La questione delle posizioni dominanti e della concorrenza sleale è un principio che da sempre ci anima. ”Si ha posizione dominante sul mercato quando una o più imprese possono influire in misura sostanziale sulle decisioni di altri agenti economici mediante una strategia indipendente, sottraendosi così ad una concorrenza effettiva”.
L’interesse è manifesto non solo quando è la Commissione Europea o la
Federal Trade Commission americana a vigilare e multare posizioni scorrette di aziende sul mercato, ma anche quando privati intentano cause contro concorrenti.

Due i fatti di questi giorni che ci hanno fatto pensare, molto diversi fra loro nel concetto di “giustizia” che propongono, con moventi distanti. Uno spinto da un moto pubblico, l’altro da un moto privato.

EU vs Apple

Il primo è la multa di oltre 1,8 miliardi di euro che la Commissione Europea ha comminato a Apple per abuso di posizione dominante sul mercato della distribuzione di applicazioni di streaming musicale, attraverso il proprio App Store, nei confronti degli utenti iOS (iPhone e iPad).
Il procedimento, avviato nel giugno 2020, condanna ora la condotta di Apple che per più di dieci anni ha applicato restrizioni agli sviluppatori di app impedendo loro di informare gli utenti iOS sull’esistenza di servizi di abbonamento musicale più economici e alternativi al proprio, disponibili al di fuori del proprio store. Un comportamento che a catena ha alzato il prezzo dei servizi acquistati sull’App store, dal momento che il prezzo più caro pagato dagli sviluppatori, sotto forma di commissione a Apple, si è riverberato in un costo maggiorato degli abbonamenti acquistati dagli utenti.

La multa salata si deve alle gravità del comportamento e alle informazioni scorrette fornite da Apple, alla durata dell’infrazione, al fatturato totale e alla capitalizzazione di mercato della società di Cupertino. “L’ammenda deve essere sufficiente a dissuadere Apple dal ripetere la presente violazione o una violazione simile e a dissuadere altre società di dimensioni simili e con risorse simili dal commettere la stessa violazione o una violazione simile” dettaglia la Commissione Europea in una nota, ordinando ad Apple di astenersi dal ripetere l’infrazione e di rimuovere le disposizioni anti-steering.

“La decisione Ue rappresenta un momento importante nella lotta per un Internet più aperto per i consumatori – commenta Spotify, tra le aziende che trarranno maggior vantaggio da questa disposizione -. Questa decisione invia un messaggio forte: nessuna azienda, nemmeno un monopolio come Apple, può esercitare un potere abusivo per controllare il modo in cui altre aziende interagiscono con i propri clienti. Chiedendo ad Apple di interrompere la sua condotta illegale nell’UE, la Commissione Europea mette i consumatori al primo posto. È un concetto fondamentale del libero mercato: i clienti devono sapere quali opzioni hanno a disposizione e questi ultimi devono decidere cosa acquistare, dove, quando e come”. Concordo.

Musk vs OpenAI

Il secondo fatto è invece legato a un moto privato. Elon Musk ha presentato una causa al tribunale di San Francisco contro OpenAI (ChatGpt) e i suoi due soci fondatori Sam Altman (ora Ceo) e Greg Brockman, ex-amici con cui aveva creato OpenAI nel 2015, accusandoli di aver abbandonato la missione primaria dell’azienda nata per sviluppare prodotti di intelligenza artificiale al servizio delle persone, senza scopi commerciali.

Musk se ne era andato dal consiglio di amministrazione nel 2018 perché il board aveva rifiutato la sua proposta di far confluire OpenAI nell’impero Musk, ma continuando a contribuire allo sviluppo dell’azienda negli anni, donandole oltre 44 milioni di dollari tra il 2016 e settembre 2020. Un investimento significativo surclassato solo dall’arrivo di Microsoft nel 2023 (con 13 miliardi di dollari di investimento), una mossa voluta dalla “struttura for profit” dell’azienda per far fronte alla necessità di supportare i costi crescenti dello sviluppo del modello di AI generativa, ma che ha destato per la sua presenza nel capitale anche l’attenzione della Federal Trade Commission americana.

“OpenAI è stata trasformata in una filiale di fatto closed-source della più grande azienda tecnologica al mondo: Microsoft – accusa Musk (fonte TechCrunch che ha visionato la causa) -. Sotto il suo nuovo consiglio di amministrazione, non sta solo sviluppando, ma sta effettivamente perfezionando l’intelligenza artificiale generativa per massimizzare i profitti per Microsoft, piuttosto che per il beneficio dell’umanità. Questo è stato un grave tradimento dell’atto di fondazione”.

Ma lo scorso novembre l’ultima nata in casa Musk, la startup x.ai, ha annunciato Grok, l’AI generativa rivale di ChatGpt, che si alimenta come fonte primaria delle informazioni prese dal social X (ex Twitter) di proprietà di Musk stesso.

Ora la domanda viene spontanea.

Ma la causa contro OpenAI/Microsoft depositata da Musk – che guida lo sviluppo di Tesla, Neuralink, SpaceX, x.ai, Optimus (l’umanoide robot) – è davvero per il bene comune? O la causa ha un tempismo perfetto visto che Musk sta spingendo investitori a credere in x.ai (valutata 20 miliardi di dollari) per accelerare lo sviluppo di Grok, al momento in procinto del rilascio della versione 1.5 molto lontana da ChatGpt? Concordo anche con questo dubbio. 

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