questo caso, i dati risultano essere costantemente sincronizzati con i sistemi aziendali, consentendo una visione sempre aggiornata delle operation.

Alcune aziende (20,4%) integrano i dati dalla supply chain solo quando lo ritengono necessario, al presentarsi di eventi specifici o esigenze particolari. In alcune situazioni questo approccio può essere efficace, ma potrebbe comportare ritardi nella disponibilità delle informazioni.
Il 6,6% delle aziende sembra avere una bassa integrazione dei dati dalla supply chain con gli altri sistemi aziendali, causa di lacune informative e problemi di coordinamento tra i diversi reparti aziendali.

L’adozione di soluzioni applicative a supporto delle varie fasi di una supply chain dipende dalla tipologia di business e dall’obsolescenza dei sistemi in essere.

In molti casi le aziende puntano a migrare le soluzioni presenti verso nuove release delle soluzioni, in altri casi si presentano situazioni dove le soluzioni applicative vanno a sostituire le esistenti.

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I processi aziendali dove è più strategica l’adozione di soluzioni applicative a supporto di attività produttive e logistiche (dati in percentuale, risposta multipla, fonte: NetConsulting cube, 2023)

L’analisi dei verticali

Nel settore industriale, gli investimenti sono rivolti, in prima istanza verso la gestione del magazzino (58,0%), il che riflette un’enfasi sulla necessità di mantenere un controllo rigoroso sulle scorte e assicurare una gestione efficiente dei materiali e dei prodotti finiti.
La gestione della produzione (54,3%) emerge come area critica.

Nel settore del commercio, retail e Gdo, la gestione del magazzino (61,1%) assume un ruolo centrale. L’adozione di soluzioni applicative in questo settore è essenziale per mantenere un controllo delle scorte al fine di garantire la disponibilità costante dei prodotti per i clienti. La gestione degli approvvigionamenti (27,8%) è altrettanto rilevante, in quanto contribuisce a mantenere una costante fornitura di prodotti nei punti vendita.

Nel settore dei trasporti e della logistica, oltre alla gestione del magazzino, si osserva un’elevata adozione di soluzioni per l’execution della supply chain/logistica distributiva (65,0%). Questo riflette l’importanza cruciale della tracciabilità e dell’efficienza nella consegna delle merci.

Una gestione efficiente della supply chain richiede anche una combinazione di competenze operative, IT, relazionali e strategiche, necessarie per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità in un mercato in continua evoluzione.
Tra le competenze più ricercate emergono anche quelle in ambito operation (37,1%).
Quasi sullo stesso piano vengono citate le competenze IT (34,9%), come la gestione dei sistemi IT, la raccolta e l’analisi dei dati, nonché la selezione e l’implementazione di soluzioni software.
Poiché la supply chain coinvolge una serie di partner esterni, la capacità di costruire e gestire relazioni con fornitori, trasportatori e altri stakeholder è anche essa molto ricercata (27,1%). Questi skill aiutano a garantire una collaborazione efficace e la continuità delle operation. Oltre alle relazioni con l’esterno, è richiesta anche la capacità di collaborare internamente e con altre funzioni aziendali (22,2%).

Anche la pianificazione è un elemento chiave nella gestione della supply chain. La capacità di pianificare e simulare scenari permette di sviluppare piani operativi e strategici, nonché di simulare diversi scenari aziendali per prevedere risultati e consente di anticipare e prepararsi a situazioni future, ridurre i rischi e massimizzare l’efficienza operativa.
La mancanza diffusa di competenze porta le aziende a rivolgersi frequentemente all’ecosistema dell’offerta.
Dalle risposte emerge chiaramente come l’81,7% delle aziende veda nei fornitori dei soggetti capaci di supportarli nell’ottimizzazione di singole fasi della supply chain. Da questo punto di vista le richieste mirano a supporti che puntino a migliorare l’efficienza, ridurre i costi operativi e ottimizzare la distribuzione.
Il 28,8% utilizza invece i partner alla ricerca di una maggiore integrazione con gli attori della filiera. Il 27,9% è alla ricerca di supporti che garantiscano una migliore flessibilità e visibilità dei processi di Scm.

Meno intenso, invece, è l’utilizzo di partner esterni funzionale all’ottimizzazione e integrazione dei processi interni.

Le aziende che hanno partecipato all’iniziativa Bisc3 sono state, infine, posizionate all’interno di un Maturity Model con l’obiettivo di analizzarne e valutarne: 

  • da un lato, il livello di readiness, ovvero la quantità e la qualità delle iniziative messe in campo in relazione alla gestione delle tematiche di supply chain (incluse, qui e di seguito, le tematiche di trasporto/logistica); 
  • dall’altro, lo stato del loro percorso verso la completa integrazione delle loro supply chain, ovvero il livello evolutivo delle diverse iniziative avviate. 

I risultati del Maturity Model sono riportati nell’infografica.

Leggi tutti gli approfondimenti della Room Barometro Integrated supply chain 2023

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